Finalmente! Dopo una lunga, misteriosa latitanza, ritornano dal vivo i letali MUTZHI MAMBO! E che giorno scelgono per TORNARE DAL VIVO? Ma il GIORNO DEI MORTI, come potrebbe essere altrimenti! E ci...

Orgogliosissimi di essere stati nominati in questo benemerito programma! Siamo infatti stati citati, col nostro nuovo album IL MALE È DENTRO, in WONDERLAND, un programma televisivo, in onda su Rai 4...

UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

UN DURO DAL BAFFO D'ORO

Quando la violenza e il malaffare regnano sovrani, i delinquenti fanno il buono e il cattivo tempo e i deboli soccombono, solo l'incorruttibile MAURIZIO MERLI può salvare la brava gente onesta!
Ehhhh, era davvero un'Italietta spaventata quella che andava al cinema a vedersi i ruvidi film poliziotteschi...
Oddio, tutti i torti non l'aveva: omicidi, rapine, stupri, corruzione, droga, malavita organizzata, terrorismo, crisi economica, e chi più ne ha ne metta...
Non per nulla si chiamavano "Anni di Piombo", ed al piombo, cari amici dei Mutzhi Mambo, si risponde col piombo e nei polizieschi di casa nostra il piombo non mancava di certo!

Maurizio Merli14Era un cinema spesso e volentieri povero, filmato approssimativamente e peggio recitato, con storie scontate, dialoghi di grana grossa e la psicogia dei personaggi tagliata con l'accetta.
Ma questo "poverismo" di fondo rendeva il tutto più grezzo, più trucido, e paradossalmente, nonostante strafalcioni e ridicole goffaggini, in fondo più "realistico" dei coevi film americani.
E la mente vola agli inseguimenti infiniti delle mitiche “Giulia Alfa Romeo” e ai cattivi che scappavano per non essere presi dalle volanti della “Madama”; agli sganassoni mollati a ogni piè sospinto, alle sparatorie rimbombanti..
E su tutto e tutti svettava lui, il simbolo stesso del poliziottesco, il Callaghan de noantri...
Con quella faccia da sbirro rude ma buono, il baffo folto, i modi spicci e il fisico prestante, Maurizio Merli diventò l’idolo degli Italiani terrorizzati dalle rapine.
Alto, biondo, atletico, il nostro era uno speclista nell'interpretare personaggi di poliziotti tutti d'un pezzo, in rivolta contro l'ingiustizia e il lassismo della legge e dei magistrati.
Come Terence Hill, anche lui "naque" come surrogato di Franco Nero, grazie alla somiglianza con l'attore allora più quotato del nostro cinema di genere; ma presto si affrancò dallo scomodo paragone e molti saranno i suoi successi nella seconda metà degli anni settanta, spesso guidato con maestria da maestri artigiani come Umberto Lenzi e Stelvio Massi.
Con lui, la sovrapposizione tra attore e i personaggi che portava sullo schermo fu tanto profonda che alla fine veniva considerato il "commissario di ferro" per antonomasia, e non solo dal pubblico...
Era talmente calato nella parte che spesso si rifiutava di usare controfigure anche nelle sequenze più spericolate e ogni tanto feriva qualche stuntman nelle scene di combattimento, mentre nella recitazione metteva sempre più enfasi del necessario (e di quello previsto dal copione...).
Lui ci credeva davvero al suo ruolo, insomma, come si può leggere anche nelle interviste che rilasciava.
Purtroppo, questa identificazione così totalizzante giocherà a suo sfavore, quando il genere che lo aveva reso celebre entrò in crisi.

Maurizio Merli5Allora, per il nostro, si aprì una stagione di oblio, un oblio sinceramente troppo precoce...
Come precoce sarà la sua scomparsa, stroncato da un infarto a soli 49 anni, ucciso dalla sua stessa ossessione per la forma fisica...
Peccato, perché le carte e il carisma per una sacrosanta rivalutazione professionale, ce le aveva tutte.
E poi quel baffo, a noi piaceva davvero tanto tanto.
Ci dava sicurezza...

Maurizio Merli nasce l’8 febbraio del 1940 a Roma.
Grazie al suo apetto da belloccio, esordisce prima nei fotoromanzi di "Grand Hotel" e quindi al cinema come comparsa ne "Il Gattopardo" di Luchino Visconti (1963).
Dopo altre parti in pellicole minori e nel teatro di rivista con Carlo Dapporto, inizia la carriera nelle produzioni televisive con "I grandi camaleonti", pur continuando la recitazione teatrale (nel 1968 partecipa all' "Orlando furioso" di Luca Ronconi).
Nella seconda metà degli anni sessanta, diventa involontariamente protagonista di un fatto di cronaca: viene accusato di essere l'autore di una serie di truffe perpetrate ai danni di vari uffici postali di Roma, dopo che vari testimoni affermano di averlo riconosciuto come principale responsabile di queste truffe.
Fortunatamente, nel gennaio del 1969, verrà riconosciuta la sua piena estraneità ai fatti, dopo aver trascorso, però, un mese di carcere.
La grande notorietà tra il pubblico giunge nel 1974, con la partecipazione come protagonista nello sceneggiato televisivo "Il giovane Garibaldi" di Franco Rossi, in cui interpreta l'Eroe dei due mondi.
Lo stesso anno è protagonista del remake del drammatico "Catene", di Silvio Amadio, e dell’avventuroso "Zanna Bianca alla riscossa", di Tonino Ricci, seguito non ufficiale del film "Zanna Bianca", di Lucio Fulci, con Franco Nero.
La consacrazione giunge però quando il regista Marino Girolami gli cuce addosso gli inarrestabili commissari Betti ("Roma violenta", 1975) e Tanzi ("Roma a mano armata", 1976), destinati a divenire i suoi alter ego.
Era stato proprio il regista a spingere per scritturare Merli per "Roma violenta", in sostituzione di Richard Harrison, voluto invece dal produttore.

Maurizio Merli9Maurizio Merli10Maurizio Merli2
Il protagonista ancora una volta doveva apparire simile a Franco Nero, che aveva ottenuto un grande successo con "La polizia incrimina, la legge assolve", di Enzo G. Castellari, tanto che Merli si deve far crescere appositamente quei baffi che poi diverranno uno dei suoi "marchi di fabbrica".
Il film, con Richard Conte e Ray Lovelock, sarà un grandissimo successo commerciale, tanto da incassare oltre due miliardi di lire, ed arrivare al venticinquesimo posto nella stagione cinematografica in Italia.
Umberto Lenzi cavalca l’onda del fenomeno completando la trilogia dedicata a Betti (con "Napoli violenta", 1976 e "Italia a mano armata", 1976) e firmando "Il cinico, l’infame, il violento" (1977), sequel di "Roma a mano armata", in cui Tanzi si oppone ancora una volta al sadico criminale "Gobbo", interpretato dallo straordinario Tomas Milian (con cui pare che Merli abbia sul serio un rapporto personale pessimo...).
La sua fama è talmente grande e la sua immedesimazione così profonda che si racconta un aneddoto, di cui è indubbia la veridicità, ma che dimostra bene lo stato delle cose: un giorno, al volante della sua auto, fermato da una pattuglia della Stradale per un normale controllo di routine, credendo che gli agenti lo avrebbero subito riconosciuto per la sua notorietà, si sarebbe presentato a loro come "Commissario Betti", rischiando invece di essere denunciato per aver fornito false generalità.
Sergio Martino proverà a sfruttare la fama di Merli nel violento spaghetti western "Mannaja" (1977), ma l’attore torna subito al suo amato poliziottesco con Stelvio Massi ("Poliziotto sprint", 1977).
Sotto la sua guida, Merli (che sino a quel momento, pur essendo italiano, era stato doppiato da Pino Locchi, al pari di Terence Hill e Giuliano Gemma) può finalmente sfoderare la sua voce e mette in fila una serie di sbirri sempre più truci e "politically uncorrect", ma anche più disillusi e malinconici: "Poliziotto senza paura" (1978), "Un poliziotto scomodo" (1978), "Il commissario di ferro" (1978), "Sbirro, la tua legge è lenta... la mia... no!" (1979) e "Poliziotto solitudine e rabbia" (1980).
Si permette anche di fare il killer pentito ma ormai spacciato ne "I gabbiani volano basso" (1978), di Giorgio Cristallini, e l'amico di una spia "Sono stato un agente della C.I.A.", di Romolo Guerrieri, ma il pubblico affezionato ai suoi vecchi ruoli non gradisce (anche perché entrambi i film non sono davvero granché, diciamolo...).
Lavora di nuovo con Lenzi nel mitico "Da Corleone a Brooklyn" (1979), in cui si oppone al boss interpretato da Mario Merola, e nel poliziesco di produzione spagnola "Buitres sobre la ciudad" (1981), diretto da Gianni Siragusa.
Quest'ultimo, nonostante la presenza del nostro Maurizio e di Lilli Carati, pur vantando un presunto titolo in italiano ("Avvoltoi sulla città"), non è mai stato distribuito in Italia per la mancanza del doppiaggio a causa di alcuni problemi di produzione.
Divide lo schermo con Tony Musante nel bello sceneggiato noir "Notturno" (1983), poi un lungo silenzio, prima del suo ultimo film, la commedia di Alberto Bevilacqua "Tango blu" (1987), dove interpreta, guarda caso, un poliziotto.
Poi solo qualche comparsata in TV, fino a quel triste 10 marzo del 1989, in cui la sua mania per la forma fisica, che lo spinge a sottoporsi a allenamenti continui, mettendo a dura prova la sua resistenza, gli giocherà un brutto tiro: mentre sta giocando a tennis con un amico al circolo "Casetta Bianca" sulla via Cassia a Roma, sotto gli occhi della figlia l'attore viene improvvisamente colto da un infarto.
Pur prontamente soccorso e trasportato in ospedale, vi giungerà già morto.
Peccato, proprio ora che era in progetto una sua rentrée in grande stile al cinema...
Ma si sa: per gli sbirri non c'è paradiso!
Onore a Maurizio Merli!

"Se un giorno mi accorgessi di piacere moltissimo ai critici ma non più al pubblico, beh, allora non proverei più gusto nel lavoro e smetterei."
Maurizio Merli



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