LE VISCERE DELL'ORRORE
Per questo San Valentino abbiamo un regalo speciale per voi, cari amici dei Mutzhi Mambo: un bel cuore!
Ma non il solito cuoricino di cartone dei melensi bigliettini della posticcia festa degli innamorati.
No no, proprio un cuore vero, grondante di sangue, strappato di fresco dal petto di una delle innumerevoli vittime dei trucidi romanzi dell’infame RICHARD LAYMON, il papà dello Splatterpunk!
Oddio, non è che al nostro Richard Laymon la definizione “Splatterpunk” andasse proprio a genio ma bisogna ammettere che i suoi romanzi horror pieni di violenza eccessiva e gratuita e di morbosità sessuali rientrano appieno nei “canoni” di questo genere così estremo.
Anzi, ne sono fra i più “puri” esempi!
Laymon è stato autore di quasi quaranta romanzi, nonché uno dei più solidi e influenti narratori horror della sua generazione.
Non ha mai avuto la fortuna di essere "saccheggiato" dal cinema, come tanti suoi colleghi, e non ha mai avuto molto successo in Italia, dove i suoi libri sono sempre stati trattati malissimo, tradotti coi piedi e spesso addirittura con tagli di centinaia di pagine.
Tanto a chi vuoi che gliene freghi di un libraccio splatter?
Forse le ragioni di tanto accanimento nei suoi confronti vanno ricercate nel fatto che Laymon non era certo un autore raffinato e non andava troppo per il sottile.
Le sue storie sono tutte violentissime e soprattutto esplicite nel mettere questa violenza in campo, senza nascondere neanche un particolare, persino quelli più truci e insostenibili.
Meno moralista di King, meno ironico di Lansdale, meno profondo di Ketchum, meno psicologico di Ramsey Campbell e meno visionario di Barker, Laymon era semplice, diretto e violento, come una testata sul naso.
Ma attenzione: non che Laymon non sapesse scrivere, anzi, descrive in maniera superba e spesso i suoi personaggi e situazioni sono tratteggiati accuratamente (anche se un po’ stereotipati) ma quello che gli interessava era lo shock, la brutalità del male.
Laymon non si sofferma mai troppo a spiegare la natura degli incubi da lui descritti, ma non per questo la vicende hanno meno mordente.
E al lettore non lascia tregua...
Come avrete capito (per chi ancora non li conoscesse), non sono certo una lettura per tutti, i libri di Richard Laymon; ma, presi nell’ottica giusta, possono essere molto divertenti!
Richard Carl Laymon nasce a Chicago il 14 gennaio del 1947.
Cresce nella periferia della capitale dell’Illinois, poi da adolescente, si trasferisce a Tiburon, in California.
Si diploma alla Redwood High School, poi consegue una laurea in letteratura inglese presso la Willamette University in Oregon e un master in letteratura inglese presso la Loyola University di Los Angeles.
Lavora come insegnante, bibliotecario e segretario di uno studio legale, finché il successo dei suoi racconti lo spinge a diventare uno scrittore a tempo pieno.
Esordisce come autore di racconti a metà anni’70: il primo ad essere tradotto in italiano è “Omicidio Stop” del 1975, pubblicato nei Gialli Mondadori.
Le sue opere comprendono oltre sessanta racconti e 39 romanzi, alcuni dei quali pubblicati con lo pseudonimo di Richard Kelly.
Qui naturalmente segnaliamo quelli che si trovano in italiano.
Il suo primo romanzo è “La Casa della Bestia” (1980), ambientato in una casa dove sono stati commessi svariati omicidi e diventata poi un museo del terrore. Ma solo di giorno…
Primo di una tetralogia, tradotto (malissimo) e mutilato nella collana “Urania” nel 1984, il libro già presenta tutti gli elementi che caratterizzeranno le opere dello scrittore americano: violenza estrema e sesso ultra esplicito.
Degli altri tre libri che compongono la saga “Beast House” solo il secondo, “Il Ritorno della Bestia” (1986), è stato tradotto in italiano.
Gli altri due, “The Midnight Tour” (1998) e “Friday Night in the Beast House” (2001), non sono ancora usciti nel nostro paese.
Del 1981 è il pessimo “Gli alberi di Satana”, edito da noi per la Sperling & Kupfer, forse il più sciatto dei romanzi di Laymon.
Nel 1988 esce “La Tana di Mezzanotte”, tradotta dall’Independent Legions Publishing nel 2017: le disavventure di un gruppo di turisti intrappolati in una grotta, si trasformano in una vera e propria discesa all’inferno, un viaggio allucinante e claustrofobico nelle viscere della terra, alla scoperta degli antri più bui dell’animo umano.
“L'Isola” (1991), sempre uscito per la Independent Legions nel 2016, narra di un gruppo di sfortunati individui che fuggono su un'isola remota ignari che lì si aggira un artista psicotico e omicida assetato di sangue fresco.
Quasi un metaracconto “La bara” (1992), tradotto dalla Fanucci, la storia di uno scrittore di horror in crisi ossessionato dal cadavere di una donna.
Ne “La carne” (1993), sempre uscito per Fanucci, in un college un mostro dall'aspetto falliforme si impianta nella colonna vertebrale delle persone, trasformandole in pericolosi cannibali; tra “L'invasione degli ultracorpi” e le commedie sexy della Fenech e Banfi…
“Il luna park dell'orrore” (1993), non è certo il capolavoro di Laymon ma è pur vero che la sciagurata traduzione della Sperling & Kupfer, che ne ha tagliato più di cento (cento!) pagine, oltre un quarto del totale, rende piuttosto incomprensibile la trama!
Le turbe sessuali dell’adolescenza sono anche al centro dello slasher “Notte senza fine” (1994), in Italia per la Fanucci, giocato sulla doppia narrazione vittima/carnefice.
Sesso e zombie imperversano ne “I sogni della resurrezione” (1996), sempre Fanucci, e nel delirante “Una notte di pioggia” (1996), Sperling.
Gli effetti speciali dei film horror offrono il pretesto per l’ennesima macelleria di “Spettacolo di morte” (1998), Fanucci, mentre “Melodia in nero” (1998), Sperling, è un thriller – noir con sfumature paranormali.
Con “Il circo dei vampiri” (2001), tradotto dalla Gargoyle Books, un originale variazione sul tema dei succhiasangue, il nostro Richard si becca un meritato, per quanto postumo, “Bram Stocker Award”.
Il 14 febbraio del 2001, infatti, Laymon muore, a soli 54 anni, per un infarto fulminante.
Un antologia tributo al nostro, “In Laymon's Terms”, esce nell'estate del 2011: presenta racconti e contributi di saggistica di autori come Bentley Little, Jack Ketchum, Gary Brandner, Edward Lee, e molti altri.
Per la festa degli innamorati, leggetevi qualcosa del grande Richard Laymon: magari vi fate venire qualche “ideuzza” per passare una serata diversa con il vostro o la vostra partner…
Senza esagerare, però!
Onore a Richard Lamon!
Nota a margine: Nonostante l'elogio di eminenti scrittori del genere, tra cui Stephen King e Dean Koontz, Laymon era poco conosciuto in patria e godette di maggiore successo in Europa, in particolare nel Regno Unito. Per Laymon parte della colpa sarebbe stata da imputare anche alla oscena edizione de “Gli Alberi di Satana” (“The Woods Are Dark”) da cui erano state rimosse oltre cinquanta pagine. Il pessimo rimontaggio della storia fatto dall’editore e la brutta copertina, secondo lo scrittore, come era prevedibile hanno avuto il risultato di scontentare lettori e critica, bloccando di fatto la sua carriera all’inizio, dopo il successo de “La casa della Bestia”. Da tutti Laymon venne considerato uno scrittore mediocre e di pessimo gusto. Per fortuna la versione originale di “The Woods Are Dark” è stata finalmente pubblicata nel luglio 2008, dopo essere stata ricostruita dal manoscritto originale da sua figlia Kelly.
“Poi sentii il tonfo di una seconda freccia che la colpiva. Questa le trafisse il capezzolo destro, facendo schizzare il sangue e piantandosi in profondità nel seno, mentre lei continuava ad indietreggiare.
Era ancora in piedi, e ancora si stava ritraendo da me, quando fu trafitta da una terza freccia che la raggiunse in alto, sul lato sinistro del torace, appena sopra il cuore. Sempre più instabile, allargò le braccia per mantenere l’equilibrio: l’ultima freccia si era piantata così in profondità che se ne vedevano soltanto pochi centimetri, e lei abbassò lo sguardo come per guardare una strana spilla piumata che avesse appuntata sul petto.”
Richard Laymon – Il Circo dei Vampiri