Come si qualifica un “Maestro”?
Citando un dizionario etimologico, “la parola maestro si ricollega al latino “magister = maestro”, a sua volta dall'unione di “magis = grande” + il suffisso comparativo “-ter”. Perciò, in senso strettamente etimologico, maestro significa "il più grande", cioè il più esperto, il più competente riguardo a una materia, ad un'arte ad una abilità, tale da essere il punto di riferimento per chi voglia apprendere tali conoscenze.”
Ecco, in tal senso, RICHARD MATHESON è stato davvero un “Maestro” della narrativa horror e sci-fi, cari amici dei Mutzhi Mambo, un autore eccezionale che ha saputo tracciare un percorso e indicare una via per i suoi seguaci.
Scrittore fondamentale del soprannaturale, per alcuni al pari di Edgar Allan Poe o H.P. Lovecraft, Richard Matheson è stato un prolifico autore di fantasy, horror e fantascienza, gran parte del cui lavoro è stato adattato per la TV e il cinema.
Citato da Stephen King come la più sua grande influenza, Matheson era un mago nel provocare brividi lungo la schiena a generazioni lettori e spettatori.
Grazie a una prosa perfettamente dosata ma sconvolgente, capace di stravolgere i paradigmi tradizionali, Matheson è riuscito a scavalcare il recinto dei generi per offrire letteratura di grande spessore.
È stato particolarmente amato a Hollywood, per via dei suoi racconti efficaci e talmente vividi a livello di immaginazione che sembravano sceneggiature già bell’e pronte per essere adattate per il grande schermo.
Le sue storie, estremamente trasversali, erano adatte anche al cosiddetto cinema di “serie B”, quello fatto di budget modesti ma tanta passione, quello realizzato dagli “artigiani” scafati ma anche banco di prova per giovani registi esordienti.
Grazie ai suoi adattamenti hanno fatto fortuna gente come Roger Corman e Dan Curtis; con i suoi racconti hanno esordito George Romero e Steven Spielberg.
Senza il suo “Io sono leggenda”, infatti non ci sarebbe stato il capolavoro di Romero, “La notte dei Morti Viventi”, e quindi niente invasioni di zombi, niente “28 giorni dopo”, niente “Walking Dead” e chi più ne ha ne metta!
Niente horror post-moderno, insomma…
Per Matheson, l'orrore si annidava potenzialmente ovunque: nei campi di battaglia, nelle stradine di periferia, in una cantina, nella cabina di un aereo, persino in biblioteca!
I suoi orrori non albergano in romantici castelli medioevali o in universi arcani e paralleli come in Lovecraft ma nella quotidianità della vita americana, l’unica che l’autore conosceva davvero e in cui si poteva identificare.
Uomini solitari e disorientati sono quasi una presenza fissa nei suoi romanzi: il tema dominante, nel lavoro di Matheson, è infatti la paranoia, sia immaginata in termini gotici che in termini fantascientifici, in questo simile a Philip K. Dick e James Ballard, altri grandi poeti del disagio contemporaneo.
Ma se per Dick questa angoscia radicale derivava dall’insicurezza “politica”, dal terrore di essere controllato e manipolato da forze oscure, se per Ballard lo straniamento era dovuto all’incapacità dell’uomo di controllare la tecnologia e la sua stessa evoluzione, in Matheson la paranoia nasce dall’assurdità della “normalità” deformata, dal male che inspiegabilmente si insinua nella routine.
In questo è davvero stato il precursore e maestro di scrittori come King: nell’aver saputo individuare nel quotidiano, nel banale tran-tran, una possibile fonte di esperienze anomale e terrorizzanti.
Come, in fondo, fanno i bambini…
Richard Burton Matheson nasce ad Allendale, nel New Jersey, il 20 febbraio del 1926, in una famiglia di immigrati norvegesi.
I suoi divorziano quando lui ha 8 anni, e viene cresciuto a Brooklyn, New York, da sua madre.
Le prime influenze che lo segnano sono il film “Dracula”, i romanzi di Kenneth Roberts, e una poesia che legge nel giornale “Brooklyn Eagle”, dove pubblicherà il suo primo racconto, sempre quando ha soli 8 anni.
Si laurea alla Brooklyn Technical High School e viene spedito con l'esercito in Europa durante la seconda guerra mondiale, dove viene ferito e si guadagna il congedo anticipato; questa tremenda esperienza costituirà la base per il suo romanzo del 1960 “The Beardless Warriors”.
Finita la guerra, frequenta la scuola di giornalismo presso l'Università del Missouri, conseguendo la laurea nel 1949, per poi trasferirsi in California, dove entra a far parte dei "Fictioneers", un gruppo di giovani scrittori di gialli.
Scrive così alcuni racconti gialli come “Tre ore di pura follia” e “Cavalca l'incubo”.
Il suo primo romanzo, “Hunger and Thirst”, viene ignorato dagli editori per diversi decenni prima di vedere la luce (nel 2010), ma il suo racconto "Nato d'uomo e di donna" viene pubblicato su “The Magazine of Fantasy & Science Fiction”, nell’estate del 1950, attirando l’attenzione d critica.
È la storia di un bambino mostruoso incatenato dai suoi genitori in cantina, concepito come se fosse il diario della creatura, scritto in un inglese volutamente infantile.
Più tardi, nello stesso anno, piazza delle storie nel primo e nel terzo numero del nuovo mensile “Galaxy Science Fiction”.
Nel 1952, sposa Ruth Ann Woodson, che conosce in California. Con lei avrà quattro figli: Bettina, Richard Christian, Chris e Ali.
Ben tre di loro, Richard Christian, Chris e Ali, diverranno a loro volta scrittori di fiction e sceneggiature.
Il suo incontro con la futura moglie verrà descritto nel racconto “Fiamma frigida”, esteso poi nel romanzo “Cieco come la morte” (1953).
Durante gli anni ’50 e ’60, Matheson è membro dei “Southern California Sorcerers”, un’associazione di scrittori che comprende Charles Beaumont, Ray Bradbury, George Clayton Johnson, William F. Nolan, Jerry Sohl e altri.
La sua prima antologia di lavori esce nel 1954 e, tra il 1950 e il 1971, scriverà dozzine di storie, spezzo mescolando elementi di fantascienza, horror e fantasy.
Diverse sue storie, tra cui "Third from the Sun" (1950), "Deadline" (1959) e "Button, Button" (1970) sono semplici abbozzi con finali a sorpresa; altri, come "Trespass" (1953), "Being" (1954) e "Mute" (1962), sono piccoli capolavori di introspezione, riuscendo a scandagliare i dilemmi dei personaggi in 20 o 30 pagine.
Alcuni racconti, come "The Doll that Does Everything" (1954) e "The Funeral" (1955) sono caratterizzati da un feroce umorismo satirico per farsi beffe dei cliché del genere, scritti in una prosa esagerata molto diversa dall'abituale stile minimalista di Matheson.
Altri, come "The Test" (1954) e "Acciaio" (1956), da cui verrà tratto il film “Real Steel” (2011), di Shawn Levy, con Hugh Jackman, descrivono le lotte, sia morali che fisiche, di gente comune, non certo degli scienziati o dei supereroi che allora la facevano da padrone nelle fiction, in situazioni che sono al contempo futuristiche e quotidiane.
Altri ancora, come "Mad House" (1953), "The Curious Child" (1954), e forse soprattutto "Duel" (1971), sono racconti di paranoia, in cui l'ambiente quotidiano di oggi diventa inspiegabilmente estraneo o minaccioso.
“Duel” è un thriller in cui un automobilista viene inseguito da un camion impazzito lungo le strade polverose di un America mai così desertica e alienante, un delirante e inspiegabile “duello” che nasce a causa di un semplice sorpasso e che degenererà fino a un epilogo mortale, chiara metafora dell’isteria alla guida dell’uomo moderno.
Questo splendida short story verrà adattata nel noto film omonimo del 1971, capolavoro di un esordiente Steven Spielberg.
Il primo romanzo di Matheson, “Cieco come la morte”, appare per la Lion Books nel 1953 ma ancora il successo non arride al nostro.
Mentre lavora in fabbrica, riprende un'idea avuta vedendo il film “Dracula”, la sviluppa e ne trae quello che diverrà il suo romanzo più famoso, “Io sono leggenda” (1954).
Il protagonista è l’ultimo uomo sulla Terra: tutti, i suoi vicini di casa, i suoi cari, le persone che conosceva, si sono trasformati in vampiri.
Il suo personaggio è veramente innovativo: depresso, alcolizzato, non certo coraggioso o men che meno il classico eroe da romanzi di fantascienza.
Se ne sta tappato in casa di notte e di giorno, gira nel quartiere irrompendo nelle abitazioni, cercando di uccidere nel sonno quelli che lui considera “mostri”.
Matheson mescola le visioni apocalittiche de “La Guerra dei mondi” di Welles all’orrore del quotidiano, con ritmo secco, incalzante. Trascende i confini dell’horror, interrogandosi su temi come il razzismo, la relatività dell’essere “diverso”, e ponendosi una domanda fondamentale: che diritto abbiamo noi umani di considerarci la specie dominante del pianeta?
In un capovolgimento dei cliché dei romanzi d’avventura, trasforma l’essere umano nel mostro da combattere.
Dopo che la Hammer, nel 1957 commissiona al nostro di trarne la sceneggiatura di un film che però non viene realizzato, dal romanzo verranno tratte ben tre pellicole nel corso degli anni, la prima delle quali è il cult movie di Ubaldo Ragona, “L’ultimo uomo sulla terra” (1964), col mitico Vincent Price, che ad oggi rimane la trasposizione più fedele e riuscita del romanzo; il secondo, “1975: occhi bianchi sul pianeta Terra” (1971), di Boris Sagal, con protagonista Charlton Heston, si prende un po’troppe libertà rispetto al libro, ribaltando l’idea geniale che sta alla base della trama; mentre sull’ultimo, “Io sono leggenda” (2007), di Francis Lawrence, con Will Smith, stendiamo solo un velo pietoso.
Senza considerare che questo romanzo sarà la fonte di ispirazione per il leggendario esordio di George Romero, “La Notte dei Morti Viventi”...
Lo stesso anno esce anche la prima antologia dei racconti di Matheson, “Born of Man and Woman”.
Malgrado questi primi riconoscimenti, le ristrettezze finanziarie lo spingono a trasferirsi per accettare un lavoro offertogli dal fratello.
Il libro successivo, “Tre millimetri al giorno” (1956), fortunatamente troverà subito l’attenzione di Hollywood.
Il romanzo racconta i terribili tormenti di un uomo che, colpito da una nube radioattiva, inizia a rimpicciolire.
Vede andare in pezzi prima i suoi rapporti familiari (diventando più piccolo di sua moglie e di suo figlio) e poi il suo ambiente: i mobili diventano grandi come montagne, così come i normali insetti si trasformano in mostri terribili, fino alla temuta “dimensione zero“, il momento in cui scomparirà del tutto.
Verrà adattato per il cinema l’anno successivo da Jack Arnold col titolo “Radiazioni BX: distruzione uomo”, per la sceneggiatura dello stesso Matheson, a cui collaborerà anche il grande Orson Welles.
Joel Schumacher ne offrirà una scialba versione al femminile nella commedia “The Incredible Shrinking Woman” (1981).
Nel 1958 è la volta di un altro classico dello scrittore, “Io sono Helen Driscoll”, un angosciante horror sulla telepatia e l’ipnosi, trasposto in film nel 1999, dal regista David Koepp, col titolo “Echi mortali”, e Kevin Bacon nel ruolo del protagonista.
Due anni dopo esce “I ragazzi della morte”, un romanzo autobiografico dove descrive l’esperienza dei giovanissimi soldati americani impegnati al fronte durante la seconda guerra mondiale.
Anch’esso avrà una versione cinematografica nel 1967, col titolo “Angeli nell'inferno”, per la regia di John Peyser, anche se la maggior parte della complessità trama di Matheson verrà tralasciato a favore di un filmetto bellico.
Durante gli anni '50 pubblica pure una manciata di storie western (successivamente raccolte in “By the Gun”); riprenderà queste tematiche durante gli anni '90, con “Journal of the Gun Years”, “The Gunfight”, “The Memoirs of Wild Bill Hickok” e “Shadow on the Sun”.
Escono poi il giallo “Cavalca l'incubo” (1962), di cui sceneggerà la riduzione televisiva per un episodio di “L’Ora di Hitchcock”, e la versione cinematografica “L'uomo dalle due ombre” (1970), di Terence Young; “Comedy of Terrors” (1967), scritto a quattro mani con Elsie Lee; “La casa d'inferno” (1971), vero classico delle case infestate, viste con l’ottica pseudo scientifica della parapsicologia, da cui verrà tratto il film “Dopo la vita” (1973), di John Hough; il fantascentifico “Appuntamento nel tempo” (1975), da cui viene tratto “Ovunque nel tempo” (1980), di Jeannot Szwarc, con Christopher Reeve e Christopher Plummer; l’allegorico (e un filo melenso) “Al di là dei sogni” (1978), da cui viene tratto il film omonimo diretto da Vincent Ward ed interpretato da Robin Williams; “Ghost” (1982).
Non certo di minore importanza l’attività di sceneggiatore del nostro.
Scrive per la serie antologica “Studio 57” (1955), per la western “Ricercato vivo o morto” (1959), per la poliziesca “Bourbon Street Beat” (1960).
Nel 1959 il produttore televisivo Rod Serling lo interpella per collaborare alla serie televisiva stracult “Ai confini della realtà” (1959-1960), di cui scriverà 14 episodi.
Per il cinema adatta l’apologo poliziesco anti-beatniks “The Beat Generation” (1959), diretto da Charles F. Haas, mentre l'American International Pictures gli commissiona l'adattamento cinematografico del racconto di Edgar Allan Poe “La Casa degli Usher”: “I vivi e i morti” (1960), sarà il primo di una serie di film ispirati a Poe che il regista Roger Corman realizzerà con la collaborazione di Matheson.
Gli altri sono “Il pozzo e il pendolo” (1961), “I racconti del terrore” (1962), e “I maghi del terrore” (1963), tutti ormai diventati classici.
Sue le sceneggiature di altrettanti cult come il fantascentifico “Il padrone del mondo” (1961), di William Witney, interpretato da Vincent Price, Charles Bronson e Henry Hull, e tratto dal romanzo di Jules Verne “Robur il conquistatore”; “La notte delle streghe” (1962), a.k.a. “Night of the Eagle”, a.k.a. “Burn Witch Burn!”, di Sidney Hayers, tratto dal racconto di Fritz Leiber “Ombre del male”; l’ironico horror “Il clan del terrore” (1963), di Jacques Tourneur, con le glorie del genere Vincent Price , Peter Lorre, Boris Karloff e Basil Rathbone.
A questo punto la fama di Matheson come sceneggiatore è ormai così consolidata che nel 1962 viene chiamato da sua maestà Alfred Hitchcock per lavorare al suo film “Gli uccelli”, tratto da un racconto di Daphne du Maurier; purtroppo (o per fortuna, in questo caso…) il regista inglese non apprezzerà affatto la sua idea di non far vedere per niente gli uccelli nel film, tanto che la sceneggiatura alla fine verrà affidata ad Ed McBain.
Suoi saranno gli script per il thriller “Una notte per morire”, a.k.a “Die! Die! My Darling!”, del canadese Silvio Narizzano; per l’horror “The Devil Rides Out” (1968), di Terence Fisher; per il bizzarro “De Sade” (1969), di Cy Endfield, Roger Corman, Gordon Hessler; per il pessimo “Lo squalo 3D” (1983), di Joe Alves; per la commedia “Poliziotti a due zampe” (1990), di Bob Clark.
Pure in televisione Matheson si fa onore: scrive l'episodio di Star Trek "The Enemy Within" (1966); una puntata del “Late Night Horror”, “No Such Thing as a Vampire” (1968); una di “Journey to the Unknown”, “Girl of My Dreams (1968); il film TV “It's Alive!” (1969), di Larry Buchanan, tratto dal racconto “Being”; il già citato “Duel”; il TV movie “Dying Room Only” (1973), di Philip Leacock; “The Stranger Within” (1974), di Lee Philips; “L'ossessione di Miriam” (1977), di Gordon Hessler; un episodio di “Racconti di fantascienza” (1979); “Il sognatore di Oz” (1990), di Jack Bender; uno di “Oltre i limiti” (1996); uno di “Masters of Horror” (2005); e uno de “I Griffin” (2010).
Sempre per la televisione, notevole la sua collaborazione col regista Dan Curtis, con cui firma “Lo strangolatore della notte” (1973), per il quale il nostro vince il prestigioso “Edgar Award”, “L'ululato del lupo” (1974), “Il demone nero” (1974), “Trilogia del terrore” (1975), tra cui "Prey" (pubblicato inizialmente nel numero di aprile 1969 della rivista “Playboy”), segmento che presenta la famosa bambola fetish da guerriero Zuni, “Dead of Night” (1977), “Trilogy of Terror II” (1996).
Tutti questi impegni per il grande e piccolo schermo rallentano parecchio la sua produzione di romanzi.
Negli anni '80 Matheson pubblica “Earthbound”, e nel decennio successivolta escono i succitati quattro romanzi western, oltre al thriller “Seven Steps to Midnight” (1993) e il mystery “Now You See It ...” (1995), appositamente dedicato a Robert Bloch.
Nel 1999, esce un lavoro di non-fiction “The Path”, ispirato al suo interesse per i fenomeni psichici.
Gli ultimi anni sono caratterizzati dalla pubblicazione di materiale inedito ed escono il giallo “Hunted Past Reason” (2002) e il romanzo illustrato per bambini “Abu and the Seven Marvels”.
Il grande scrittore muore il 23 giugno 2013, nella sua casa di Los Angeles, in California, all'età di 87 anni.
Purtroppo, dopo di lui, non ci riuscirà sentirci più al sicuro, da nessuna parte…
E guarderemo sempre con apprensione lo specchietto retrovisore, quando un camion ci tallona…
Bell’eredità ci ha lasciato, sì!
Onore a Richard Matheson!
“Robert Neville posò lo sguardo sui nuovi abitanti della Terra. Sapeva di non essere uno di loro; sapeva di essere un anatema, un orrore nero da distruggere, come i vampiri. E quell'idea lo colpì come un fulmine, divertendolo perfino nel dolore. Un risolino strozzato gli riempì la gola. Si girò e si appoggiò alla parete mentre ingoiava le pillole. «Il cerchio è completo», pensò mentre il letargo definitivo gli strisciava nelle membra. «Il cerchio è completo. Un nuovo terrore prende forma dalla morte, una nuova superstizione penetra la fortezza inattaccabile dell'infinito. Io sono leggenda».”
Richard Matheson – Io sono Leggenda