SIGNORINA GRANDI FORME
In questi periodi bui, di quarantena, di isolamento forzato, vogliamo farvi un bel regalo, un genere di conforto dedicato specialmente a voi, cari amici dei Mutzhi Mambo che siete costretti a vivere questo momento soli, senza nemmeno il conforto di una compagna con cui allietare la reclusione (ma anche a quelli che, costretti a sorbirsi partner e marmocchi tutto il giorno, un po' di vera solitudine gli piacerebbe...)
Signore e Signori, ebbene sì, siamo lieti di festeggiare il compleanno della giunonica SERENA GRANDI, l'ultima, leggendaria, "grande" pin-up nostrale!
Per carità, di morone bonazzone ce ne sono tante a giro, pure ora, ma Serena Grandi è un bel personaggione, con una bella personalità e carisma, ed è stata l'ultima che ha "bucato" lo schermo, che ha incarnato a "tutto tondo" l'ideale cinematografico della prorompente abbondanza mediterranea...anzi bolognese, per essere più precisi!
Ma tanto sappiamo benissimo che parecchi di voi se la rammentano benissimo la Serenona nazionale.
Anzi, scommettiamo che il marchio del suo ricordo molti lo portano ancora stampato sui calli nelle mani, nelle feroci tendiniti ai polsi, nelle lenti spesse degli occhiali...
E come potrebbe essere altrimenti?
Sguardo da porca, labbra carnose, tettone di burro, fianchi generosi, cespuglio fitto: la sola scena di "amor francese" di "Miranda" potrebbe fornire "materiale" per riempire per secoli le banche del seme di tutto il mondo...
Ci perdonino le nostre care amiche più sensibili ma bisogna ammettere che Serena Grandi sembrava davvero venuta al mondo con un solo "scopo" (e perdonate pure il greve gioco di parole...).
Peccato che negli ultimi anni, come troppo spesso accade alle ex-bombe sexy, sia diventata un grottesco personaggio da gossip; ma a noi basta e avanza ricordarla nei suoi panni (pochi...) migliori.
Per quanto riguarda il mondo del Pulp, la Grandi ci ha regalato effettivamente pochino ma basterebbe la sua famigerata sequenza in "Antrophofagus" per trovare il legittimo pretesto per omaggiarla in questa Vostra rubrica...
E poi, in fondo, chi se ne frega dei pretesti con un fisico del genere!
Serena Faggioli (così all'anagrafe) nasce a Bologna il 23 marzo del 1958.
A 8 anni viene abusata dal prete, durante il catechismo, che la costringe a toccare e baciare in bocca una sua compagna.
Dopo le scuole dell'obbligo si diploma come programmatrice informatica, segue poi dei corsi di lingua inglese extra-scolastici, trovando così lavoro in un laboratorio di analisi.
Ma il calcolo binario e i software non sono certo il suo sogno: le piacerebbe recitare e il "fisico" dopotutto ce l'ha...
Così, da Bologna parte per Roma, sperando che a Cinecittà qualcuno la noti (e non abbiamo dubbi riguardo a questo fatto...); chiaramente non basta di certo la bellezza, quindi la nostra si iscrive a qualche corso di dizione per pulire la sua voce dalla cadenza emiliana e frequenta assiduamente un corso di recitazione, partecipando fra l'altro a numerosi stage con registi americani.
Rimane il problema del nome: Serena Faggioli, specie con tutto quel ben di dio che si porta appresso, è francamente troppo volgare.
La scelta ricade prima su Daria Norman e poi su Vanessa Steiger, con i quali comincia a essere riconosciuta come modella.
Alla fine adotterà il cognome da nubile di sua madre, "Grandi", che oltretutto si sposa benissimo con le sue "misure.
Il debutto cinematografico arriva finalmente nel 1978 con un piccolo ruolo nel drammatico "Ring", pellicola di Luigi Petrini, e in seguito la ammiriamo in qualche particina scollacciata in produzioni nostrane, come il drammatico "Tranquille donne di campagna" (1980), di Claudio Giorgi, la commedia "La compagna di viaggio" (1980), di Ferdinando Baldi (in entrambi protagonista è Philippe Leroy), "La cicala" (1980), di Alberto Lattuada, con Virna Lisi, "Mia moglie è una strega" (1980), di Castellano e Pipolo, "Sono fotogenico" (1980), di Dino Risi (entrambi con Renato Pozzetto).
Nel tremendo "Antropophagus" (1980), di Joe D'Amato (che la Grandi gira sotto lo pseudonimo di Vanessa Steiger), interpreta una delle scene più insostenibili della storia del cinema: è lei la donna incinta a cui viene brutalmente strappato il feto (in realtà un coniglio spellato...) per essere divorato dal mostruoso cannibale interpretato da George Estman.
Continua poi la serie di piccole parti con la commedia "Teste di quoio (1981), di Giorgio Capitani, "Pierino colpisce ancora" (1982), di Marino Girolami, l'apocrifo "Pierino la peste alla riscossa!" (1982) di Umberto Lenzi, quello con l'obeso Giorgio Ariani al posto di Alvaro Vitai nei panni del celebre monellaccio, il drammatico "Malamore," (1982), di Eriprando Visconti, il satirico "Sturmtruppen 2 - Tutti al fronte" (1982), di Salvatore Samperi, il surreale "Tu mi turbi" (1983), di Roberto Benigni, l'agghiacciante "Acapulco, prima spiaggia... a sinistra (1983), di Sergio Martino, con Gigi e Andrea, il melenso "Un ragazzo e una ragazza" (1984), di Marco Risi, con Jerry Calà.
Nel 1985 è nel cast del goffo fantasy "Le avventure dell'incredibile Ercole", di Luigi Cozzi, con Lou Ferrigno e Milly Carlucci, ma soprattutto viene scelta da Tinto Brass come protagonista di "Miranda", libero adattamento erotico, ambientato all'inizio degli anni'50, de "La Locandiera" di Carlo Goldoni.
Con questo film, il regista veneziano la impone come uno dei grandi sex symbol degli anni '80, unica degna erede delle storiche maggiorate del nostro Paese, come Sophia Loren, Silvana Mangano e Gina Lollobrigida.
È fatta: la Grandi entra definitivamente nell'immaginario proibito degli italiani... ma purtroppo per la sua carriera il prezzo da pagare sarà alto.
Non essendo così dotata come attrice (va detto...), non riuscirà più a scrollarsi di dosso il personaggio di bomba erotica che Brass le ha cucito addosso.
La vediamo recitare per Sergio Citti nel telefilm "Sogni e bisogni" (1985) accanto a Giulietta Masina, Maurizio Nichetti e Ugo Tognazzi, e nelle pellicole erotiche (in cui fa sempre la sua porca figura) "L'iniziazione" (1986) di Gianfranco Mingozzi, "Desiderando Giulia" (1986), di Andrea Barzini, maldestro adattamento di "Senilità" di Svevo, "La signora della notte" (1986), di Piero Schivazappa, "L'iniziazione" (1987), di Gianfranco Mingozzi.
Ci prova pure con le commedie ma con infimi risultati: "Teresa" (1987), forse il punto più basso della gloriosa carriera di Dino Risi, dove interpreta una camionista fidanzata con Luca Barbareschi, il terribile "Abbronzatissima" (1987), di Luca Onorati (che verrà rieditato col titolo "L'insegnante di violoncello"), i film ad episodi "Rimini Rimini" (1987), di Sergio Corbucci, dove cerca di ingannare, seducendolo, il povero Paolo Villaggio, e "Roba da ricchi" (1987), di Vittorio Caprioli, praticamente la fotocopia più sbiadita del copione del'epiodio precedente, con una falsa seduzione sempre ai danni di Villaggio.
Appena più interessante il thriller, firmato da Lamberto Bava, "Le foto di Gioia" (1987), in cui torna a dividere la scena con il "cannibale" George Estman: peccato che in questo film la Grandi dimostri definitivamente quanto sia inadeguata nei ruoli drammatici o di tensione...
Intanto fa scalpore il suo matrimonio con l'antiquario Beppe Ercoli, di 20 anni più anziano, con il quale avrà anche un figlio, Edoardo.
Continua comunque a lavorare al cinema, per esempio con Alberto Sordi ne "In nome del popolo sovrano" (1990), di Luigi Magni, nell'ennesima commedia vacanziera ad episodi "Saint Tropez - Saint Tropez" (1992), di Castellano e Pipolo, nei pessimi thriller "Graffiante desiderio"(1993), di Sergio Martino, "Delitto passionale" (1994), di Flavio Mogherini, "La strana storia di Olga O" (1995), di Antonio Bonifacio, e nel nostalgico "Radiofreccia" (1998) di Luciano Ligabue, ma ormai la stella di Serena sembra sia ormai al tramonto.
Nemmeno Brass, che la richiama a fare la "disponibile" madre della sua "Monella" (1998), riesce ad arrestare quello che a tutti gli effetti pare un declino precoce ed inarrestabile.
La Grandi sembra comunque trovarsi più a suo agio in TV come protagonista di fiction: "Per odio per amore" (1991), "Donna d'onore" (1991, per il quale vince pure un Telegatto), "Piazza di Spagna" (1993), "Ladri si nasce" (1997), "Le ragazze di Piazza di Spagna" (1998) e "Anni '50" (1998).
Robuccia, certamente, ma grazie a queste serie, Serena piano piano trasforma il suo cliché di "bombshell" in quello della "tipica" madre burrosa all'taliana, rivelando con gli anni pure insospettabili doti come attrice.
Nel 2003, scoppia lo scandalo: la nostra viene infatti coinvolta in una brutta vicenda di traffico di cocaina e giri di squillo.
La sua posizione viene stralciata dal processo quando riesce a dimostrare la sua estraneità dai fatti e che la coca da lei acquistata era solo per esclusivo uso personale.
Nel 2006, pubblica invece il suo primo romanzo "L'amante del federale", ma non abbandona il cinema: Pupi Avati la inserisce, infatti, nel cast de "Il papà di Giovanna" (2008) e la rivorrà per "Una sconfinata giovinezza" (2010).
Ultimamente si segnalano la sua piccola ma iconica parte ne "La Grande Bellezza" (2013), di Paolo Sorrentino, e quelle nelle insolite commedie "Due uomini, quattro donne e una mucca depressa" (2017), di Anna Di Francisca, e "Tutto liscio" (2019), di Igor Maltagliati.
Dei gossip, bancarotte, reality e fidanzamenti vari, nonché dei suoi recenti tentativi di entrare in politica, non ce ne può frega' de meno, quindi non ne parliamo.
Tanto siamo sinceri, per noi sarà sempre la nostra locandiera preferita...
Tanti auguri, Serena!
"Le donne frigide non esistono. Esistono soltanto uomini fessi"
Miranda/Serena Grandi - Miranda