LA GRINTA DELL'ANIMA
Rieccoci a parlare di soul, cari amici dei Mutzhi Mambo, argomento che non è proprio uno dei nostri preferiti...
Pur amando il blues e il rhythm'n'blues, il soul spesso rischia di trasformarsi in un terreno melmoso, anzi mieloso, in cui non amiamo avventurarci, anche se ricco di personaggi oggettivamente interessanti, in senso Pulp.
Ma come si fa a non omaggiare un cavallo purosangue come il grintoso WILSON PICKETT, uno dei più energici interpreti della musica nera di sempre?
Tra le maggiori star del soul degli anni '60, Wilson Pickett è stato uno dei più ruvidi e calorosi cantanti del genere, che ci ha donato su alcuni dei groove più hot del decennio, con successi come "In the Midnight Hour", "Land of 1000 Dances", "Mustang Sally" e "Funky Broadway."
Pickett ha registrato oltre 50 canzoni che hanno sfondato nelle classifiche R&B statunitensi, e molte di esse sono poi finite nella top100 di Billboard tout court.
Anche se spesso viene sottostimato, rispetto a talenti più famosi e versatili come Otis Redding e Aretha Franklin, la sua energia non aveva davvero rivali e molti fan di quella stagione amano alla follia il suo approccio così crudo e sudato ai brani.
Perché Pikett "aggrediva" letteralmente le canzoni, rendendo anche il pezzo più sdolcinato e melenso una vera "cavalcata", intensa e rabbiosa.
È uno di quelli che ha codificato gli standard del southern soul, quello della Stax e Atlantic che amiamo di più, per capirci, grazie a pezzi spesso scritti e registrati con la crème-de-la-crème dei sessionmen di Memphis e Muscle Shoals in Alabama.
Era anche un valido compositore ha scritto canzoni che verranno registrate da innumerevoli artisti, tra cui Led Zeppelin, Van Halen, Rolling Stones, Aerosmith, Grateful Dead, Booker T. & the MGs, Genesis, Creedence Clearwater Revival, Hootie & the Blowfish, Echo & the Bunnymen, Roxy Music, Bruce Springsteen, Los Lobos, The Jam e Ani DiFranco, tra gli altri.
Così, per dire...
Ma ahinoi, era anche un personaggione molto controverso: alcolizzato e cocainomane per anni, omicida stradale, violento con mogli e fidanzate, ha totalizzato diversi arresti e ha buttato alle ortiche una carriera che poteva davvero incoronarlo come re indiscusso della black music.
Perché le carte per essere il migliore ce le aveva tutte...
Chiaramente non siamo qua per giudicare nessuno, se non come artista, quindi bando alle ciance e mettiamo sul piatto un bel disco di Pikett, che di grinta in questo periodo ne abbiamo davvero bisogno tutti!
Wilson Pickett nasce il 18 marzo del 1941 a Prattville, in Alabama.
Quarto di 11 figli, impara a cantare nei cori della chiesa battista ma ha un'infanzia funestata dalla madre, una vera strega, che suole picchiarlo con quello che le passa per le mani, perfino padelle e ciocchi di legno accesi, tanto che una volta il piccolo Wilson scappa nei boschi per un'intera settimana portandosi dietro il cane.
Alla fine, nel 1955, molla tutto e va a vivere da suo padre a Detroit.
Nella Motor City definisce il suo stile di canto, forte e appassionato, unendo l'intensità dei canti di chiesa con la rabbia della strada, e rimanendo influenzato da artisti rock'n'roll come Little Richard.
Nel 1955, Pickett si unisce ai Violinaires, un gruppo evangelico che va spesso in tournée in America.
Ma dopo aver militato per quattro anni nel gruppo, Wilson capisce che i cantanti gospel che fanno i veri soldi sono quelli passati nel più redditizio mercato della musica popolare: si unisce quindi ai Falcons nel 1959.
Lo stesso anno, registra da solo "Let Me Be Your Boy" con le Primette come coriste: la canzone diventerà il lato B del suo singolo del 1963 "My Heart Belongs to You".
I Falcons sono il primo gruppo vocale che porta il gospel in un contesto popolare, facendo da apripista alla nascita della musica soul.
La band vanta membri di spicco che diventeranno a loro volta importanti artisti solisti: quando Pickett entra nel gruppo, fra i membri ci sono Eddie Floyd e Sir Mack Rice.
Il più grande successo del nostro con i Falcons è "I Found a Love", scritto da Pickett stesso e caratterizzato dalla sua voce in primo piano.
Il pezzo si rivela per i Falcons un hit minore ma spianerà la strada alla carriera solista del nostro: in seguito diventerà un suo successo personale, con una versione in due parti ri-registrata e inclusa nel suo album del 1967 "The Sound of Wilson Pickett".
Poco dopo aver registrato "I Found a Love", si impegna nelle prime incisioni da solista, tra cui "I'm Gonna Cry", in collaborazione con Don Covay, e registra la demo di una canzone che ha scritto, "If You Need Me", una ballatatona soul con tanto di parte parlata.
Pickett la invia a Jerry Wexler, produttore della Atlantic Records, che a sua volta la passa a Solomon Burke, la più grande star che all'epoca poteva vantare l'etichetta.
A Burke piace come la canta Wilson ma sarà la sua versione di "If You Need Me" a diventare uno dei suoi più grandi successi e divenire un classico standard soul.
Pickett ci rimane malissimo quando scopre che la Atlantic aveva regalato la sua canzone ad un altro interprete.
Con la demo in tasca, il nostro torna infuriato nello studio di Wexler, il quale in pratica gli dice che gli dispiace che si sia arrabbiato ma ormai "quel che è stato è stato, scurdammece o'passato"...
La "sua" versione del "suo" pezzo verrà poi pubblicata dalla Double L Records ma avra scarso successo.
La prima vera hit di Pickett come solista arriva con "It's Too Late", una composizione originale (da non confondersi con l'omonimo standard Chuck Willis) che arriva al settimo posto della classifica R&B e al 49° di quella pop del 1963.
Con lo stesso titolo esce l'album di debutto di Pickett, pubblicato nello stesso anno.
Il successo di questo singolo convince Wexler e l'Atlantic a rilevare il contratto discografico di Pickett dalla Double L nel 1964; la sua carriera con questa prestigiosa etichetta inizia con il singolo "I'm Gonna Cry".
La svolta arriva col mitico studio della Stax Records a Memphis, Tennessee, dove con i favolosi sessionmen Steve Cropper, Al Jackson e Donald "Duck" Dunn, registra il suo terzo singolo per l'Atlantic, "In the Midnight Hour" (1965), che arriva al primo posto nella classifica R&B e al 21° di quella pop, vendendo oltre un milione di copie.
Pickett realizza tre sessioni alla Stax tra maggio e ottobre 1965, e nell'ultima viene affiancato anche da Isaac Hayes alle tastiere; oltre a "In the Midnight Hour", incide i singoli "Don't Fight It", "634-5789 (Soulsville, USA)", e "Ninety-Nine and One-Half (Won't Do)".
Per le sue registrazioni successive, non torna agli studi Stax, perché il proprietario dell'etichetta, Jim Stewart, aveva deciso nel dicembre 1965 di vietare le produzioni esterne; Wexler porta quindi Pickett ai Fame Studios, uno studio che collabora anch'esso in stretto contatto con la Atlantic, situato in un magazzino di tabacco convertito nella vicina Muscle Shoals, in Alabama.
Pickett incide qui alcuni dei suoi più grandi successi, tra cui la sua bellissima versione di "Land of 1,000 Dances", il suo terzo pezzo a finire in cima alla classifica R&B, e il suo più grande successo pop, visto che raggiung il 6° posto, vendendo milioni di copie.
Altri pezzoni di questo periodo sono le sue interpretazioni di "Mustang Sally" di Mack Rice, e "Funky Broadway" di Dyke & the Blazers; la band che lo accompagna nella maggior parte delle registrazioni comprende il Spooner Oldham, il chitarrista Jimmy Johnson, il batterista Roger Hawkins e il bassista Tommy Cogbill.
Verso la fine del 1967, passa agli American Studios di Memphis con i produttori Tom Dowd e Tommy Cogbill, e inizia a registrare canzoni di Bobby Womack, come "I'm in Love", "Jealous Love", "I'm Come a Long Way", "I'm a Midnight Mover" (di cui il nostro è coautore) e "I Found a True Love", tutti successi del 1967 e 1968.
Pickett registra anche brani di altri cantautori, come "She's Lookin 'Good" di Rodger Collins, "A Man and a Half" di George Jackson e un nuovo arrangiamento del tradizionale standard blues "Stagger Lee"; Womack suona la chitarra in tutte le registrazioni.
Torna poi ai Fame Studios tra la fine del 1968 e l'inizio del 1969, dove lavora con una band che comprende il chitarrista Duane Allman, Hawkins e il bassista Jerry Jemmott.
Una cover di successo di "Hey Jude" dei Beatles viene incisa in queste session, così come hit minori del calibro di "Mini-Skirt Minnie" e "Hey Joe" (traditional già portato al successo da Jimi Hendrix).
In questo periodo ha anche una (peraltro breve) carriera italiana e partecipa per ben due volte al Festival di Sanremo: nel 1968 cantando "Deborah" in coppia con Fausto Leali, e l'anno successivo con il brano "Un'avventura" di Lucio Battisti.
La fine del 1969 trova Pickett ai Criteria Studios di Miami dove registra le cover di "You Keep Me Hangin 'On" delle Supremes e "Sugar Sugar" di Archies, nonché l'originale "She Said Yes".
Collabora poi con i noti hitmaker di Filadelfia Gamble e Huff per l'album del 1970 "Wilson Pickett a Philadelphia", che contiene due singoli di successo come "Engine No. 9" e "Don't Let the Green Grass Fool You".
Dopo questi due successi, Pickett torna a Muscle Shoals e alla band con David Hood, Hawkins e Tippy Armstrong: con questa formazione registra il suo quinto e ultimo numero 1 nella classifica R&B, "Don't Knock My Love, Pt. 1".
Nel 1971 piazza altre due hit: "Call My Name, I'm Be There" e "Fire and Water", una cover di una pezzo rock dei Free.
L'hanno successivo registra diverse tracce per un nuovo album che dovrebbe uscire per l'Atlantic, ma dopo che il singolo "Funk Factory" non raggiunge il risultato di vendite sperato, lascia l'etichetta per la RCA; tuttavia, sei anni dopo, la divisione Big Tree di Atlantic pubblicherà il suo orrido album discomusic, "Funky Situation", nel 1978.
Pickett continua a registrare con un certo successo per la RCA nel 1973 e nel 1974, con pezzi come "Mr. Magic Man", "Take a Closer Look at the Woman You're With", "International Playboy" e "Soft Soul Boogie Woogie" ma non riesce più ad entrare facilmente in classifica.
Nel 1975, con la carriera in caduta libera, l'RCA scarica Pickett, il quale allora prova a fondare una sua etichetta, la Wicked, che però avrà breve durata, per la quale pubblica il disco "Chocolate Mountain".
Continua a registrare sporadicamente con diverse etichette nei decenni successivi (inclusa la Motown), ma non riesce più a piazzare una hit dopo il 1974; l'alcolismo ormai è esacerbato dalla forte dipendenza da cocaina e in questi anni si fa sempre più violento coi familiari e con i vari musicisti che hanno la sventura di accompagnarlo.
Durante gli anni '80 e '90, nonostante i suoi problemi personali, Pickett continua ad andare in tournée e viene più volte onorato per il suo contributo alla musica.
La sua discografia nel 1991 subisce un gran rilancio grazie al delizioso film "The Commitments", di Alan Parker, l'irresistibile storia di una band di sfigatisimi irlandesi che vuole suonare soul, con la presenza del nostro che aleggia per tutta la pellicola (anche se alla fine non si vedrà mai).
Purtroppo, lo stesso anno, Pickett viene arrestato per aver minacciato il sindaco di Englewood, nel New Jersey, mentre guidava ubriaco la sua auto sul prato del primo cittadino.
Viene condannato per guida in stato di ubriachezza, per essersi rifiutato di fare il test alcolemico e per resistenza all'arresto: accetta di esibirsi in un concerto di beneficenza in cambio della caduta delle accuse di condotta disordinata e danni alla proprietà.
Passa un anno e il nostro si trova in una situazione ancora più drammatica: investe un pedone di 86 anni, Pepe Ruiz, con la sua auto a Englewood.
La polizia trova in macchina del cantante sei bottiglie mignon di vodka e sei lattine di birra, tutte vuote...
Ruiz muore più tardi per le lesioni riportate.
Wilson si dichiara colpevole per guida in stato di ubriachezza; accetta di riabilitarsi e riceve una pena ridotta ad un anno di prigione e di cinque anni di libertà vigilata.
La settimana dopo questo incidente, un giudice ordina a Pickett di andarsene da casa dopo che la sua fidanzata convivente lo aveva accusato di averla minacciata e di averle lanciato contro una bottiglia di vodka.
Nel 1996, Pickett viene di nuovo arrestato per aver aggredito la sua fidanzata Elizabeth Trapp, mentre era sotto effetto della cocaina; lei rifiuta di sporgere denuncia ma Wilson si becca comunque una denuncia per possesso di cocaina.
Alla fine degli anni '90, Pickett torna finalmente in studio per registrare l'album del 1999 "It's Harder Now", che riceve ottimi consensi dalla critica.
Appare anche nel disastroso sequel del 1998 "Blues Brothers 2000", di John Landis, in cui esegue "634-5789" con Eddie Floyd e Jonny Lang; bisogna ricordare che gia nel precedente era stato menzionato, e oltretutto presentava nel cast diversi membri della band di supporto di Pickett.
Peccato che all'epoca abbia perso il treno di apparire di persona nel film più iconico sul soul e rhythm'n'blues di sempre...se lo sarebbe meritato!
Recita poi nel documentario del 2002 "Only the Strong Survive", diretto da D. A. Pennebaker, e, l'anno successivo, è giudice per il secondo Independent Music Awards a supporto della carriera degli artisti indipendenti.
Pickett trascorrerà il crepuscolo della sua carriera suonando dozzine di date ogni anno fino al 2004, quando inizia a soffrire di gravi problemi di salute.
Mentre si trova in ospedale, torna il rimorso e la voglia di recuperare le sue radici spirituali: confessa a sua sorella che vorrebbe registrare un album gospel, ma non ci riuscirà...
Il magnifico soul man muore di infarto a Reston, in Virginia, il 19 gennaio 2006, 58 giorni prima del suo 65° compleanno.
L'elogio funebre viene recitato dal pastore Steve Owens mentre Little Richard, amico di lunga data di Pickett, in qualità di pastore, fa un sermone in suo onore.
Lascia quattro figli, una fidanzata e un mondo orfano della sua incommensurabile energia...
Onore a Wilson Pickett!
"I'm a midnight mover, lookee here
All night through
I'm a midnight teaser
Real soul pleaser
I'm a midnight hugger (midnight hugger)
All night long, lookee here (and a lover)
Trust in me when you're down and out (please, baby)
I will always bring you up
They call me the midnight mover, oh yeah, ow
I'm a midnight walker
Sweet soul talker
I'm a midnight creeper
All-day sleeper..."
Wilson Pickett - I'm a Midnight Mover