Il film più tremendo di tutti l'ha fatto lui, l'inarrestabile RUGGERO DEODATO, "Monsieur Cannibal"!
Il film, naturalmente, è l'infame "Cannibal Holocaust", cari amici dei Mutzhi Mambo, una delle pellicole più crudeli e controverse della storia.
Il genere stesso è fetente, visto che, con la scusa di mostrare la crudeltà degli occidentali nei confronti dei popoli più arretrati, i "Cannibal movie" si crogiolano, con complicità morbosa, nel mostrare le più agghiaccianti nefandezze.
Più che stigmatizzare la violenza, ce la offrono su un piatto d'argento, pronti a sublimare il nostro vorace voyeurismo.
Però, al netto del disgusto per le scene di inutile crudeltà sugli animali (ci dispiace, ma certe cose non si possono accettare, neanche in un Almanacco Pulp!), il film di Deodato è veramente un capolavoro che ha rivoluzionato la storia del cinema.
Mai prima di allora l'orrore era stato mostrato così realisticamente, mai la critica al cinismo dei mass media era stata così diretta ed efficace.
Ma soprattutto, Deodato introduce l'espediente del "finto documentario" con la telecamera a spalla, tecnica che influenzerà profondamente tutto il modo di fare cinema contemporaneo, dando nuova linfa soprattutto a quello "di genere".
Da "Il Cameraman e l'Assassino" a "The Blair Witch Project", dai film del "Dogma 95" a "Rec", da "Paranormal Activity" a "Chronicle", da "Cloverfield" a "Diary of the Dead", sono ormai innumerevoli gli esempi di film che si rifanno alla tecnica mockumentary di "Cannibal Holocaust".
Il resto della produzione del nostro Deodato, sinceramente, non sfiora nemmeno le vette raggiunte dal suo capolavoro, ma qualche perla ce l'ha regalata comunque.
E sono sempre perle piuttosto ruvide al tatto…
Ruggero Deodato nasce a Potenza, il 7 maggio del 1939.
A quattordici anni si trasferisce a Roma con i genitori, nel quartiere Parioli, uno dei più "fighi" della capitale dove risiedono numerose personalità del cinema, con le quali inizia ad avere i primi contatti.
Entra nel mondo cinematografico come comparsa nei film di Domenico Paolella "Destinazione Piovarolo", "Il coraggio" e "I ragazzi dei Parioli", ma ben presto, dopo il fallimento di un provino con Fellini, sceglie la strada della regia.
È Roberto Rossellini a dargli la prima opportunità come aiuto regista per diversi film come "Il generale della Rovere" e "Viva l'Italia!".
Deodato si fa le ossa anche con Sergio Corbucci (in "Django", tutti gli esterni in Spagna li gira lui), Riccardo Freda, ma soprattutto con Antonio Margheriti.
Con lui Deodato partecipa come aiuto regista a film come "Danza macabra" e "Anthar l'invincibile" oltre che alla serie cinematografica del cosiddetto "quartetto Gamma Uno" (dal nome della stazione spaziale usata come ambientazione), una serie di quattro film a basso costo girati contemporaneamente tra il 1966 e il 1967 da Margheriti per il mercato statunitense.
Grazie a Margheriti, Deodato esordisce nella regia nel 1964.
Il film è il peplum "Ursus il terrore dei Kirghisi" ed è una co-regia tra i due.
Nel 1968 Deodato fa il suo vero debutto in solitaria con "Gungala, la pantera nuda", uno scollacciato tarzanide al femminile con la bellissima Kitty Swan, diretto con lo pseudonimo Roger Rockfeller.
In quell'anno dirige altri tre film, il poliziesco "Fenomenal e il tesoro di Tutankamen", i musicarelli "Donne... botte e bersaglieri" e "Vacanze sulla Costa Smeralda", con Little Tony.
Sul set di quest'ultimo conosce la splendida Silvia Dionisio (grande interprete del nostro cinema di genere, ai più nota per aver interpretato la ganza minorenne del Conte Mascetti in "Amici Miei"), che diventerà sua moglie, fino al divorzio avvenuto nel 1979.
Dalla loro unione nascerà un figlio, Saverio Deodato Dionisio, anch'egli attore.
Nel 1969 Ruggero dirige il western comico "I quattro del pater noster", con Paolo Villaggio e l'avventuroso in costume "Zenabel", un explotation di "Isabella".
Dal 1969 al 1975 lavora soprattutto per la televisione e dirige spot pubblicitari: Il regista dichiarerà che la sua è stata una scelta dovuta al successo della moglie che lo aveva alquanto oscurato.
Torna alla regia cinematografica nel 1975 con il thriller erotico "Ondata di piacere", girato a Cefalù con la consorte e ambientato su uno yacht, sulla scia del successo di "Il coltello nell'acqua" di Roman Polanski.
Il film ottiene buoni incassi, grazie soprattutto alle "grazie" della Dionisio.
Nel 1976 sfrutta ancora l'appeal sensuale della moglie che mette nel cast del suo unico poliziottesco, "Uomini si nasce poliziotti si muore" scritto da Fernando Di Leo.
Il film è uno dei più violenti e "scorretti" del genere, ma è anche molto ironico.
Viene putroppo sforbiciato dalla censura, che taglia alcune scene truculente come un occhio cavato e alcune scene erotiche.
Nonostante i tagli, "Uomini si nasce poliziotti si muore" ha un notevole successo, tanto che Deodato pensa a un sequel, che però non verrà mai girato.
Nel 1977 dirige "Ultimo mondo cannibale", che in origine doveva essere un sequel de "Il paese del sesso selvaggio" (1972), di Umberto Lenzi, (in realtà anche questo sequel doveva essere diretto dallo stesso Lenzi).
Il film di Deodato ha gli stessi attori protagonisti del film precedente, vale a dire Ivan Rassimov e Me Me Lay, ed è il primo film in Italia a mostrare atti di cannibalismo, dando il via alla "Trilogia dei cannibali" per la quale il regista diventerà famoso in tutto il mondo.
Nel 1978 dirige "L'ultimo sapore dell'aria", un "lacrima-movie" (quei film sentimentali infami con uno dei due protagonisti, o peggio, tutti e due, malati terminali o vittime di jatture di vario genere) genere assai inusuale per lui, che in italia non ha un grande successo ma che trova un grande seguito all'estero in paesi come il Giappone.
Nel 1980 finalmente firma quello che è considerato il suo capolavoro, il controverso e censuratissimo "Cannibal Holocaust", che alla sua uscita genera subito grandi polemiche, per le reali uccisioni di animali rappresentate sullo schermo e per l'impressionante realismo delle sue scene, per le quali Deodato è stato anche condannato a quattro mesi di carcere con la condizionale, rischiando una pena ancora più pesante, perché gli attori per un po' non risultano reperibili agli inquirenti e i magistrati hanno paura che siano stati stati davvero uccisi durante le riprese.
In realtà l'intero cast aveva firmato un contratto che impegnava gli interpreti a sparire per un anno dopo la lavorazione del film (tanto per aumentare il "realismo" della messinscena): Deodato è costretto a chiedere l'aiuto di Luca Barbareschi (allora giovanissimo, preso ai provini dal regista perché se la cavava con l'inglese...) che riesce a mettersi in contatto con gli attori e li porta in tribunale per dimostrare che sono ancora vivi e vegeti!
Il film è diviso in due parti: "The Last Road to Hell", che riguarda le ricerche del professor Monroe, è girata in 35 mm, mentre "The Green Inferno", che riguarda i quattro reporter, è filmata in 16 mm, con la pellicola graffiata e un uso costante della macchina a mano, per dare la sensazione del vero filmato non professionale, stile mockumentary.
Sempre lo stesso anno esce "La casa sperduta nel parco", thriller "rape and revenge" con scene di violenza di un realismo agghiacciante, che rafforza la sua fama di regista estremo.
Il film viene realizzato per far quadrare i conti, dato che "Cannibal Holocaust", in Italia, non ha incassato molto, a causa delle sue traversie giudiziali, e in parecchi paesi era stato addirittura bandito.
L'idea alla base della pellicola (ripresa in verità dal mitico "L'Ultima Casa a Sinistra" di Wes Craven, da cui mutua anche il protagonista, David Hess) nasce durante le riprese dello stesso "Cannibal Holocaust," tanto che i due film condividono oltre che lo stesso regista anche lo stesso produttore e lo stesso cast tecnico.
Dopo "I predatori di Atlantide", modesto film avventuroso sulla scia di Indiana Jones, del 1983, Deodato gira il suo ultimo grande film nel 1985, "Inferno in diretta", che conclude la trilogia dei cannibali.
È soprattutto un film d'azione, con una parte del film incentrata sul narcotraffico, ma sfoggia forse più violenza e gore dello stesso "Cannibal Holocaust" (anche se usati in modo molto meno geniale).
Gli anni successivi lo vedono impegnato in generi diversi, con pochi lampi, come il passabile slasher "Camping del terrore" del 1986, girato in Italia e prendendo a modello la saga americana di "Venerdì 13".
Nell'anno successivo è invece il trashissimo "The Barbarians", strampalato fantasy debitore dello stile del "Conan" di Milius, interpretato da due veri gemelli culturisti, Peter e David Paul.
Il film viene girato in Abruzzo con un buon budget per l'epoca che gli permette di far risultare non troppo "de noantri" il paesaggio degli Appennini italiani, spacciati come se fosse il Canada.
Nel 1988 gira "Un delitto poco comune" thriller/giallo psicologico piuttosto loffio, nonostante il buon cast (c'è pure Edwige Fenech) e l'avventuroso "Lone Runner - Lo scrigno dei mille diamanti"; inoltre la casa di produzione statunitense Cannon Film, dopo l'inspiegabile successo dei "Barbarians", prodotto da una sua sotto-casa, gli propone di dirigere addirittura "Spider-Man"!
Il regista parte subito per gli Stati Uniti, ma scopre che la "Cannon" è appena fallita…
Peccato: l'idea di un Uomo Ragno in salsa Deodato era troppo appetitosa!
Successivamente gira "Mamma ci penso io" (1989), "La lavatrice" (1992) e il thriller - erotico (più erotico che thriller...) "Vortice mortale" (1993), mai distribuiti nei circuiti cinematografici.
Deodato se ne torna così torna alla televisione e dirige molte fiction, e, con Bud Spencer, "Noi siamo angeli".
Nel 2007 il nostro Ruggero è presente nel cast di "Hostel: Part II", diretto dal suo mega-fan Eli Roth e caldeggiato fortemente da Quentin Tarantino produttore del film.
Nel film Deodato interpreta un cannibale italiano, che in una scena si degusta la coscia di un uomo come fosse un bel prosciutto di Parma.
Nel 2013 gira l'episodio "Bridge" all'interno del film antologia "The Profane Exhibit".
Nel 2016, dopo ben 23 anni dall'ultimo lungometraggio, presenta, in anteprima mondiale al Lucca Film Festival, il film "Ballad in Blood", un film giallo ispirato al noto caso di cronaca nera: l'omicidio della studentessa Meredith Kercher.
Non male, non lesina morbosità e offre un bel (!?) ritratto di gioventù debosciata.
Peccato che risenta del solito budget risicatissimo...
Nel 2018 esce "Cannibal Holocaust 2", sequel della celebre pellicola, che presenta un singolare connubio: infatti Deodato e il disegnatore Miguel Ángel Martín (suo il famigerato "Psychopathia Sexualis", sequestrato ovunque per la storia che indulge sadicamente su violenze di ogni genere perpetrate su bambini), sono forse i due autori di cinema e fumetti più censurati della storia.
Basato sulla sceneggiatura di un film mai realizzato, non si tratta di un fumetto ma di un libro illustrato.
Forza, Ruggero, tira fuori tutta la tua cattiveria e regalaci un altro bel film trucido, come solo tu sai fare!
Però gli animali, per carità, lasciamoli stare, che già gli uomini sono bestie abbastanza…
Tanti auguri Maestro!
"Mi sto chiedendo chi siano, i veri cannibali."
Professor Harold Monroe/Robert Kerman - Cannibal Holocaust