Finalmente! Dopo una lunga, misteriosa latitanza, ritornano dal vivo i letali MUTZHI MAMBO! E che giorno scelgono per TORNARE DAL VIVO? Ma il GIORNO DEI MORTI, come potrebbe essere altrimenti! E ci...

Orgogliosissimi di essere stati nominati in questo benemerito programma! Siamo infatti stati citati, col nostro nuovo album IL MALE È DENTRO, in WONDERLAND, un programma televisivo, in onda su Rai 4...

UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

Il bello delle divinità antiche è che non erano affatto “buone”.
Specie le Dee erano bellissime, sfolgoranti, fortissime, potentissime, magnificenti ma pure vanitose, irascibili, gelose, vendicative, insomma un po’stronze…
Come la splendida JOAN CRAWFORD, cari amici dei Mutzhi Mambo, la “furiosa”, la più divina e controversa delle star hollywoodiane dei tempi d’oro!
Joan Crawford fu una grande attrice e diva del cinema, anzi una dalle più importanti in assoluto!
Iniziò nel cinema muto e fu una delle poche a riuscire a passare con disinvoltura in quello sonoro nonché ad avere bei ruoli anche non più giovane.
Recitò in film fondamentali, spaziando un po’ in tutti i generi, e lavorando con i più grandi attori e registi.
Nei suoi oltre 80 ruoli impersonò ragazze emancipate, adultere, lavoratrici, matrone, disabili, ma soprattutto donne problematiche e angosciate; fu un vero genio folle in grado di interpretare ruoli femminili fra i più complessi della storia del cinema.
Mise tutto in secondo piano rispetto alla sua carriera, famiglia compresa. 
Però le due cose per cui la Crawford è ancora piuttosto nota non sono tanto le sue pellicole: la prima è la sua leggendaria rivalità e antipatia verso Bette Davis, la seconda riguarda il libro in cui una delle figlie adottive la accusò di essere stata una madre isterica, alcolizzata, violenta e con la mania dell’ordine e del rigore.
L’immagine che è rimasta della Crawford non è quindi delle migliori: una star piuttosto viziata, piena di ossessioni, litigiosa e forse manesca, dalla vita movimentata (cambiò quattro mariti e fece parlare di sé in diverse occasioni) e imbestialita dall’alcol.
Di sicuro è stata l’antitesi della “pupa” come andava di moda all’epoca, ed è diventata un po’ il prototipo della diva moderna: carismatica, complessa, bizzosa ma assolutamente non superficiale.
Bella ma di una bellezza oscura, austera, severa; una donna forte, determinata, una che non si faceva mettere i piedi in testa, una con cui non era bene scherzare…
Mai.
Lucille Fay Le Sueur (così all’anagrafe) nasce a San Antonio, in Texas, il 23 marzo del 1904. 
Sua madre viene abbandonata dal marito prima della nascita di Lucille; si risposa poi con un gestore di un piccolo teatro di provincia a Lawton, in Oklahoma.
È qui che Lucille (minore di tre fratelli e chiamata familiarmente Billie) inizia ad appassionarsi alla danza e matura il desiderio di diventare ballerina. 
Il patrigno, secondo quanto racconterà in seguito la stessa Crawford, inizia ad abusare sessualmente di lei quando ha soli undici anni e continuerà fino a quando lei non se ne va all'Accademia di S. Agnese, una scuola cattolica.
Intanto, il sogno di diventare ballerina classica si infrange a causa di uno stupido incidente: si taglia un piede con il vetro di una bottiglia, recidendosi il muscolo e i tendini e ciò la renderà semi-claudicante per tutta la vita.
Nel 1917 la famiglia si trasferisce a Kansas City e Lucille inizia a frequentare il college femminile di Columbia, in Missouri, come studentessa lavoratrice.
Con i risparmi accumulati, continua caparbia gli studi di danza e diventa campionessa di charleston, ottenendo un ingaggio da 25 dollari in un locale di Chicago.
Alta e di bell'aspetto, debutta molto giovane a Broadway nella commedia musicale "Innocent Eyes" quindi, in seguito alla vittoria di un concorso di danza, viene scritturata ad Hollywood, che la lancia come diva negli ultimi anni del cinema muto. 
Dopo qualche piccola parte in film di scarso rilievo, partecipa al dramma a tinte horror di ambientazione circense “Lo sconosciuto” (1927), di Tod Browning, fianco di Lon Chaney, film che anticipa le tematiche del successivo “Freaķs”, 
Ma è con "Le nostre sorelle di danza" (1928) di Harry Beaumont, che Joan Crawford gioca la sua carta vincente: in questo film dà una riuscita versione della tipica giovane ballerina dell'età del jazz, indipendente e determinata a vivere la vita come meglio crede.
Ormai è una stella: ha ventiquattro anni, un contratto di tre anni con la Metro Goldwyn Mayer, ed è ormai avviata a diventare il perfetto prodotto dello studio system hollywoodiano. 
Alla fine degli anni venti diventa partner, in una società di produzione cinematografica, di Joseph P. Kennedy (il padre del futuro presidente degli Stati Uniti d'America John Fitzgerald Kennedy) e per qualche anno ne diviene anche l'amante.
Ragazza esuberante e irrequieta, nel 1929 Joan sposa l'attore Douglas Fairbanks Jr., cosa che le spalanca il bel mondo di Hollywood e la sprona a impegnarsi per raffinare la sua recitazione.
Col tempo, la Crawford acquista una notevole eleganza e un più raffinato charme, ma soprattutto perfeziona le sue capacità interpretative, rendendole maggiormente ricche di sfaccettature.
Sullo schermo decide di presentarsi con le labbra carnose sottolineate pesantemente da abbondante rossetto, gli splendidi occhi truccati in modo tale da farli risultare più grandi, il resto del volto reso simile ad una maschera classica.
Nasce così la “nuova” Joan Crawford, più matura, pronta per interpretare quei personaggi femminili che la renderanno ancor più famosa, ossia donne romantiche e audaci, che la sua sofferta sensibilità interpretativa riesce a trasformare in eroine tragiche.
Negli anni '30 è, insieme a Greta Garbo, la prima diva amata indistintamente sia dal pubblico maschile che da quello femminile.
Tra i suoi migliori ruoli di questo periodo ricordiamo quello di un ex-detenuta in cerca di vendetta nel noir “Debito d'odio” (1930), di Sam Wood, della giornalista sorella di un gangster nel poliziesco “La via del male” (1931), di Harry Beaumont, di una disinibita stenografa che si lascia corteggiare da un barone ladro (interpretato da John Barrymore) nel romantico "Grand Hotel" (1932) di Edmund Goulding, della ragazza capricciosa e incostante che, abbandonata all'altare, riesce quasi a sbagliare matrimonio due volte nel divertente "La donna è mobile" (1934) di W.S. Van Dyke, uno dei numerosi film in cui fa coppia con Clark Gable, della vivace ballerina che si trova a dover affrontare l'ostilità dei parenti del suo neo-marito nel melodramma "Ossessione del passato" (1938) di Frank Borzage, e della profumiera opportunista che ruba il marito ad una donna dell'alta borghesia nel satirico "Donne" (1939) di George Cukor.
Nei primi anni '40 è ancora sulla cresta dell’onda quando interpreta la donna segnata da un incidente d'infanzia che le ha deformato il viso nel drammatico "Volto di donna" (1941) di George Cukor, ma presto si rende conto che alla MGM non fanno più molto affidamento su di lei, soprattutto per via della sua età ormai "avanzata" e dei modesti ricavi che ormai guadagnano suoi film.
Così decide di abbandonare la Metro per la Warner Bros.
Qui ottiene grande successo con la sofferta interpretazione della donna divorziata alle prese con i problemi di una figlia adolescente nel bel noir "Il romanzo di Mildred" (1945) di Michael Curtiz, per cui riceve il premio Oscar come Migliore Attrice Protagonista.
Diventa così sempre di più un modello per le donne americane, per lo stile e la tenacia con cui sullo schermo affronta i drammi della vita, uscendone sempre vincitrice. 
Non appena la televisione comincia ad invadere il terreno dello spettacolo, gli spettatori dei suoi film vanno assottigliandosi, ma nel 1952 l'attrice dà nuova prova di vitalità interpretando un thriller, "So che mi ucciderai", di David Miller, e quando torna alla MGM si esibisce nel musical "La maschera e il cuore" (Torch Song, 1953) di Charles Walters, in cui, oltre a recitare, fa sfoggio di una silhouette ancora invidiabile.
Nel 1954 fa nuovamente centro con la sua interpretazione di Vienna, l'audace proprietaria di un saloon nel western "Johnny Guitar" (Johnny Guitar) di Nicholas Ray, a fianco di Sterling Hayden, un'opera insolita che segna una svolta nel genere. 
Dopo aver preso parte a qualche mediocre melodramma, Joan Crawford rivive un nuovo momento di successo internazionale interpretando l'ex-star del cinema paralitica vittima (?) delle angherie della folle sorella nel capolavoro "Che fine ha fatto Baby Jane?" (1962) di Robert Aldrich, accanto alla sua storica nemica, Bette Davis.
Il film riporta il suo nome all'attenzione di Hollywood e del pubblico.
Viene chiamata anche per “Piano, piano, dolce Carlotta”, sempre a fianco della Davis e sempre per la regia di Aldrich, ma lei si tira indietro.
Negli anni seguenti l'attrice viene impiegata in una serie di film del terrore di medio livello, tra cui ricordiamo almeno "Cinque corpi senza testa" (1963) e "Gli occhi degli altri" (1966), entrambi del re dei B-movie William Castle, “Donne inquiete” (1963), di Hall Bartlett, in cui dà un’ottima prova nel ruolo di una severa infermiera di un ospedale psichiatrico amante delle punizioni corporali, “Il cerchio di sangue” (1967), di Jim O’Connoly, “Gli assassini del karate” (1967), di Barry Shear.
Nel 1970, dopo una breve partecipazione al mediocre horror "Il terrore di Londra”, di Freddie Francis, Joan Crawford si ritira dalle scene per seguire la campagna pubblicitaria della Pepsi Cola, di cui era un importante dirigente Alfred Steele, il suo quarto e ultimo marito.
Da tempo vittima di problemi nervosi e di dipendenza da alcolici, nell'ultimo periodo l'attrice ha una crisi mistica che la spinge a dedicarsi attivamente alla Chiesa di Scientology.
Il 10 maggio 1977 Joan Crawford muore a causa di un cancro allo stomaco.
L'anno dopo la sua morte, la figlia adottiva Christina, amareggiata per esser stata esclusa dal testamento, scrive un inquietante libro rivelatorio dal titolo "Mammina Cara", che dà della Crawford un'immagine di donna e di madre veramente tremenda.
In breve tempo il libro diventa un best-seller, e nel 1981 ne viene realizzata trasposizione cinematografica per la regia di Frank Perry, che si avvale della splendida interpretazione di Faye Dunaway nella parte di Joan Crawford.
È così per le dee: belle e terribili! 
Però sono sempre Dee! 
Onore a Joan Crawford!
Nota a margine: Nel 2017, Ryan Murphy, il bravo regista di serie come “American Horror Story” e “American Crime Story”, ha girato la bella miniserie “Feud”, sui retroscena delle riprese del film “Che fine ha fatto Baby Jane?”, con le splendide Susan Sarandon, nel ruolo della Davis, e Jessica Lange, in quello della Crawford. Non poteva fare scelta migliore...

«Miss Davis si mette di profilo per coprirsi il viso. Lei la chiama arte, io lo chiamo un modo per giustificare l'assenza di una vera bellezza»
Joan Crawford
«Miss Crawford ha dormito con tutte le star della MGM ad eccezione di Lassie»
Bette Davis

Almanacco Pulp dei Mutzhi Mambo

  • Sid Vicious

    Sid Vicious

    Informazioni
    10 Maggio
    Per tutti quelli che pensano che il punk '77 sia stato solamente un fenomeno di moda...Signore e Signori, il "Peggior incubo dell'Inghilterra": questo è stato SID VICIOUS, aldilà dei suoi... Sid Vicious
  • Joan Crawford

    Informazioni
    10 Maggio
    Il bello delle divinità antiche è che non erano affatto “buone”.Specie le Dee erano bellissime, sfolgoranti, fortissime, potentissime, magnificenti ma pure vanitose, irascibili, gelose, vendicative,... Joan Crawford
  • Dave Gahan

    Dave Gahan

    Informazioni
    9 Maggio
    UN GESÙ PERSONALE Buon compleanno all’istrionico DAVE GAHAN, uno dei nostri cantanti preferiti!Come ormai avrete intuito, a noi la musica elettronica tendenzialmente piace pochino, per non dire... Dave Gahan
  • Nelson Algren

    Informazioni
    9 Maggio
    L'America Terra della Libertà, della Speranza, delle Opportunità, Terra del Sogno fatto Realtà…Siam sicuri, vero?L’America descritta nelle opere di NELSON ALGREN è un po' diversa: è quella bastarda,... Nelson Algren