Finalmente! Dopo una lunga, misteriosa latitanza, ritornano dal vivo i letali MUTZHI MAMBO! E che giorno scelgono per TORNARE DAL VIVO? Ma il GIORNO DEI MORTI, come potrebbe essere altrimenti! E ci...

Orgogliosissimi di essere stati nominati in questo benemerito programma! Siamo infatti stati citati, col nostro nuovo album IL MALE È DENTRO, in WONDERLAND, un programma televisivo, in onda su Rai 4...

UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

Auguri a tutti dai Vostri Mutzhi Mambo! 
Speriamo che almeno oggi siate liberi dalle occupazioni e abbiate il tempo di rilassarvi a leggere il Vostro Almanacco! 
Per un curioso scherzo del destino, per festeggiare la festa dei lavoratori, abbiamo proprio un regista cinese (!), lo spericolato JOHN WOO! 
Ma come, un cinese proprio il Primo Maggio? 
Non è uno sberleffo ai lavoratori, è solo che un Almanacco Pulp che si rispetti non può glissare il compleanno di John Woo, che, per l'appunto, cade proprio oggi... 
Grande innovatore del cinema noir, abilissimo nel coreografare sparatorie e scene d'azione, John Woo è un Peter Pan dagli occhi a mandorla, un bambino che non vuole crescere e ama alla follia i combattimenti e le scene rocambolesche. 
Dopo i ralenty di Peckinpah, sono le pistole spianate in faccia e le sparatorie contro le leggi di gravità orchestrate dal nostro John, le più grandi innovazioni degli action movie, riprese e copiate da innumerevoli imitatori e discepoli. 
E poi quella fissa per le colombe librate nell'aria nelle scene di grande pathos, simbolo di una necessità di pace e di innocenza, in un mondo cattivo cattivo. 
Proprio l'atteggiamento un po' infantile è la cifra stilistica che caratterizza il cinema di Woo, nel bene, in quanto gli è rimasto lo sguardo del monello che gioca a cowboy, e pure nel male, in quanto dei bimbi non ci risparmia nemmeno le melensaggini (che poi i bambini, in realtà, non son melensi per niente: anzi, se li lasci fare, sono più spietati del più spietato serial killer!)... 
Ma quando c'è da metter su un bel conflitto a fuoco o da montare la tensione, pochi possono rivaleggiare col nostro Woo!

Wú Yǔsēn (così all'anagrafe) nasce a Canton, il 1º maggio del 1946, durante il caos provocato dalla guerra civile cinese nel 1946. 
La sua infanzia sembra proprio uscita da un suo film: di religione cristiana, lui e la sua famiglia vengono perseguitati dai comunisti, ma riescono a scappare a Hong Kong, quando lui ha 5 anni. 
Suo padre, disgraziatamente, seppur in salvo, si ammala di tubercolosi, contratta durante il viaggio. 
La famiglia Wu, a questo punto, si ritrova improvvisamente povera ed è costretta a vivere in una baraccopoli di Shek Kip Mei. 
Sono anni difficili per il regista, che, riesce comunque a studiare, frequentando la Concordia Lutheran School e il Matteo Ricci College, ricevendo un'educazione cattolica. 
Tutto questo grazie alla madre che è costretta a falsificare i documenti per farlo ammettere a scuola e ai soldi che i suoi ricevono da una famiglia americana tramite la chiesa locale. 
Nell'adolescenza pensa di diventare un seminarista, ma, piu che per Gesù, è un'altra la passione che lo infiamma: quella per il cinema! 
Riesce a trovarsi qualche lavoretto e ad avere la possibilità di andare nei cinema di quando in quando. 
Si appassiona alla cinematografia francese della Nouvelle Vague, specialmente ai noir di Jean-Pierre Melville, e naturalmente ai capolavori di Sergo Leone. 
Molto timido e introverso, trova nel linguaggio cinematografico un mezzo per esprimersi e ne studia da autodidatta le principali caratteristiche.
Rimane affascinato dai musical come "Il mago di Oz" e dai western americani, diventando fan di Robert Redford e Paul Newman. 
Nel 1969, la sua prima occasione di diventare aiuto regista presso gli Shaw Brothers Studios di Hong Kong. 
Collabora a vari cortometraggi, dove ha anche la possibilità di recitare.
Assunto dal regista Chang Cheh, collabora anche come supervisore ai soggetti per la Cathay Studios. 
Adora le pellicole ultraviolente di genere gangster e thrillers, soprattutto quelle di Martin Scorsese e di Sam Peckinpah. 
Nel 1972, aiuta Chang Cheh e Li Pao Hsueh nella regia de "Il drago si scatena" e firma solo due anni dopo il suo film di debutto: "Tie han rou qing" (1974). 
Nel 1975 dirige l'allora sconosciuto Jackie Chan in "Countdown in Kung Fu" e diventa uno dei registi prediletti dalla grande star del kung fu-movie, con il quale riesce a coadiuvare coreografie e dinamismo della macchina da presa in elaborate scene di combattimento. 
Viene immediatamente convinto a passare alla Golden Harvest Studio che punta su di lui per la realizzazione di un'infinità di pellicole d'azione che lui firmerà con nomi differenti: Yu Sheng Wu, Yu-shen Wu, Yusen Wu e Hsiang-fei Wu. 
Nel contempo si sposa e mette su famiglia (ben tre figli) con Annie Ngau Chun-lung. 
Adora avere nel suo cast attori come Leslie Cheung e il mitico Chow Yun-Fat, che prima di conoscere Woo era solo un attore televisivo di mezza tacca. 
Ed è proprio con loro, fra commedie e pellicole adrenaliniche che diventa uno dei più acclamati filmaker nel panorama cinematografico asiatico e non solo. 
Il suo periodo hongkonghese, a partire dalla regia dello splendido crime "A Better Tomorrow" (1986), è contrassegnato proprio dall'utilizzo frequente del suo attore feticcio, Chow Yun-Fat, col quale girerà i suoi capolavori: "A Better Tomorrow II" (1987), "The Killer" (1989), "Once a Thief" (1991). 
"Bullet in the Head" (1990) è il suo film più ambizioso di questa prima fase asiatica: un crime ambientato durante la guerra in Vietnam della durata di ben 3 ore, che ha avuto innumerevoli difficoltà in fase di produzione (Woo lo definisce il "suo" "Apocalypse Now", con chiaro riferimento alle traversie occorse durante la lavorazione del film di Coppola) ed è stato distribuito in varie versioni con diversi tagli e censure (c'è anche un chiaro riferimento ai fatti di Tien Ammen), tanto che è difficile vederlo nel monaggio originale. 
Il suo ultimo film di Hong Kong è l'ultra adrenalinico "Hard Boiled" (1992). 
Hollywood finalmente si accorge di lui e lo invita a entrare nella sua industria. 
Il primo prodotto di questo sodalizio è il serratissimo "Senza Tregua" (1993), un action con Jean Claude Van Damme, prodotto dal suo vecchio ammiratore Sam Raimi, cui segue il divertente "Nome in codice - Broken Arrow" (1996) con Christian Slater e John Travolta che ritroverà nel suo film più celbre: "Face/Off - Due facce di un assassino" (1997) con Nicolas Cage, Joan Allen, Gina Gershon e Dominique Swain. 
A quasi cinquantanni, vince finalmente il Saturn Award come miglior regista. 
Nel 2000, Tom Cruise gli chiede di dirigere l'iperspettacolare "Mission: Impossible 2", con Anthony Hopkins (ma purtroppo non regge il confronto col primo episodio a firma Brian De Palma...) e nel frattempo crea una serie di fumetti dal titolo "Seven Brothers" pubblicati dalla Virgin Comics. 
Una volta ritrovato Nicolas Cage nel pallosissimo war-movie "Windtalkers" (2002), si impegna nel progetto cinematografico "All the Invisible Children" con Mehdi Charef, Emir Kusturica, Spike Lee, Kátia Lund, Jordan Scott, Ridley Scott e Stefano Veneruso. 
L'ultimo suo film "ammerigano" è il poco riuscito "Paycheck", un action di fantascienza del 2003, tratto dal racconto "Previdenza" del 1953 di Philip K. Dick, con un inespressivo Ben Affleck nel ruolo di protagonista. 
Tornato in patria, Woo si cimenta con un kolossal tratto da un episodio della storia cinese, il magniloquente "La battaglia dei tre regni" (2008). 
Il regista avrà poi un'agenda fitta d'impegni, almeno per diversi anni. Lo ritroviamo infatti a co-dirigere insieme a Chao-Bin Su il bellisssimo "La congiura della pietra nera" (2010), uno dei più riusciti film di arti marziali degli ultimi anni, e anche a progettare "1949", "Caliber", "Flying Tiger Heroes" e "Ninja gold". 
Dopo aver ricevuto nel 2010 il Leone d'Oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia, ha realizzato l'iperepico "The Crossing" (2014), diviso in due parti. 
Dopo i wûxiá, i cappa e spada in salsa limone, torna a dirigere un poliziesco, "Manhunt" (2017), remake dell'omonimo successo giapponese del 1978: azione a profusione e tutti i cliché del suo cinema (compresi gli onnipresenti piccioni svolazzanti), per un operazione di auto-omaggio ironico che però sfiora troppo il ridicolo.
Mah…
Speriamo solo che gli ritorni la voglia di dirigere un'altro bel noir un po' cattivello, a basso costo, così, tanto per farci contenti…
Tanti auguri John!

"Sydney Fung: Tu credi in Dio?
John Chow: Mai visto in faccia, ma amo la pace che c'è qui."
Sydney Fung/Chu Kong, John Chow/Chow Yun-Fat - The Killer

Almanacco Pulp dei Mutzhi Mambo

  • John Woo

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    1 Maggio
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