Ci sono uomini che, attraverso la loro macchina da presa, hanno letteralmente costruito il nostro immaginario orrorifico.
E TERENCE FISHER naturalmente, è uno di questi, cari amici dei Mutzhi Mambo!
Terence Fisher è stato il regista dei più famosi horror gotici della beneamata casa di produzione Hammer!
Il filmaker (di cui oggi cade l'anniversario della nascita) infatti ha diretto roba tipo "La maschera di Frankenstein ", "Dracula il vampiro", "La Mummia", "The Course of the Werewolf", "Il Mostro di Londra"...
I suoi film, nel bene o nel male, sono diventati "normativi": non si può parlare di mostri senza prenderli in considerazione!
E poi, in un'epoca in cui le pellicole dell'orrore sembrano girate con lo Smart Phone da un operatore epilettico, lasciamoci rapire e affascinare dall'oscura ed elegante atmosfera dei suoi film immortali; forse sì, un po' ingenui, ma che classe, ragazzi!
In coppia col grande attore Peter Cushing, regnò incontrastato sull'horror dalla fine degli anni Cinquanta agli anni Sessanta, marchiando a fuoco (ma forse di più a sangue) la storia del cinema di genere.
Fisher fu il padre cinematografico dei più classici mostri oggi conosciuti, quando ancora Freddy Kruger, Jason Voorhees e Michael Myers non erano ancora nella mente di Wes Craven, John Carpenter e Sean S. Cunningham.
Non che li avesse inventati lui, tali creature avevano già esordito alla grande sugli schermi.
Ma è con lui che hanno assunto le caratteristiche più “classiche”.
È lui, ad esempio, colui che ha reso davvero protagonista Frankenstein, il creatore del mostro assemblato con arti di cadaveri che poi rinnegherà.
La Creatura che barcolla e uccide sul grande schermo, è senza nome ma si approprierà di quello dello scienziato che gli ha infuso la vita; sarà proprio Fisher invece a focalizzare l’attenzione sul “Mad doctor”, che nei suoi film ha il volto scheletrico di Peter Cushing, i cui esperimenti porteranno effetti disastrosi che ben conosciamo.
Ma non sarà il solo a salire in questo Olimpo dell'Incubo.
Fisher è stato anche il narratore privilegiato di quei disgraziati perseguitati da una maledizione antica come il mondo: quella di diventare animali, mezzi uomini e mezzi lupi, condannati a trasformarsi in belve dai pallidi raggi del plenilunio e a uccidere chi più amano.
In una sola parola, Fisher è il papà adottivo anche del licantropo.
E assieme al lupo mannaro, come non citare gli altri suoi figliocci?
La claudicante mummia e la figura del vampiro che vive nella notte, insinuandosi nelle camere da letto illuminate, per strisciare, all'alba, nelle tombe che sono la sua oscura dimora.
Magari ci sono stati registi migliori, questo sì, piu raffinati, piu fantasiosi, più inquietanti; magari i suoi film vantano un grande fascino ma non son certo tutti dei capolavori; però è da rimarcare la sua innegabile, assoluta fedeltà al genere.
Una fedeltà senza troppi orpelli, senza troppa fantasia ma sicura ed efficace.
Una fedeltà e una dedizione che è propria solo dei grandi artigiani specializzati.
Come lo era Terence Fisher: un grande artigiano specializzato… nell’orrore!
Terence Fisher nasce a Londra, il 23 febbraio del 1904.
Cresciuto con la nonna in una piccola comunità cristiana dell'Inghilterra, Terence lascia la scuola quando è ancora ragazzo, per arruolarsi nella Marina Mercantile Britannica.
Ben presto però, scopre che la vita sul mare non è esattamente ciò che desidera, così si impegna alla ricerca di altri lavori.
È durante questo periodo che scopre il cinema, ed entra nella sua industria per guadagnarsi da vivere inizialmente come editor, lavoro che svolgerà dal 1936 al 1948 e che gli fa conoscere importanti nomi del cinema inglese e non solo, come il regista Robert Stevenson e gli attori James Mason, Herbert Lom e David Tomlinson.
Il debutto come regista avviene quando ormai ha già raggiunto un età matura.
Nel 1947, a 43 anni (che ora sei ancora un "ragazzo" ma nel '47 eri già un uomo bello maturo...), decide di provare a stare dietro una macchina da presa, firmando i drammatici "Nebbie dal passato" (1948) con l'amico Herbert Lom e l'attrice Mai Zetterling, e "Tragica incertezza" (1950), coadiuvato dalla regia di Antony Darnborough, dove dirige Jean Simmons e Dirk Bogarde.
Poi, nel 1951, arriva la Hammer, trasferitasi da pochissimo a Down Place, vicino alla sponda del Tamigi, che investe tutte le sue speranze su di lui, producendo alcuni di quei film dai titoli un po' ripetitivi, ma di forte impatto visionario.
Titoli che legano Fisher all'interno di un piccolo gruppo di registi del genere che comprende: James Carreras, Freddie Francis e Peter Sasdy.
Nel 1957 parte il "ciclo di Frankenstein", una nuova versione a colori del classico di Mary Shelley che riporta sugli schermi il personaggio del barone scienziato visionario, istrionico, crudele e dal sangue freddo, le cui sperimentazioni non si fermano di fronte a nulla.
Nasce "La maschera di Frankenstein" (1957) che rilancia il genere horror e impone sul grande schermo i volti di Christopher Lee e soprattutto quello di Peter Cushing, nella parte del barone, vero mostro protagonista di questa saga.
Seguirà "La vendetta di Frankenstein" (1958), "La maledizione di Frankenstein" (1967), "Distruggete Frankenstein" (1969), "La creatura di Frankenstein" (1973) e "Frankenstein e il Mostro dell'Inferno" (1974).
Nel contempo, Fisher firma la sua opera migliore: "Dracula il vampiro" (1958) che riprende il romanzo di Bram Stoker, con qualche modifica dello sceneggiatore Jimmy Sangster, ma che rappresenta il prototipo dei film della società britannica Hammer e di una regia, quella di Fisher, che influenzerà il cinema orrorifico degli anni '60. D
Dracula, dal pallido volto di Christopher Lee, ha un aspetto più moderno, compresi i canini (invenzione dello stesso Fisher) e si fa nemico giurato di un aristocratico Van Helsing (Cushing), contro il quale scatena orde di suoi sottomessi dai denti a punta.
Viene partorita così la "trilogia dei vampiri" che oltre al suddetto, si arricchisce di pellicole come: "Le spose di Dracula" (1960) e "Dracula - Principe delle tenebre" (1965).
Ma non solo succhiasangue nella sua vasta filmografia, che aggiunge un altro mostro-chiave della letteratura e della cinematografia del terrore: arriva infatti "La mummia" (1959).
Oltre a questa pellicola, ci sono i film d'avventura prodotti dalla Hammer: "La furia dei Baskerville" (1959), "L'uomo che ingannò la morte" (1959), "Gli arcieri di Sherwood" (1960); i thriller, come "Il mostro di Londra" (1960), "Sherlock Holmes - La valle del terrore" (1962), "Lo sguardo che uccide" (1964) e "S.O.S. I mostri uccidono ancora" (1966).
Il grosso successo economico dei film di Terence Fisher apre la porta a numerosi altri film dell'orrore, sdoganando e resuscitando anche quelle creature che di solito erano snobbate come l'uomo lupo ne "Implacabile condanna" (1961), magistralmente interpretato da Oliver Reed, intriso di mistero e paura.
Dal 1970, in poi, la carriera di Terence Fisher, così legata alla casa di produzione Hammer, ha un brusco calo.
Le richieste di film horror da parte del pubblico diventano più sofisticate, la gente fa la fila al botteghino per vedere l'horror d'autore o quelli splatter e violentissimi.
Pellicole come "Rosemary's Baby", “La Notte di morti viventi”, "L'esorcista", "Non Aprite quella porta", "Profondo rosso", sono ormai quello che pubblico e critica vogliono, con tutto il rispetto per i goffi e aristocratici mostri della casa di produzione inglese.
Gli studios fanno sempre meno film e decidono di smettere di produrre horror gotici, che ormai vengono ritenuti fuori moda.
Dopo 50 lungometraggi, Terence Fisher è ormai ritenuto obsoleto (anche perché oggettivamente vecchio) e così il regista, girato "Frankenstein e il Mostro dell'Inferno" (1974), decide di mettersi da parte e di fare largo ai giovani.
Muore per un attacco cardiaco nel 1980, accanto alla moglie e alla figlia, da sempre sue preziose collaboratrici.
Da allora l'orrore farà anche più paura, sarà anche più disgustoso e raccapricciante, ma non ci son più i mostri di una volta…
Una volta ci voleva una certa classe anche per spaventare!
Onore a Terence Fisher!
La citazione di oggi non poteva essere che di Mary Shelley:
"Presto queste brucianti miserie si estingueranno. Salirò trionfante sul mio rogo funebre, ed esulterò nell'agonia delle fiamme divoratrici. La luce di questa conflagrazione svanirà; il vento disperderà le mie ceneri nel mare."
Mary Shelley - Frankenstein, o il moderno Prometeo