DI FACCIA PARE CATTIVO
"A rugged, durable American actor who was perhaps the quintessential cinematic “tough guy": così l'Enciclopedia Britannica definisce il tostissimo LEE MARVIN, "la quintessenza del "tipo duro" nel cinema"!
E come dargli torto? La faccia da carogna Lee Marvin ce l'aveva davvero!
Sarà per via dei sui tratti spigolosi, sarà per il volto sempre imbronciato, sarà per lo sguardo di ghiaccio, sarà per i capelli imbiancati anzitempo, sarà perché era nei Marines durante la Seconda Guerra Mondiale, sarà perché beveva come una spugna e sul set era sempre un po'brillo, sarà che fumava sei pacchetti di sigarette al giorno e aveva la voce da orco...Insomma sarà quel che sarà ma Marvin nelle parti di "cattivo", nei personaggi violenti, sgradevoli o semplicemente antipatici o nei ruoli di militare cinico e compassato, ci stava dentro alla grande!
E pensare, cari amici dei Mutzhi Mambo, che l'unico Oscar della sua carriera se l'è beccato per un ruolo comico!
Lee Marvin è una delle più grandi icone di Hollywood (addirittura quattro sono i film a cui ha partecipato che sono stati scelti dal "National Film Registry" della "Library of Congress" per essere conservati per la loro rilevanza culturale), un volto celeberrimo, che si riconosce immediatamente, eppure viene scarsamente ricordato e ancor meno celebrato.
Un'inspiegabile oblio mediatico che noi, nel nostro microscopico, vorremmo colmare col sentito omaggio di questo Vostro Almanacco...
Perché una cosa di Marvin è sicura: aveva una perfetta faccia da Pulp!
Lee Marvin nasce a New York il 19 febbraio del 1924.
Come studente è una vera peste tanto che viene espulso da diverse scuole per problemi di condotta ma riesce a terminare i suoi studi in Florida prima dell'arrivo del conflitto.
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale molla la scuola e si arruola come volontario nel Corpo dei Marines, finendo a combattere nelle isole del Pacifico contro i giapponesi.
In totale, prenderà parte alle invasioni di 21 isole e viene ferito gravemente durante la Battaglia di Saipan, un'operazione in cui la maggior parte della sua unità finirà uccisa: essendo un cecchino era stato inviato sul posto di notte, a bordo di in un piccolo gommone, prima del resto del suo plotone, e questo probabilmente gli ha salvato la vita, anche se trascorrerà 13 mesi in terapia per le ferite riportate.
Si guadagna, tra le altre onoreficenze militari, un "Purple Heart", un "Cuore Viola", al valore.
Le sue esperienze in guerra lo influenzaranno profondamente per il resto della sua vita: con il militarismo avrà infatti sempre un rapporto conflittuale.
Pur essendo diventato un pacifista convinto, per le sue caratteristiche e la sua aria da duro, gli proporranno sempre ruoli da militare o vigilante, che lui spesso rifiuterà, anche se sono offerte "che non si possono rifiutare"(cit.)...
Soprattutto, tornato dal fronte, inizia a bere in modo esagerato, tanto che le sue sonore sbornie diverranno celebri ad Hollywood.
Inizialmente trova lavoro come assistente di un idraulico che ripara le tubature nei teatri e, per caso, gli chiedono se potesse sostituire un attore malato; lui accetta per 7 dollari a settimana.
Sarà l'inizio di una folgorante carriera...
Dopo una dura gavetta a Broadway, esordisce al cinema all’inizio degli anni Cinquanta in una piccola parte (in cui non viene neppure accreditato) ne "Il comandante Johnny" (1951) di Henry Hathaway, con Gary Cooper (film in cui debutta anche un altro celeberrimo "duro" dello schermo, il giovane Charles Buchinski, che qualche anno dopo diventerà noto come Charles Bronson).
Nel febbraio 1951 sposa Betty Ebeling, da cui divorzierà nel 1967 e dalla quale avrà quattro figli.
Dopo altre parti non accreditate ed altri ruoli secondari soprattutto western che però gli permettono di lavorare col "gotha" di Hollywood ("Duello al Rio d’argento", del 1952, di Don Siegel, "Il nido del carnefice", del 1952, di Roy Huggins, "Seminole", del 1953 di Budd Boetticher, con Rock Hudson, Barbara Hale e Anthony Quinn, "Brigata di fuoco", del 1953, di Robert D. Webb, "Lo straniero ha sempre una pistola", del 1953, di Andre De Toth, con Randolph Scott e Ernest Borgnine, "Il suo onore gridava vendetta", del 1953, di Raoul Walsh, con Rock Hudson) si fa notare in "Otto uomini di ferro" (1952) di Edward Dmytryk e soprattutto per la sua eccezionale interpretazione di un brutale e sadico gangster nel capolavoro noir "Il grande caldo" (1953) di Fritz Lang, con Glenn Ford e Gloria Grahame.
La sua grinta, la maschera patibolare da cui spuntano i sui freddi occhi chiari a fessura e la sua espressione letale lo rendono l'uomo giusto per dar vita a tipici "cattivoni”, pronti a scontrarsi coi "buoni" nel classico cinema hollywoodiano.
Ne "Il selvaggio" (1954) di Laszlo Benedek è il più irrequieto dei teppisti/centauri capitanati da Marlon Brando.
In realtà il nostro Lee non era ancora tanto bravo a guidare le motociclette ma dopo diventerà un asso, tanto da gareggiare con la Triumph nel deserto ...
Dopo altre performances molto incisive ("L’ammutinamento del Caine", del 1954, di Edward Dmytryk, con Humphrey Bogart, Fred MacMurray e Van Johnson, "Giorno maledetto", del 1955, di John Sturges, con Spencer Tracy e Robert Ryan, "Prima linea", del 1956, di Robert Aldrich, con Jack Palance e Eddie Albert, "I comanceros", del 1961, di Michael Curtiz, con John Wayne), all’inizio degli anni Sessanta diventa celebre come “terrore del West” ne "L’uomo che uccise Liberty Valance" (1962) di John Ford, in cui lavora con John Wayne, James Stewart, Vera Miles e Lee Van Cleef, e veste i panni del killer in "Contratto per uccidere" (1964) di Don Siegel, tratto da un racconto di Ernest Hemingway (già portato al cinema nel 1946 col titolo "I gangsters", per la regia di Robert Siodmak), in cui recita con Angie Dickinson, John Cassavetes e Ronald Reagan (al suo ultimo film prima di buttarsi in politica e diventare Governatore della California prima e Presidente degli Stati Uniti poi).
Paradossalmente, l’Oscar come Miglior Attore, arriva per il suo doppio ruolo (di ubriacone e di assassino) in "Cat Ballou" (1965) di Elliot Silverstein, uno fra i rari western americani dichiaratamente comici e parodistici, in cui lavora con una giovane Jane Fonda.
Hollywood ha però in serbo per lui altri celeberrimi parti da “duro”: il maggiore Reisman, che guida la disperata missione di guerra in "Quella sporca dozzina" (1967) di Robert Aldrich (ruolo tra i più famosi che però rinnegherà sempre), in cui lavora con un cast stellare tra cui spiccano Charles Bronson, John Cassavetes, Jim Brown, Donald Sutherland, Clint Walker, Telly Savalas, Richard Jaeckel, Ernest Borgnine, Robert Webber, Robert Ryan e George Kennedy, o il marine naufrago alle prese con un nemico giapponese (interpretato da Toshiro Mifune) in "Duello nel Pacifico" (1968) di John Boorman, il quale, l’anno precedente, lo aveva già diretto nell’ottimo "Senza un attimo di tregua" (1967), con Angie Dickinson, Keenan Wynn e Carroll O’ Connor.
Con il trascorrere degli anni, a volte la sua rudezza si concretizza anche in ruoli da "buono": In "Arma da taglio" (1972) di Michael Ritchie, in cui lavora con Gene Hackman e Sissi Spacek (al suo primo film), salva due orfanelle in pericolo; nel bellissimo "Il grande uno rosso" (1980) di Samuel Fuller è un eroico sergente che combatte nella Seconda guerra mondiale.
Ma da vero uomo delle contraddizioni, i ruoli che rifiuterà per le sue antipatie o per le sue convinzioni politiche, saranno altrettanto celebri (se non di più) di quelli che accetta: il Colonnello Mortimer ne "Per qualche dollaro in più" (non lo convinceva), "Il Mucchio Selvaggio" (non amava Sam Peckinpah...), "Tenente Callaghan il Caso Scorpio è tuo" (troppo reazionario), "Il Braccio Violento della Legge" (idem) "Il Giustiziere della notte" (idem), "Patton, il Generale d'Acciaio" (troppo militarista), "Dove osano le aquile" (idem), il Colonnello Trautman in "Rambo" (idem), "Un Tranquillo Weekend di paura" (si sentiva troppo vecchio), il lupo di mare Quint in "Lo Squalo" (boh...).
Nel 1970 sposa Pamela Feeley con cui si trasferisce a Tucson.
Estrema ironia della sorte, il suo ultimo film, il modesto action "Delta Force" (1986) di Menahem Golan, dove interpreta un comandante delle teste di cuoio americane e divide la scena con lo stolido Chuck Norris, sarà una delle pellicole più ottusamente reazionarie e militariste che ha mai girato...
Fra gli altri film che ricordiamo ci sono "Gorilla in fuga" (1954) di Harmon Jones; "La spia dei ribelli" (1954) di Hugo Fregonese; "Sabato tragico" (1955) di Richard Fleischer; "Nessuno resta solo" (1955) di Stanley Kramer, con Robert Mitchum e Olivia de Havilland, "A Life in the Balance" (1955) di Harry Horner e Rafael Portillo; "Tempo di furore" (1955) di Jack Webb, "Tutto finì alle sei" (1955) di Stuart Heisler, remake di "Una pallottola per Roy" di Raoul Walsh ed interpretato da Jack Palance e Shelley Winters; "La spiaggia delle conchiglie" (1955) di Edward Dein; "I sette assassini" (1956) di Budd Boetticher, con Randolph Scott; "I pilastri del cielo" (1956) di George Marshall; "Supplizio" (1956) di Arnold Laven; "L’albero della vita" (1957) di Edward Dmytryk, con Montgomery Clift, Elizabeth Taylor e Eva Marie Saint; "The Missouri Traveler" (1958) di Jerry Hopper; "Anime sporche" (1962) di Edward Dmytryk; "I tre della croce del Sud" (1963) di John Ford, con John Wayne; "La nave dei folli" (1965) di Stanley Kramer, con Vivien Leigh (al suo ultimo film); l’ottimo western "I professionisti" (1966) di Richard Brooks, in cui lavora con Claudia Cardinale, Burt Lancaster (con cui avrà diversi scontri), Robert Ryan, Woody Stroode, Jack Palance e Ralph Bellamy; "Il sergente Ryker" (1968) di Buzz Kulik; "La ballata della città senza nome" (1969) di Joshua Logan, in cui, insieme a Clint Eastwood, si esibisce anche in una performance canora col brano "Wandering Star", che diverrà disco d'oro; "Monty Walsh un uomo duro a morire" (1970) di William A. Fraker; "Per una manciata di soldi" (1972) di Stuart Rosenberg; "L’imperatore del Nord" (1973) di Robert Aldrich, con Ernest Borgnine e Keith Carradine; "The Iceman Cometh" (1973) di John Frankenheimer; "La banda di Harry Spikes" (1974) di Richard Fleisher; "L’uomo del clan" (1974) di Terence Young; "Ci rivedremo all’inferno" (1977) di Peter R. Hunt; "Il grande scout" (1977) di Don Taylor; "Avalanche Express" (1979) di Mark Robson, con Robert Shaw (al suo ultimo film); "Caccia selvaggia" (1980) di Peter Hunt, con Charles Bronson e Angie Dickinson; "Gorky Park" (1983) di Michael Apted, la sua ultima grande performance, e il francese "Canicule" (1984) di Yves Boisset.
Attivo anche in televisione, alla fine degli anni Cinquanta è protagonista del telefilm "Il Tenente Ballinger" (circa centoventi episodi da mezz’ora l’uno realizzati dal 1957 al 1960), in cui interpreta magistralmente il detective e tenente Frank Ballinger, membro della “M Squad”, un’unità speciale della polizia di Chicago che assiste altre unità nel combattere il crimine organizzato, la corruzione e gli omicidi in tutta la città.
Negli anni successivi appare in alcuni episodi di telefilm come "Carovane verso il West", "Ai confini della realtà", "Bonanza", "Il virginiano", e nei film tv "Quel dannato pugno di uomini" (1965) di Samuel Fuller e Charles S. Dubin, con Charles Bronson e Lee J. Cobb, e "Quella sporca dozzina II" (1985), di Andrew V. McLagen, modesto sequel del (da lui) odiato film di Robert Aldrich del 1967.
Alla fine una vita di abusi alcolici e tabagismo gli presenta il conto: il grande attore muore per attacco cardiaco il 29 agosto 1987, a 63 anni.
Così duro, così fragile: come il diamante e la grafite, entrambi carbonio in purezza...
Onore a Lee Marvin!
"Tequila. Straight. There's a real polite drink. You keep drinking until you finally take one more and it just won't go down. Then you know you've reached your limit."
Lee Marvin