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Se dovessimo trovare un sinonimo di “fascino inquietante”, non avremmo dubbi: FLORINDA BOLKAN!
È vero, cari amici dei Mutzhi Mambo, generalmente, in questo Vostro Almanacco, trovano più spazio modelli "vintage" tipo le pin-up (ci piace la carnazza, e allora? Che volete farci? A gusti femminili siamo un po’ scontati, lo sappiamo…) ma come si fa a resistere a Florinda Bolkan?
Mora, un volto unico, da gatta, il fisico magro, longilineo, androgino, la Bolkan possedeva una bellezza quasi arcana, spiazzante ed enigmatica, davvero inquietante. 
Una bellezza “anticonformista”, ambigua, raffinata e selvaggia insieme, sicuramente non banale; una sensuale voce di velluto che sapeva farsi ruvida e scura.

Florinda Bolkan11È stata un modello estetico della donna liberata (e libertina) negli anni del femminismo trionfante, sempre elegantissima ma mai formale, anzi, bizzarra, imprevedibile, anarcoide ma sempre tremendamente chic.
Una esistenza vissuta all’insegna della mondanità, al centro del jet set, sempre in mezzo alla “bella gggente”: aristocratici, vip, star come Liz Taylor, Ringo Starr, Gian Maria Volontè, Helmut Berger, passando attraverso il circolo esclusivissimo di Luchino Visconti.
Chiacchieratissime le sue relazioni saffiche, soprattutto quella con la produttrice Marina Cicogna, di cui è stata compagna per 20 anni.
Ma non pensiate che siamo qui a parlare di gossip e stronzate del genere: Florinda è soprattutto un’attrice superba, protagonista di alcune delle più importanti pellicole italiane degli anni ’70!
Ha stupito il pubblico con potenti ritratti di personaggi femminili complessi in progetti talvolta imprevisti e insospettabili; ha lavorato con Visconti, Damiani, Petri, Montaldo, Patroni Griffi, Fulci…
Per lei, essere bella non era un motivo per interpretare personaggi stupidi o superficiali.
Rifiutando tutti gli stereotipi, ha usato il suo fascino intrigante per destabilizzare gli spettatori, poiché era impossibile, di volta in volta, prevedere come potevano evolvere i suoi ruoli.
E questo è un merito che non molti artisti possono vantare…

Florinda Soares Bulcão (così all’anagrafe) nasce il 15 febbraio del 1941, a Uruburetama, nella parte nord orientale del Brasile.
La più giovane di tre figli di un deputato brasiliano e una madre indios, Florinda è in grado di prendersi cura di se stessa fin dalla tenera età.
Suo padre infatti, muore quando lei ha solo 8 anni; a 14 la nostra già lavora come segretaria mentre ancora studia ancora lingue (principalmente francese e inglese). 
Sua madre si risposa e le darà due sorellastre. 

Florinda Bolkan9Florinda viene assunta come top-hostess dalla compagnia brasiliana Varig Airlines, dove diventa corteggiatissima.
A sposarla, ci prova perfino un nobile polacco! 
Nel 1963, visita Londra e Parigi, stabilendosi in quest'ultima città per proseguire altri studi.
In questo periodo rifiuta molte offerte per fare l’indossatrice, a causa della timidezza; alla fine, se ne torna in Brasile, continuando a lavorare negli aerei.
In uno dei suoi numerosi voli, nel 1968 viene notata dalla contessa Marina Cicogna, nota produttrice cinematografica, che si prende una bella scuffia per lei e la introduce nel mondo del jet-set, portandola con sé in vacanza a Ischia. 
Lì conosce il regista Luchino Visconti, cugino della contessa, che le improvvisa un provino e decide di farle fare una piccola parte nel suo film “La caduta degli dei” (1969). 
È a questo punto che inizia una carriera cinematografica davvero unica.
Recita nel cult movie hippy “Candy e il suo pazzo mondo” (1968), diretto da Christian Marquand, un clamoroso insuccesso commerciale che però rimane uno dei più indicativi esempi della controcultura del ’68 e vanta uno dei cast più impressionanti della storia del cinema: tra gli altri Ewa Aulin, Charles Aznavour, Marlon Brando, Richard Burton, James Coburn, John Huston, Walter Matthau, Enrico Maria Salerno e Ringo Starr.
La troviamo poi a fianco di John Cassevetes, nel gangster movie “Gli Intoccabili” (1969), di Giuliano Montaldo; con Catherine Spaak nel pruriginoso “Una ragazza piuttosto complicata” (1969), di Damiano Damiani; con Jean-Louis Trintignant e Toni Musante, nel drammatico “Metti, una sera a cena” (1969), di Giuseppe Patroni Griffi, con la sceneggiatura di un giovane Dario Argento; sempre con Trintignant nel thriller “Il ladro di crimini” (1969), diretto dalla moglie dell’attore francese, Nadine Trintignant; con Franco Nero e Adolfo Celi nel noir “Un detective” (1969), di Romolo Guerrieri.
Niente male per una principiante!
In questo periodo cambia il cognome Bulcão in Bolkan (che fa piu ammerigano) e impara in fretta l'italiano.
Sempre nel 1969, pubblica pure un 45 giri, “Metti, una sera a cena / Oggi te ne vai”, in cui sfoggia in tutto il suo splendore la sua sensualissima voce: peccato che non avrà seguiti…
Dopo l’uscita de “La Caduta degli Dei”, la carriera di Florinda prende subito il largo.
Nel 1970 è la torbida amante uccisa da un innominato, folle dirigente della Pubblica Sicurezza, interpretato dal gigantesco Gian Maria Volontè, nel capolavoro firmato Elio Petri “Indagine su di un cittadino al di sopra di ogni sospetto”: in perfetto equilibrio fra noir visionario e pellicola di denuncia, l’opera di Petri vince l’Oscar come miglior film straniero, il Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes e il David di Donatello come miglior film, e si classifica come un classico assoluto del cinema italiano.
Lo stesso anno, la Bolkan è protagonista del modesto mafia-movie “E venne il giorno dei limoni neri”, di Camillo Bazzoni, e di “Anonimo veneziano”, di Enrico Maria Salerno, per il quale si becca il Davide di Donatello come miglior attrice.
Con Omar Sharif e Michael Caine, interpreta una perfida strega nello storico “L’ultima valle” (1971), di James Clavell, ambientato durante la Guerra dei Trent’anni. 
Sempre del ’71 sono il sentimentale “Incontro”, di Piero Schivazappa, il biopic su Arturo Rimbaud “Una stagione all'inferno”, di Nelo Risi, e soprattutto il delirante thriller “Una lucertola con la pelle di donna” del maestro Lucio Fulci.
Questo thriller dalle forti venature sexy, violento e complesso, è assolutamente da vedere, al netto della traballante sceneggiatura, ricca di buchi e momenti assolutamente illogici, se non altro per la ammaliante interpretazione della nostra, per la splendida colonna sonora di Ennio Morricone e per alcune scene veramente “forti” (prima fra tutte quella ambientata nel laboratorio di vivisezione, con i raccapriccianti effetti speciali di Carlo Rambaldi).

Florinda Bolkan14
Dopo il poliziesco “Un uomo da rispettare” (1972), di Michele Lupo, con Kirk Douglas e Giuliano Gemma, la Bolkan torna a lavorare con Fulci nel capolavoro “Non si sevizia un Paperino”, dove è la protagonista di una delle scene più violente e disturbanti della storia del cinema italiano (e non solo!): accusata di essere una “maciara”, una fatucchiera che uccide i bambini, verrà massacrata a bastonate dagli ottusi padri delle vittime.
Ambientato in un Sud retrogrado e superstizioso, impreziosito dalla presenza di Tomas Milian e una stratosferica Barbara Bouchet, il controversissimo film è un’altra pietra miliare interpretata dalla nostra.
Gira poi, i drammatici “Cari genitori” (1973), di Enrico Maria Salerno, e “Una breve vacanza” (1973), di Vittorio De Sica (con il quale si becca il secondo David di Donatello); la commedia “Il montone infuriato” (1974), di Michel Deville; il dramma erotico, fra lo storico, l’anticlericale e il nunsploitation, “Flavia, la monaca musulmana” (1974), di Gianfranco Mingozzi; il noioso giallo gotico “Le orme” (1975), di Luigi Bazzoni; il divertente “Royal Flash” (1975), di Richard Lester (1975); lo storico “Quel rosso mattino di giugno - attentato a Sarajevo” (1975), di Veljko Bulajić; il satirico “Il comune senso del pudore” (1976), di Alberto Sordi; il rape & revenge movie “La settima donna” (1978), di Franco Prosperi (1978), dove interpreta una suora che si vendica spietatamente di uno stupro; l’exotico/avventuroso “Manaos” (1979), di Alberto Vasquez Figueroa.
Florinda tenta poi la fortuna a Hollywood nel 1978 con la miniserie “The Word” ma l’esperienza si rivela una delusione, compresa la vita a Beverly Hills, troppo artificiosa e posticcia per i suoi gusti.
Desiderosa di una vita meno frenetica, la Bolkan si prende una pausa dal cinema, dedicandosi allo sport e al settore immobiliare.
Dalla metà degli anni ottanta, si concentra sulla televisione, apparendo in serie come “La Piovra” o in film TV come “La trappola” (1989), di Carlo Lizzani, e sul teatro.
Compare in una commedia americana nel 1988, “Some Girls” e in un paio di orridi thriller (“Delitto passionale”, del ’94, di Flavio Mogherini, e “La strana storia di Olga 'O' “, del ’95, di Antonio Bonifacio) che non si salvano neanche per la presenza delle tette di Serena Grandi.
Nel 2000, scrive, produce, dirige e recita nel suo progetto, “Eu Não Conhecia Tururu,” in Brasile, che vincerà pure un paio di premi, creando così la sua compagnia di cinema e produzioni musicali. 
La sua ultima apparizione sugli schermi è nel bruttissimo thriller “Cattive inclinazioni” (2003), diretto da Pierfrancesco Campanella, con Eva Robin's, Elisabetta Cavallotti e Franco Nero.
Dopo qualche altra apparizione televisiva di poco conto, la nostra si ritira vicino al lago di Bracciano, dove amministra un agriturismo insieme alla sua attuale compagna.
Dirige inoltre una fondazione per bambini poveri (ONG di Florinda Bolkan), con uffici in Brasile e in Italia.
Ormai è una splendida signora anziana a cui non fotte più nulla, né del mondo dello spettacolo, né tanto meno della vita mondana…
Quello che aveva da dare, l’ha già dato.
Ed è più che abbondante!
Tanti auguri, Divina!

“Anche a me è successo da ragazza, un regista si slacciò i pantaloni. Me ne andai, finì lì la cosa. Io dico: se sei brutto, se hai un aspetto sgradevole è una cosa insopportabile. La seduzione spinta tra belli ci può stare. Ma ci si deve piacere. Alla bellezza si perdonano tante cose.”
Florinda Bolkan

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