Finalmente! Dopo una lunga, misteriosa latitanza, ritornano dal vivo i letali MUTZHI MAMBO! E che giorno scelgono per TORNARE DAL VIVO? Ma il GIORNO DEI MORTI, come potrebbe essere altrimenti! E ci...

Orgogliosissimi di essere stati nominati in questo benemerito programma! Siamo infatti stati citati, col nostro nuovo album IL MALE È DENTRO, in WONDERLAND, un programma televisivo, in onda su Rai 4...

UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

L'America Terra della Libertà, della Speranza, delle Opportunità, Terra del Sogno fatto Realtà…
Siam sicuri, vero?
L’America descritta nelle opere di NELSON ALGREN è un po' diversa: è quella bastarda, povera, sporca, quella celebrata da autori come William Faulkner, Jack Kerouac, Hubert Selby Jr., Charles Bukowski. 
È l'America del Sogno che diventa Incubo, cari amici dei Mutzhi Mambo, del successo che diventa sconfitta, della gioia che si tramuta in disperazione, della fortuna che ti passa accanto e si gira dall’altra parte. 
E’ l’altra faccia del dollaro, quello tutto spiegazzato, che non rimane mai attaccato alle mani rovinate dal lavoro, che si perde in tasche bucate, in sordide bettole, in puttane da quattro soldi, in alcol scadente e droghe pesanti. 
Quel dollaro che non finira mai in banca. 
Neppure per sbaglio, perché è un dollaro raccattato per strada e che vive per strada. 
E un dollaro così non fa far carriera…
Al massimo porta sfiga. 
O ingrassa le casse di uno strozzino. 
Nelson Algren è stato il massimo cantore dello squallore dei bassifondi di Chicago, abitati da pugili, giocatori d'azzardo, immigrati soprattutto messicani e polacchi. 
Ma anche dei poveracci delle campagne, degli hobo, dei braccianti morti di fame. 
Si inserisce, assieme a James Thomas Farrell, Richard Wright e John Hersey, nella corrente del realismo americano iniziata da Theodore Dreiser ma, tra gli "scrittori dimenticati", Nelson Algren è forse quello che una certa America ha cercato di dimenticare più velocemente. 
Il narratore delle zone rurali più polverose e delle città più violente e disperate non ha mai presentato un ritratto lusinghiero del proprio paese, anche se nel ritrarre il suo universo di relitti umani non ha mai scisso la descrizione più realistica e cruda da una profonda comprensione umana, senza indulgere nel compiacimento splatter o, al contrario, scivolare nel moralismo.
È perciò logico che dopo un breve periodo di consenso, non solo la critica istituzionale ma anche l'editoria lo abbia spesso sottovalutato, relegandolo nel ghetto della "Pulp fiction" (che, detto per inteso, "ghetto" per noi non è!), fin dalle copertine dei volumi, con le loro immagini allusive e i loro slogan sensazionalisticiche paiono gialli da quattro soldi. 
Oggi Algren viene ricordato forse di piú per la relazione che ebbe con la scrittrice francese Simone de Beauvoir (che all'epoca dette scandalo e destò la curiosita dei media) che per i suoi bellissimi, disperati romanzi. 
Troppo poco appeal (specie per quegli anni) aveva, troppo ploretaria era l'America che il nostro Nelson proponeva, per non puzzare di propaganda "rossa", per non essere passata sotto silenzio come una scomoda verità.

Nelson Ahlgren Abraham nasce il 28 marzo del 1909 a Detroit, in Michigan. 
Si trasferosce nella "sua" Chicago solo intorno ai tre anni, dove con la famiglia si stabilisce in un sobborgo popolare, pieno di operai e immigrati. 
La madre possiede un negozio di dolciumi mentre il padre fa il meccanico; il nonno paterno di Nelson era un immigrato svedese fanatico della Bibbia, che si era convertito all'ebraismo per seguire alla lettera l'Antico Testamento (!?), cambiandosi il nome in Isaac Ben Abraham. 
Il fatto di essere ebreo, almeno nominalmente, farà sì che in vari momenti della sua vita Nelson viva sulla propria pelle l'esperienza del razzismo; e quando comincerà a scrivere firmerà le sue opere con il nome svedese del nonno. 
Dopo aver frequentato le scuole pubbliche, il giovane si laurea in giornalismo presso l'Università dell'Illinois nel 1931. 
Non è però il momento migliore per guadagnarsi da vivere con la scrittura: l'America è da poco sprofondata nella Grande Depressione, e le occasioni non abbondano certo in una grande città piena di gente che deva reinventare la propria esistenza di giorno in giorno. 
Così Algren abbandona Chicago e comincia a vagare per il paese, arrivando fino in Texas, nella valle del Rio Grande; e lì si fermerà con la speranza di ottenere un posto in qualche giornale locale. 
Nel frattempo si arrangia con lavoretti saltuari; ed è mentre lavora come benzinaio in una stazione di rifornimento sperduta, che scrive il suo primo racconto, "So Help Me", una storia semi-autobiografica che nel 1935 gli varrà l'O. Henry Award, un contratto e un anticipo di cento dollari per il suo primo romanzo. 
Ma prima gli toccherà conoscere la galera, per il furto di una macchina da scrivere; Nelson rischia fino a due anni, ma il giudice lo condanna solo a quattro mesi perché si dichiara "uno scrittore". 
Tornato a Chicago, Algren entra a far parte del John Reed Club e diventa redattore del New Anvil, una rivista di letteratura sperimentale che accoglie gli scritti dei cosiddetti Worker-Writers. 
Nel 1935 pubblica il suo primo romanzo, "Somebody in Boots". 
L'opera è scritta nello stile documentaristico classico degli anni Trenta, ma vende solo 750 copie; deluso, l'autore deve essere ricoverato in ospedale per un breve periodo, probabilmente in seguito a un tentativo di suicidio. 
Nella seconda metà degli anni Trenta Algren scrive racconti e lavora saltuariamente per l'Illinois Writers' Project della Work Progress Administration istituita dal governo Roosevelt; si sposa con Amanda Kontowicz, da cui successivamente divorzierà per poi risposarla e infine divorziare di nuovo. 
Nel 1942 esce "Mai venga il mattino!", considerato un punto di svolta nell'estetica dello scrittore da alcuni critici, che vedono in questo libro il primo tentativo di superamento degli stretti schemi del "realismo proletario". 
L'anno dopo viene arruolato nell'esercito come ausiliare del corpo sanitario, e mandato in Francia, dove più di tutto si dedica ai loschi traffici del mercato nero. 
Il 1947 è un anno cruciale per Algren: esce il suo terzo libro, "Le notti di Chicago" che riceve un premio dall'American Academy of Arts and Letters, cosa che gli sarà di grande aiuto dal punto di vista finanziario, a cui farà seguito più tardi una sovvenzione da parte della Newberry Library di Chicago. 
Infine Mary Guggenheim gli presenta Simone de Beauvoir, negli Stati Uniti per una serie di conferenze; tra i due inizia una relazione che, fra alti e bassi, durerà per parecchi anni. 
Nella raccolta "Lettres à Nelson Algren", la scrittrice metterà in piazza spietatamente tutti i particolari, anche i più squallidi della loro relazione. 
Certo, il contrasto fra l'esistenza misera che conduce Nelson (vive in un tugurio sporco, senza servizi igienici) e quella opulenta e lussuosa della de Beauvoir (che invece è solita alloggiare in alberghi di lusso), non potrebbe essere più stridente. 
Il loro rapporto è poi pieno di contraddizioni, non ultimo il rifiuto di Simone di rompere il legame con Jean-Paul Sartre, che Algren conoscerà a Parigi nel 1949.
Nello stesso periodo, in America esce "L'uomo dal braccio d'oro", che narra le disavventure di un morfinomane giocatore d'azzardo accusato di omicidio, senza dubbio la sua opera più famosa. 
L'anno dopo questo libro vince il National Book Award, e Hollywood decide di trarne un film con Frank Sinatra; Algren viene invitato a scrivere la sceneggiatura, ma l'esperienza sarà disastrosa e lo scrittore, scaricato dopo soli tre giorni, cita in giudizio Otto Preminger, regista del film. 
Nel frattempo la relazione con la Beauvoir s'interrompe, anche se riprenderà saltuariamente in seguito. 
Algren è comunque ormai divenuto una celebrità, osannato dai colleghi (Hemingway lo definisce migliore di Faulkner) e ricercato dai rotocalchi, che si occupano delle sue vicende sentimentali e del processo contro Preminger.
Ma il momento magico non è destinato a durare: nel 1951 esce "Chicago, City on the Make", che la locale Camera di Commercio fa bandire dalla biblioteca municipale, ritenendo che il libro dia un'immagine "troppo cupa e poco turistica della città". 
Nel 1956 è la volta di "A Walk on the Wild Side" ("Passeggiata Selvaggia"), romanzo quasi picaresco ambientato durante la Grande Depressione. 
Le critiche sono discordi; celebri firme dell'epoca criticano violentemente opera e autore, dichiarando che la prosa di Algren è scadente e i suoi temi, che ritraggono in maniera "troppo naturalistica" l'America della Grande Depressione, superati nell'America postbellica, ormai una nazione prospera e fiorente (!?).
In realtà queste polemiche nascondono attacchi ideologici: l'atmosfera pesante della guerra fredda non accetta le radicali prese di posizione dell'autore a favore dei diseredati e delle vittime del capitalismo. 
Paradossalmente, è proprio il tono di queste critiche a rivelare in effetti la grande popolarità raggiunta dall'autore, che anche se in maniera denigratoria viene affiancato a grandi figure della letteratura americana come Faulkner e Hemingway: comunque sia, completamente sconvolto, Algren tenta nuovamente il suicidio. 
Per sovrappiù, l'anno dopo Simone de Beauvoir pubblica "I mandarini", dedicato proprio ad Algren, che viene ritratto nel personaggio di Lewis Brogan: l'autrice francese è tutt'altro che tenera nei confronti dell'ex... Tuttavia fra i due non deve essere rimasto un vero e proprio rancore, se nel 1960 compiranno insieme un viaggio nel Mediterraneo. 
Eh, l'amour...
Nel 1962 esce "Nelson Algren's Own Book of Lonesome Monsters", mentre da "Passeggiata Selvaggia" viene tratto un film del tutto mediocre, che tradisce in modo plateale la trama, i personaggi e le tematiche del libro: l'unico dettaglio che ne ricordano gli annali del cinema sono i geniali titoli di testa di Saul Bass. 
Un adattamento del romanzo in forma di musical viene poi proposto, nel 1970, a Lou Reed; il progetto viene abbandonato, ma Reed ne trarrà ispirazione per il titolo di una delle sue canzoni più famose, in cui sostituisce agli ambienti della New Orleans anni Trenta quelli - altrettanto sregolati - della factory di Andy Warhol. 
Negli anni Sessanta Algren lavora poco, o almeno pubblica poco: nel 1963 "Chi ha perdutovun americano?", nel 1964 "Conversations with Nelson Algren", curato però da H.E.F. Donohue. 
Si risposa con Betty Ann Jones, dalla quale divorziò dopo un paio d'anni; nel frattempo insegna scrittura creativa all'Università dell'Iowa e della Florida, tenendo regolarmente una rubrica sul Chicago Free Press. 
Ma il suo stile di vita autodistruttivo, fra alcol e gioco d'azzardo, è lungi dall'essere un ricordo del passato: addirittura si ritrova a cercare un ingaggio come reporter di guerra in Vietnam per tentare di svoltare un po' di grana col mercato nero e il contrabbando. 
Come ai vecchi tempi, in Francia...
"The Last Carousel" del 1973, vincitore del Playboy Fiction Award, è l'ultimo libro pubblicato mentre l'autore è ancora in vita. 
Nel 1974 Algren si stabilisce a Patterson, nel New Jersey, e comincia a scrivere "The Devil's Stocking" (che uscirà postumo nel 1983), ispirato alla vita del pugile professionista Rubin "Hurricane" Carter, processato e condannato ingiustamente per omicidio. 
Nel settembre 1980 Algren si trasferisce a Long Island, dove, il 9 maggio del 1981, muore per attacco cardiaco. 
Per ricordarlo il comune di Chicago cambia il nome di "West Evergreen Street" in "West Algren Street", ma le proteste dei residenti costringono il sindaco a ripristinarne il vecchio nome. 
Più tardi, nel 1998, gli dedicheranno una fontana. 
Almeno quella... 
Povero Nelson, neanche da morto un po' di rispetto! 
Se non lo conoscete, rimediate, perché è veramente un autore eccezionale. 
Garantito Mutzhi Mambo!
Onore a Nelson Algren!

"Amare Chicago è come amare una donna dal naso rotto"
Nelson Algren

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