Finalmente! Dopo una lunga, misteriosa latitanza, ritornano dal vivo i letali MUTZHI MAMBO! E che giorno scelgono per TORNARE DAL VIVO? Ma il GIORNO DEI MORTI, come potrebbe essere altrimenti! E ci...

Orgogliosissimi di essere stati nominati in questo benemerito programma! Siamo infatti stati citati, col nostro nuovo album IL MALE È DENTRO, in WONDERLAND, un programma televisivo, in onda su Rai 4...

UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

Di solito, anche per deformazione professionale, a noi il brutto piace, ci affascina, ci sta simpatico…
Ma, cari amici dei Mutzhi Mambo, di fronte al mostruoso SALVATORE BACCARO siamo costretti ad arretrare! 
È difficile immaginare un attore più brutto, una sorta di Uomo di Neanderthal sfuggito all’evoluzione e catapultato a Cinecittà.
Poveretto, in realtà era afflitto da un morbo, l’acromegalia, malattia dovuta ad un disturbo dell’ormone della crescita che causa l’ingrandimento delle mani e dei piedi.
Il suo particolare aspetto deforme, quasi animalesco, caratterizzato da prognatismo frontale, naso schiacciato, mani dalle dita enormi, non passava inosservato, al punto di valergli l'appellativo di "uomo più brutto del mondo".
Ma la sua deformità gli ha spalancato le porte del cinema nostrano, grazie a cinici registi e produttori che vedevano in lui un perfetto mostro da filmare senza nemmeno spendere soldi per il trucco…
In realtà, a detta dei suoi parenti, amici e colleghi, mostro non era affatto, anzi, sembra fosse simpatico ed affabile.
Ma sul grande schermo era il caratterista perfetto per interpretare personaggi deformi, orchi, uomini preistorici, creature sub-umane ma anche ottusi burini nelle peggiori commediacce all’italiana.
Freaks, il capolavoro Tod Browning, venne duramente osteggiato all’epoca della sua uscita, perché mostrava persone affette veramente da deformità (nani, uomini-torso, gemelli siamesi…). 
Era il 1932, altri tempi, ma le reazioni furono veramente violente. 
In Italia, invece, Baccaro partecipò a oltre sessanta film, anche con registi di spessore come Carmelo Bene, Damiano Damiani, Dario Argento, Tinto Brass, Dino Risi, Sergio Martino, Aristide Massaccesi, Bruno Corbucci, Enzo Barboni, Marino Girolami: si potrebbe dire che rappresentasse il lato “pragmatico” del cinema trash degli anni settanta: se non puoi permetterti di “fare” un mostro, te ne prendi uno già fatto!
Baccaro non è stato l’unico acromegalico a diventare famoso nell’industria dell’intrattenimento: lottatori come Maurice Tillet e Andre The Giant ed attori come Richard Kiel (lo "Squalo" di James Bond) sono anch’essi diventati famosi grazie a loro anatomia sproporzionata.
Chiaramente, al contrario di altri gloriosi caratteristi come Jimmy il Fenomeno o Nino Terzo, il nostro si è conquistato il privilegio di apparire in questo Vostro Almanacco perché non è solo un personaggio trash, non ha partecipato solo a commedie, ma anche a film horror, spaghetti-western, thriller, nazisplotation…
Certo, non è mai stato protagonista, più che altro era chiamato per dei camei grotteschi; assommando tutte le sue apparizioni, si tira fuori giusto un cortometraggio ma è riuscito comunque a scavare un solco nel nostro immaginario.
Una faccia come la sua non si dimentica!
Salvatore Baccaro nasce il 6 maggio del 1932 a Roccamandolfi, una cittadina molisana.
Ancora giovane va a Roma, come molti dei sui conterranei, per trovare lavoro, ed si mette a vendere fiori in una bancarella di fronte agli studi di Cinecittà, e ciò gli permette di farsi conoscere da registi e produttori cinematografici. 
È il regista Carmelo Bene il primo a chiedere a Baccaro se volesse lavorare in un film, perché sta girando il suo epico biblico-psichedelico “Salomè”, e ha bisogno di comparse dalle fisionomie mostruose.
Così, il caratterista viene introdotto nel cinema italiano, ed ha cominciato una carriera unica, basata sul suo aspetto fisico. 
Ciò gli permette di interpretare diversi ruoli in svariati film horror e di avventura.
Esordisce con “La moglie più bella” (1970), di Damiano Damiani.
In poco tempo, Baccaro diventa uno dei caratteristi più richiesti del cinema italiano. 
Lui sembra divertirsi con i personaggi bizzarri che gli vengono proposti, e pare contento di aver trovato un modo per trarre vantaggio dalla sua malattia.
Dopo “Salomè”, Baccaro interpreta piccoli ruoli in film western come “Uomo avvisato mezzo ammazzato... parola di Spirito Santo” (1971), di Giuliano Carnimeo, “...e lo chiamarono Spirito Santo” (1971), di Roberto Mauri, “Il grande duello” (1972), di Giancarlo Santi, “...E poi lo chiamarono il Magnifico” (1972), di Enzo Barboni, “Jesse & Lester - Due fratelli in un posto chiamato Trinità” (1972), di Renzo Genta, “I due figli di Trinità” (1972),di Osvaldo Civirani, “Spirito Santo e le 5 magnifiche canaglie” (1972), di Roberto Mauri.
Si fa notare anche in diversi “decamerotici”, squallide produzioni piccanti derivate dal “Decamerone” (1971) di Pier Paolo Pasolini. 
Tra i film in cui Baccaro ha recitato, c’erano titoli bizzarri come “Le notti peccaminose di Pietro l'Aretino” (1972), di Manlio Scarpelli, “Le mille e una notte... e un'altra ancora!” (1972), di Enrico Bomba, “Decameron n° 2 - Le altre novelle del Boccaccio” (1972), e “Le favolose notti d'Oriente” (1973), entrambi per regia di Mino Guerrini. “Quant'è bella la Bernarda, tutta nera, tutta calda” (1975), di Lucio Giachin.
Altri titoli “notevoli”: “Anche gli angeli mangiano fagioli” (1972), di Enzo Barboni, con Bud Spencer e Giuliano Gemma, “Il gatto di Brooklyn aspirante detective” (1973), di Oscar Brazzi, con Franco Franchi, “4 marmittoni alle grandi manovre” (1973), di Marino Girolami, “Farfallon” (1974), di Riccardo Pazzaglia, “Anche gli angeli tirano di destro” (1974), di Enzo Barboni, “L'esorciccio” (1975), di Ciccio Ingrassia, “Mondo candido” (1974), di Gualtiero Jacopetti e Franco Prosperi, “Von Buttiglione Sturmtruppenführer” (1977), di Mino Guerrini, “Il pap'occhio” (1980), di Renzo Arbore, e ben tre Pierini, “Pierino contro tutti” (1981), di Marino Girolami, “Pierino medico della Saub” (1981), di Giuliano Carnimeo, “Pierino colpisce ancora” (1982), di Marino Girolami.
Per non parlare delle commedie sexy di cui Baccaro è un vero pilastro: “Spogliamoci così, senza pudor” (1976), di Sergio Martino, “La vergine, il toro e il capricorno” (1976), di Luciano Martino, “La soldatessa alle grandi manovre” (1978), di Nando Cicero, “La liceale, il diavolo e l'acquasanta” (1979), di Nando Cicero, “Zucchero, miele e peperoncino” (1980), di Sergio Martino.
Ma il nostro lavora anche a produzioni più “serie”: il sandaloni al femminile “La rivolta delle gladiatrici” (1973), di Joe D'Amato, gli horror “Terror! Il castello delle donne maledette” (1973), di Dick Randall (1973), e “Un urlo dalle tenebre” (1975), di Elo Pannacciò, il soft-core “Emanuelle in America” (1976), di Joe D'Amato, il thriller di denuncia “Il mostro” (1977), di Luigi Zampa, il trash sci-fi “Scontri stellari oltre la terza dimensione” (1978), di Luigi Cozzi, il trucido “Squadra antigangsters” (1978), di Bruno Corbucci, l’erotico/storico “Caligola e Messalina” (1981), di Bruno Mattei, il trash/fantasy “Ator l'invincibile” (1982), di Joe D'Amato.
Baccaro usa anche gli pseudonimi Boris Lugosi e Sal Boris, in omaggio agli attori Bela Lugosi e Boris Karloff, leggendari per aver interpretato i ruoli di mostri classici nel cinema americano.
Nel 1975, Baccaro ha una breve, ma memorabile, parte in Profondo Rosso di Dario Argento (per cui aveva già lavorato nello storico “Le Cinque Giornate”), interpretando il ruolo di un venditore in una bancarella di frutta. 
La scena è breve, ma è un vero e proprio omaggio all’inizio della carriera del caratterista.
Ha anche delle parti nei famigerati nazisploitation, a partire dal capostipite “Salon Kitty” (1976), di Tinto Brass: è il deforme bestione assetato di sesso nell’involontariamente comico “La Bestia in Calore” (1977), di Paolo Solvay, e un internato in “Casa Privata Della SS” (1977), di Bruno Mattei. 
Purtroppo dopo il 1984 (in “Dagobert” di Dino Risi la sua ultima apparizione) Baccaro scompare dagli studi, senza che nessuno sappia che fine ha fatto. 
Il mistero rimane irrisolto per molti anni, e solo nel 2004 viene rivelato da suo fratello Armando (durante un intervista televisiva) che il nostro è morto mentre studiava il copione di quello che finalmente sarebbe stato il suo primo grande ruolo in un film non di serie B: la parte del monaco Salvatore ne “Il Nome della Rosa”, di Jean Jacques Annaud.
Ma Baccaro viene colpito da un infarto fulminante durante un intervento non riuscito alla tiroide, e muore il 13 marzo del 1984.
La parte di Salvatore alla fine sarà assegnata a Ron Perlman.
Per due decenni la morte di Baccaro rimane un segreto, e se non fosse stato per la rete, che ha rinnovato l’interesse verso l’attore per le nuove generazioni, nessuno si ricorderebbe più di lui.
Il 18 dicembre del 2014, trent’anni dalla morte di Baccaro, una targa è stata affissa a Roccamandolfi in suo omaggio. 
È così il “brutto anatroccolo” è diventato il vanto della sua città.
Onore a Salvatore Baccaro.

“È l'aglio di Ciccio che ti espelle! È il peperone di Satanetto che ti espelle! Tu sei colpevole di aver lanciato a Satanetto caciotta e ricotta, e verrai punita di colui che verrà a giudicare i buoni e i gran figli di mignotta!”
Esorciccio/Ciccio Ingrassia – L’esorciccio

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