LO SPECIALISTA DEL NERO
La memoria bisogna esercitarla, perché a volte si corre il rischio di far finire nel dimenticatoio dei grandissimi artisti che hanno fatto la storia del cinema.
Quindi siamo orgogliosi di rinfrescare la memoria ai nostri cari amici dei Mutzhi Mambo, specie se i personaggi in questione sono delle vere teste di serie che non meritano l'oblio.
Come appunto quello di oggi...
Perché se esiste una “faccia da noir”, a parte quella di Humphrey Bogart chiaramente, ebbene quella di RICHARD CONTE si avvicina parecchio al prototipo!
Siamo sicuri che molti di voi manco se lo ricordano, se non per il suo ruolo di Don Barzini nel “Padrino” di Coppola, ma il buon Richard Conte ha interpretato più di un centinaio di film e, durante il periodo d’oro del noir, è stato uno degli attori più noti e attivi, specie nelle produzioni a basso costo.
Senza dimenticare il suo fondamentale apporto al cinema italiano di genere, soprattutto nel poliziottesco, dove si è distinto per alcune prove di notevole caratura.
Non aveva mezze misure il nostro Conte: o interpretava ruoli da duro o ruoli da cattivo.
Le sfumature, i ruoli ambigui, non erano certo il suo pane…
Nicholas Peter Conte (così all’anagrafe) nasce il 24 marzo del 1910 a Jersey City, nel New Jersey, da una famiglia italo-americana.
La madre, Julia, lavora come sarta e il padre, Pasquale, fa il barbiere.
Richard si diploma alla William L. Dickinson High School di Jersey City e successivamente lavora come camionista, fattorino, venditore di scarpe, cameriere e pure cantante, prima di iniziare la sua carriera di attore.
Presta servizio nell'esercito degli Stati Uniti ma è presto congedato a causa di problemi agli occhi.
Viene scoperto da Elia Kazan e John Garfield mentre è impiegato in un resort del Connecticut, e lo spingono a lavorare nel teatro.
Alla fine si guadagna una borsa di studio per iscriversi alla Neighborhood Playhouse di New York, dove diventa un attore di spicco.
Fa il suo debutto a Broadway piuttosto tardi, nel 1939, con la pièce “Moon Over Mulberry Street” ma continua ad essere protagonista di altri spettacoli, tra cui “Night Music” e “Walk Into My Parlour.
Anche la sua prima performance cinematografica risale al 1939, “Heaven with a Barbed Wire Fence”, pellicola che vide anche l'esordio di Glenn Ford.
La sua carriera decolla negli anni della Seconda guerra mondiale, periodo in cui molti attori non lavorano essendo al fronte.
Nel 1942, Conte firma un contratto a lungo termine con la 20th Century Fox e cambia il suo nome in “Richard”.
Il suo primo film per la Fox è “Guadalcanal Diary” (1943).
Durante gli anni del conflitto, Conte interpreta per lo più soldati in war-movies come “The Purple Heart” (1944) e “A Walk in the Sun” (1945).
Dopo la fine della guerra, Conte appare in una caterva di film noir e crime, in cui il suo volto severo e il fisico prestante lo pongono al centro della scena, anche nei ruoli di comprimario.
Interpreta lo spionistico “Il 13 non risponde” (1947), di Henry Hathaway, a fianco di James Cagney, film crime come “Chiamate Nord 777” (uno dei primi ad adottare uno stile quasi documentaristico), sempre girato da Hathaway, e il bellissimo “L'urlo della città”, di Robert Siodmak, (entrambi del 1948), dove interpreta rispettivamente un ergastolano innocente e il gangster Martino Rosy, e noir come “I corsari della strada” (1949), di Jules Dassin, e “Il segreto di una donna” (1949), di Otto Preminger, con Gene Tierney.
Recita anche con Susan Hayward, insieme a Edward G. Robinson e Luther Adler, in “Amaro destino” (1949), di Joseph L. Mankiewicz, dove interpreta Max Monetti, un avvocato che difende suo padre contro le accuse di irregolarità bancarie del governo e va in prigione per manomissioni della giuria.
Nei primi anni Cinquanta, Conte chiude il contratto con la Fox e inizia ad apparire in film prodotti da studi diversi.
I critici e i fan considerano questa la fase migliore della sua carriera: interpreta infatti alcuni dei film più belli dell’epoca tra cui: “Mentre la città dorme” (1950), poliziesco fondamentale di George Sherman, “I due banditi” (1951), di Ted Tetzlaff, “I misteri di Hollywood” (1951), un giallo di William Castle, il drammatico “La donna del porto” (1951), di George Sherman, dove Conte recita a fianco della magnifica Shelley Winters, “La grande sparatoria” (1952), un western di Lesley Selander, “Gardenia blu” (1953), capolavoro noir di Fritz Lang, dove il nostro fa la parte di un giornalista senza scrupoli, “FBI operazione Las Vegas” (1954), di Nathan Juran, “La polizia bussa alla porta” (1955), di Joseph H. Lewis, uno dei migliori crime del decennio, col nostro che interpreta l'elegantissimo, sadico villain Mr. Brown, capo di una potente organizzazione criminale, “Anonima delitti” (1955), di Russell Rouse, “Missione pericolosa” (Little Red Monkey), regia di Ken Hughes, “I fratelli Rico” (1957), di Phil Karlson, “Colpo grosso” (1960), ovvero “Oceans Eleven”, classico della truffa di Lewis Milestone, con Frank Sinatra, Dean Martin e Sammy Davis Jr (che Steven Soderbergh ha egregiamente rifatto nel 2001).
Un “medagliere” di tutto rispetto (e non li abbiamo detti tutti…)!
Alla fine degli anni ’50, però il genere noir subisce un brusco calo di gradimento e la carriera di Richard ha una bella battuta di arresto.
Passa dunque a lavorare per il piccolo schermo, dove appare per tutti gli anni ’60.
Si ricordano, nel 1959, l'episodio di “Ai Confini della Realtà”, “Perchance to Dream”, e, con Anne Francis, l'episodio "Hideout" della serie della CBS, “The Reporter” con Harry Guardino nel ruolo del giornalista Danny Taylor.
Si sposa con l'attrice Ruth Storey, della quale adotta il figlio, il futuro montatore Mark Conte. Divorzieranno nel 1963.
Al cinema appare come luogotenente Dave Santini in due crime di Frank Sinatra, “L’Investigatore” (1967) e “La signora nel cemento” (1968), di Gordon Douglas.
Sempre con Sinatra, è nel cast del thriller “U-112 assalto al Queen Mary” (1966), di Jack Donohue.
Ci prova pure con la regia col discreto war movie "Operazione Aquila" (1968), che pure interpreta a fianco di Charles Bronson.
Alla fine si trasferisce in Europa dove recita in diversi film.
In Italia debutta con lo spaghetti-western “Sentenza di morte (1968), di Mario Lanfranchi, con Tomas Milian, Enrico Maria Salerno e Adolfo Celi.
Conte offre una delle sue interpretazioni più memorabili ne “Il Padrino” (1972), nel ruolo di Don Barzini, avversario di Don Vito Corleone.
Era stato pure preso in considerazione per il ruolo del protagonista che alla fine, come sappiamo, è andato a Marlon Brando.
Continua a lavorare nei film europei fino alla sua morte e, soprattutto nel nostro paese, si è distinto per il suo fondamentale contributo ad alcuni dei migliori poliziotteschi, a cominciare dai capolavori di Fernando Di Leo “Il boss” (1973), e “Il poliziotto è marcio” (1974).
Notevoli pure “Tony Arzenta” (1973), di Duccio Tessari, con Alain Delon, “Milano trema: la polizia vuole giustizia” (1973), di Sergio Martino, “Piazza pulita” (1974), di Luigi Vanzi, “L'onorata famiglia” (1974), di Tonino Ricci, “Roma violenta” (1975), di Franco Martinelli.
Fa pure la parte del boss mafioso fratello di uno spaesato Alberto Sordi nel ruolo di un prete in visita negli USA, in “Anastasia mio fratello” (1973), di Steno, e si fa notare nei sexploitation “Anna, quel particolare piacere” (1973), di Giuliano Carnimeo, “Erotico follia” (1975), di Mario Siciliano e “Perversione” (1975), di Manuel Mur Oti.
Il suo ultimo ruolo è quello di un esorcista ne “Un urlo nelle tenebre” (1975), di Franco Lo Cascio e Angelo Pannacciò, pessimo epigono del capolavoro horror di Friedkin,
Si risposa con la sua seconda moglie, Shirlee Garner, nel 1973.
Conte muore il 15 aprile del 1975 per un attacco di cuore seguito da un ictus.
È sepolto nel Westwood Memorial Park a Los Angeles, in California.
Dopo di lui, il mondo non sarà più così noir…
E non è detto che sia un bene!
Onore al grande Richard Conte!
“Guarda McClure. Che differenza c'è fra noi due? Viviamo da anni nello stesso hotel, che era suo e adesso è mio. Beviamo la stessa marca di whiskey. Guarda, questi gemelli, guarda qui. C'è una sola differenza: le donne che abbiamo. Perché? Perché loro capiscono per istinto, capiscono chi è che comanda”
Mr. Brown/Richard Conte – La polizia bussa alla porta