Finalmente! Dopo una lunga, misteriosa latitanza, ritornano dal vivo i letali MUTZHI MAMBO! E che giorno scelgono per TORNARE DAL VIVO? Ma il GIORNO DEI MORTI, come potrebbe essere altrimenti! E ci...

Orgogliosissimi di essere stati nominati in questo benemerito programma! Siamo infatti stati citati, col nostro nuovo album IL MALE È DENTRO, in WONDERLAND, un programma televisivo, in onda su Rai 4...

UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

Nei fumetti, se ti morde un ragno, diventi “Spider-man”. 
Nei fumetti…
In realtà, cari amici dei Mutzhi Mambo, se ti morde un ragno, di quelli belli velenosi, è più facile che ti succeda quello che è capitato al povero JEFF HANNEMAN: ci puoi lasciare le penne!
Jeff Hanneman, per chi non lo conoscesse, è stato il chitarrista e co-fondatore dei famigerati Slayer, probabilmente il gruppo più cattivo di tutti.
Prima che scoppino polemiche e vengano postati inutili listoni, premettiamo che sappiamo benissimo che esistono band ancora più estreme, sia come testi che come impatto sonoro, ma gli Slayer sono stati i primi e i più credibili esponenti del metal più violento ed esplicitamente malvagio.
Altra premessa: non prendeteci per metallari!
Di solito lo consideriamo un genere piuttosto truzzo, magniloquente e ottuso: rock’n’roll a parte, preferiamo di gran lunga il punk e l’hard-rock all’heavy metal, specie quello col cantato lirico che ci fa francamente ridere.
Ma gli Slayer sono così genuinamente, radicalmente e coerentemente cattivi che non possono non starci simpatici.
Hanno portato alle estreme conseguenze il satanismo dei Black Sabbath prima e dei Venom poi, il filo – nazismo di una certa parte della cultura biker, la morbosità dello splatter più trucido, senza apparire ridicoli o forzati.
Eppure, nessuno di loro si è mai professato satanista (anzi, il cantante Tom Araya si dichiara cattolico!) e il nostro Hanneman ha sempre rifiutato l’etichetta di nazista, ribadendo a più riprese che la sua fascinazione per la Germania di Hitler era solo storica ed estetica (un po’ come Lemmy dei Motorhead, insomma…).
I loro testi hanno affrontato con insostenibile brutalità ogni tipo di tabù e tematica controversa: gli Slayer calcano crudelmente la mano nell'affrontare tali tematiche, ma sempre in modo furbetto, senza cioè mai abbracciarne esplicitamente gli orientamenti, sapendo benissimo che giocare con tali argomenti gratifica orde di ragazzini (e non solo!) in cerca di forti emozioni.
La battaglia in realtà non è a favore di Lucifero, è contro l'oppressione e l'ipocrisia dei credi religiosi e anche in tema guerra/nazismo, gli Slayer descrivono senza mai schierarsi, usando una terminologia cruda utile a sottolinearne gli orrori, anche se un po’di compiacimento, è inutile sottolinearlo, si avverte…
Oltretutto, alla loro brutale schiettezza tematica, si uniscono un’impressionante potenza di suoni, riff lancinanti a mitraglia, una batteria dai ritmi forsennati, assoli caotici e dissonanti, una voce che urla dall’abisso: ma nonostante la foga permanente, le composizioni degli Slayer conservano sempre un minimo di identità melodica, sia pur soffocata nei ritmi furibondi del thrash più tirato, che li salva dallo sterile rumorismo dei gruppi che a loro si ispireranno.
Questa ostinazione e coerenza nel rappresentare il lato più oscuro e terribile dell’esistenza alla fine ha pagato, elevandoli allo status di “autori” e di “maestri”, per quanto riprovevoli e contestati, consentendogli di reggere decisamente meglio e di rimanere più credibili degli altri tre alfieri del thrash degli anni '80 (Metallica, Megadeth, Anthrax). 
Quando capita di sentire gli Slayer, specie dal vivo, non si può rimanere indifferenti, sono un vero e proprio stupro sonoro: quando attaccano, una malvagità palpabile ci si riversa addosso con la furia di uno tsunami!
Purtroppo hanno avuto la scomoda responsabilità di aver dato la stura ad una miriade di agghiaccianti band speed, death e black metal, grindcore, noise–core e chi più “core” ne ha ne metta, gente al cui confronto gli Slayer fanno la figura dei signori e finiscono per risultare addirittura piacevoli all’ascolto...
Negli anni sono stati accusati di aver ispirato efferate sette sataniche, crudeli serial killer, violenti gruppuscoli di estrema destra ma loro si sono sempre difesi facendo notare che non è certo la musica il movente di questi personaggi.
Mah, ad ascoltarli però qualche dubbio viene... 
Peccato che perdendo un “motore” sia compositivo che esecutivo come Hanneman, abbiano deciso di fare festa, pur avendo dimostrato di essere in grado di campare anche senza il loro fondatore.
Ma dopotutto, ogni cosa ha il suo tempo e gli Slayer hanno capito che quello a loro disposizione è finito…
E questo gli fa onore!

Jeffrey John Hanneman nasce il 31 gennaio del 1964 a Oakland, in California, e cresce a Long Beach, in una famiglia piena di veterani di guerra: suo padre (di origine tedesca ma in forza all’esercito alleato) aveva combattuto in Normandia durante la seconda guerra mondiale ed i suoi fratelli in Vietnam, rendendo la guerra un “normale” argomento di conversazione mentre sono a tavola a pranzare
I war-movie sono popolari in TV e Jeff si unisce spesso ai suoi fratelli nella costruzione e colorazione di modellini di carri armati e aerei. 
Da qui nasce il suo morboso interesse per le battaglie e la storia militare che tanto influirà nella composizione dei suoi pezzi futuri.
Hanneman viene introdotto alla musica heavy metal da bambino dalla sorella maggiore Mary, che ascolta i Black Sabbath in cameretta.
Una volta al liceo, scopre il punk hardcore, che avrà un'influenza significativa sul suo stile e atteggiamento.
Nel 1981 Jeff, che all'epoca lavora come telemarketer, incontra Kerry King, che sta facendo audizioni per un gruppo southern rock chiamato "Ledger". 
King era stato “obbligato” dal padre a scegliere se suonare uno strumento o fare uno sport: l’opzione “non fare una sega alla TV” non era contemplata…
Al provino, mentre Kerry se ne sta andando, vede Jeff che strimpella roba degli AC/DC e Def Leppard. 
I due chitarristi fanno subito amicizia e si mettono a provare dei pezzi degli Iron Maiden e Judas Priest: nasce così il primo nucleo degli Slayer.
Le prime prove le fanno nel garage del loro batterista, un certo Dave Lombardo, un ragazzotto piuttosto dotato che ama il punk.
A loro si unisce poi Tom Araya che in quel periodo lavora come respiratory therapist.
Cileno di nascita ma negli Stati Uniti da quando ha compiuto cinque anni, proviene da una famiglia cattolica molto devota; Araya, che aveva lo stesso maestro di chitarra di King, accetta il ruolo di cantante e bassista. 
Ora manca solo il nome giusto, un nome che incuta timore, da urlare come un grido di battaglia: Slayer (letteralmente “Omicida”) suona da Dio!
Come tanti gruppetti agli esordi, iniziano con le cover metal ma ben presto si rendono conto che per attirare l'attenzione ci vuole pure l’immagine tosta: mentre i giovanissimi Metallica vanno in giro con kiodo e jeans attillati, loro si truccano e salgono sul palco con borchie e immagini oltraggiose e sataniche. 
Una delle prime foto promozionali li immortala ghignanti e armati sopra una giovane ragazza seminuda ricoperta di sangue (è Kathryn, futura moglie di Hanneman).
La band viene invitata da Brian Slagel della “Metal Blade” a contribuire con una traccia alla compilation “Metal Massacre, vol. 3” (una serie a suo modo “benemerita” per il variopinto mondo dell’heavy più tosto che ha visto anche i debutti in vinile di Metallica e Voivod).
Segue, a breve termine, l’album di debutto, “Show No Mercy” (1983), parzialmente finanziato dal padre di King (si vede che alla fine ha apprezzato la scelta del figlio di suonare…). 
Mentre l'approccio iniziale degli Slayer è quasi fumettistico, con testi un po’adolescenziali e una produzione piuttosto amatoriale, si inizia ad intravedere che i ragazzi suonano bene: l’atteggiamento è ancora da pischelli che vogliono fare i duri ma il terreno è fertile.
L'influenza dei loro mostri sacri si sente eccome: oltre ai Maiden e i Priest, fanno capolino sentori di Mercyful Fate, Black Sabbath e tanto dei sulfurei Venom.
Due EP, “Haunting the Chapel” e “Live Undead”, vengono pubblicati nel 1984, ma è con “Hell Awaits” del 1985 che i nostri sfoderato gli artigli, in una sorta di concept album basato sulla dannazione e la tortura, accrescendo rapidamente lo zoccolo duro dei fans (una cosa che di qui in avanti contraddistinguerà le loro esibizioni sarà proprio una fedelissima e intransigente schiera di aficionados).
Il co-fondatore di Def Jam, Rick Rubin (già al lavoro con la crema dell’ hip hop come Run DMC e Pubblic Enemy), vuole produrli e riesce a farli firmare per la sua etichetta.
In questo periodo Hanneman, Lombardo e il chitarrista dei Suicidal Tendencies, Rocky George hanno messo su un progetto hardcore punk chiamato "Pap Smear": hanno già pronte molte tracce che vogliono registrare ma Rubin sconsiglia fortemente Hanneman di continuare con questo side project, perché potrebbe compromettere il futuro degli Slayer.
Jeff dà retta al produttore e registrano solo una demo, con il nostro alla voce e al basso, Lombardo alla batteria e George alla chitarra; successivamente due delle canzoni verranno ri-registrate dagli Slayer in “Undisputed Attitude”.
Rubin sarà poi il responsabile del sound nitido e devastante del loro capolavoro, “Reign in Blood” (1986), album veramente seminale, che contiene i loro pezzi più celebri, come “Raining Blood” e “Angel of Death”. 
Proprio quest’ultimo brano, composto da Hanneman e ispirato alle atroci gesta del sinistro medico delle SS, Joseph Mengele, li farà additare come band filo-nazista. 
E pensare che proprio Kerry King sarà quello che, nello stesso anno, suonerà i riff di chitarra e l’assolo in “Fight for your rights (to party)” e "No Sleep till Brooklyn" dei Beastie Boys, due dei primi e più riusciti esempi di crossover fra metal e rap, genere che rappresenta l’ultima possibile frontiera di connubio fra musica “bianca” e musica “nera”.
A causa della tremenda copertina del disco (opera di Larry Carroll), la CBS rifiuta di distribuirlo, cosa che non fa altro che dare pubblicità gratuita alla band; alla fine entrerà nel catalogo della Geffen Records. 
Combinando la proverbiale velocità di esecuzione, vero marchio di fabbrica degli Slayer, con i tempi e le lunghezze delle canzoni tipiche dell’hardcore, insieme ai testi più inquietanti mai scritti dalla band, “Reign in Blood” diventa immediatamente un classico, e verrà salutato da alcuni come il più grande album di speed metal di tutti i tempi, insieme a “Master of Puppets” dei Metallica.
Il successivo “South of Heaven” (1987), inizialmente delude alcuni dei fan più ottusi della band, dal momento che con questo lavoro, tentano di dare una confezione più melodica alle composizioni.
Ma la title track, “Behind The Crocked Cross”, "Ghost Of War", "Mondadory Suicide" e “Spill the blood” entrano a far parte del repertorio più amato e il disco, col tempo si rivela un’altra classico.
Lombardo si prende una pausa e viene brevemente sostituito dal batterista dei Whiplash, Tony Scaglione, ma ben presto torna all'ovile. 
Nel 1989, Hanneman sposa Kathryn a Las Vegas.
Ma dei suoi fatti privati, Jeff sarà sempre molto riservato: fra i membri della band è quello più schivo e che più difficilmente si lascia intervistare.
Lo infastidiscono soprattutto le accuse di nazismo: per lui sono solo storie da raccontare e paragona i suoi testi ai documentari di "History Channel".
Pubblicato nel 1990, l’album “Seasons in the Abyss” viene ben accolto: pur incorporando la classica intensità degli Slayer ha un sound più “potabile”, ma non meno intransigente. 
"War Ensemble" e la title track entrano a far parte dei pezzi preferiti dai fan, consolidando la preminente leadership del gruppo fra gli appassionati di musica estrema.
Dopo l'uscita del doppio album dal vivo “Decade of Aggression”, Lombardo lascia nuovamente la band e per formare i Grip Inc.
Gli Slayer rimangono fermi per alcuni anni; l'unico nuovo materiale pubblicato dopo il 1990 è un duetto con Ice-T, registrato per la colonna sonora di “Judgment Night”, un medley di canzoni degli Exploited. 
Dopo aver lasciato i Forbidden, l’ottimo Paul Bostaph diventa il loro nuovo batterista, nell’album “Divine Intervention” del 1994, che riceve buonissime recensioni, soprattutto perché ormai i nostri vengono acclamati come “muse” del nuovo movimento death metal, che in questo periodo sta andando forte.
L'album è un enorme successo, debuttando al numero otto nelle classifiche degli album di Billboard, roba impensabile per questo tipo di musica.
Anche Bostaph lascia la band per concentrarsi su un side project, i Truth About Seafood, e viene a sua volta sostituito dall'ex batterista dei Testament, Jon Dette, per “Undisputed Attitude” (1996), un album composto principalmente da cover punk e hardcore (T.S.O.L., Minor Threat, Verbal Abuse…).
Bostaph ritorna in tempo per registrare “Diabolus in Musica” (1998), album dai suoni più moderni e “accattivanti” (per quanto lo possono essere gli Slayer…).
La band ritorna alla Def Jam per lo splendido “God Hates Us All” del 2001 e, nel 2002, Lombardo ritorna ancora una volta nelle fila del gruppo.
Nel 2004, esce l'antologia di quattro dischi “Soundtrack in Apocalypse”, seguita da un album di materiale completamente inedito, “Christ Illusion”, nel 2006. 
Esce “World Painted Blood” nel 2009 mentre l’anno successivo vanno in tour con Metallica, Megadeth e Anthrax nello show denominato “Big 4”, che celebra i quattro pilastri del thrash originale.
All'inizio del 2011 la sfiga: Hanneman contrae la fascite necrotizzante, una rara e molto grave infezione dei tessuti profondi della pelle (malattia che per ironia della sorte ha un nome che pare proprio il titolo di un pezzo death-metal...), dopo essere stato morso da un ragno mentre faceva il bagno nella vasca ad idromassaggio di un amico. 
Vista la sua impossibilità di suonare, gli Slayer ingaggiano prima Gary Holt degli Exodus e poi Pat O'Brien, quando Holt lascia il tour per suonare con la sua vecchia band.
Nel 2012 Tom Araya annuncia che Jeff sta guarendo ma il 2 maggio dell’anno successivo, il chitarrista e co-fondatore di Slayer, muore per insufficienza epatica alcol-correlata in un ospedale di Los Angeles.
Ha solo 49 anni.
A detta della moglie, Hanneman era entrato in depressione e rifiutava le terapie.
King e Araya non vogliono lasciare che la morte del loro amico metta la parola fine agli Slayer e si mettono al lavoro per scrivere un nuovo album. 
Lombardo viene allontanato per la terza volta e Bostaph torna in sella, insieme a Gary Holt.
L'album esce nel 2015 e si intitola “Repentless”: contiene un pezzo a firma Hanneman, “Piano Wire”, e non è affatto male.
Ma, a quanto sembra, sarà il canto del cigno dell’ “Omicida”.
A fine di questo ultimo, interminabile tour d’addio ancora in corso, gli Slayer ci saluteranno per sempre. 
Hanneman non sappiamo ma di sicuro Satana starà versando qualche lacrimuccia…
Onore a Jeff Hanneman!

“Auschwitz, the meaning of pain
The way that I want you to die
Slow death, immense decay
Showers that cleanse you of your life
Forced in
Like cattle
You run
Stripped of
Your life's worth
Human mice, for the angel of death
Four hundred thousand more to die
Angel of death
Monarch to the kingdom of the dead
Sadistic, surgeon of demise
Sadist of the noblest blood
Destroying, without mercy…”
Slayer - Angel of Death

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