Finalmente! Dopo una lunga, misteriosa latitanza, ritornano dal vivo i letali MUTZHI MAMBO! E che giorno scelgono per TORNARE DAL VIVO? Ma il GIORNO DEI MORTI, come potrebbe essere altrimenti! E ci...

Orgogliosissimi di essere stati nominati in questo benemerito programma! Siamo infatti stati citati, col nostro nuovo album IL MALE È DENTRO, in WONDERLAND, un programma televisivo, in onda su Rai 4...

UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

MAI SCENDERE A PATTI COL DIAVOLO

Presto, presto, cari amici dei Mutzhi Mambo, pentitevi e fate penitenza, correte a farvi il segno della croce, fatevi una doccia nell’acquasanta, mandatevi giù a memoria qualche passo della Bibbia!
Puntata specialissima del Vostro Almanacco: oggi si festeggia l’anniversario della nascita del demoniaco ROBERT JOHNSON, il più leggendario bluesman di tutti!
Come saprete ormai alla nausea, pare che il nostro Robert si sia venduto l’anima al diavolo per suonare meglio la chitarra…
Che sia vero o no, certo è che dopo di lui la musica nera è cambiata, è diventata più lasciva e tentatrice, più esplicitamente amorale; inoltre la sua biografia, così ricca di punti oscuri, e la sua morte precoce in circostanze mai del tutto chiarite, non hanno fatto altro che alimentare le dicerie sul suo sciagurato patto col demonio.
È grazie a lui che il blues (e poi suo figlio, il rock’n’roll) si è meritato l’appellativo di “musica del diavolo”!
All’epoca di Johnson, la maggioranza dei neri viveva in zone rurali: erano sì liberi dalla schiavitù ma solo formalmente, e, complici l’ignoranza e la vita dura dei campi, al Signore ci credevano davvero, in modo molto sincero e viscerale.
Ma credevano pure al Diavolo!
C’è perfino chi fa risalire le radici del blues ai riti voodoo, all’adorazione di quelle divinità ancestrali chiamate Exùs nate in Africa e arrivate in America proprio con i primi schiavi.
Divinità terribili, ostili all’uomo, che dovevano essere placate con offerte.
Altrimenti erano guai, grossi guai.
Le offerte agli Exùs andavano lasciate nei cimiteri o agli incroci delle strade di campagna.
Proprio gli stessi posti dove Robert Johnson assicurava di aver incontrato il suo, di Diavolo.
Potete chiamarla superstizione, ma non si può negare che vendere la propria anima e cercare di riaverla indietro è ciò di cui parlano parecchi dei pezzi di Robert.
Probabilmente Johnson andò realmente in cerca di un demone per scambiare la propria anima con la musica che aveva sentito e che non riusciva a suonare.
E lo fece soprattutto per far colpo sulle donne per cui ebbe una vera e propria ossessione che segnò la sua vita dall’inizio alla fine.
Robert Johnson è il prototipo dell'artista maledetto, l'uomo a cui il diavolo ha donato la chitarra e rubato l'anima, compositore di canzoni malate, piene di polvere, corvi, cani infernali, alcol, prigioni e ferrovie, di donne sedotte e di rabbia, di sentimenti e di disperazione.
Le sue intuizioni hanno rivoluzionato il blues rurale, mettendo le radici dello sviluppo successivo del rock, che proprio a Johnson deve tutti gli schemi di base.
Dai Rolling Stones ai Led Zeppelin, da Bob Dylan a Nick Cave, da Muddy Waters a Eric Clapton, innumerevoli sono coloro che hanno suonato i suoi pezzi o ne hanno citato l’influenza.
La sua biografia, molto incerta, si perde prima nelle piantagioni dei luoghi nativi e poi negli slum delle città del Sud.
Quella che segue è un po’ la vulgata riguardo alla sua vita…

Robert Johnson nasce l'8 maggio 1911 ad Hazlehurst, nel Mississippi, da una relazione extraconiugale della madre Julia Dodds con Noah Johnson, dopo che il marito di Julia, Charles Dodds Jr., l'aveva abbandonata per un'altra donna.
Sin da bambino si appassiona alla musica e suo fratello gli insegna a suonare l'armonica a bocca, per poi passare alla chitarra ma apparentemente il nostro non ha grandi capacità musicali.
Ogni tentativo di suonare con i bluesmen locali (gente della statura di Son House, Charley Patton, Willie Brown e altri), provoca solo derisione nei suoi confronti da parte dei vecchi musicisti
Si sposa giovane e lascia Robinsonville, vagando per il Delta e usando Hazelhurst come base; decide di diventare un musicista professionista a tempo pieno dopo che la sua prima moglie muore durante il parto.
Gli viene allora consigliato di portare la sua chitarra ad un incrocio vicino alla piantagione di Dockery, a mezzanotte...
Lì ci trova un grande uomo di colore (il diavolo) che prende la chitarra dalle mani Johnson, l’accorda e gliela restituisce.
Johnson torna a Robinsonville pochi anni dopo e incontra Sun House e Willie Brown in un juke joint a Banks.
Secondo House, "Quando finì di suonare, tutte le nostre bocche rimasero aperte”
Apparentemente, c’è una sola spiegazione logica (?) di come Johnson abbia ottenuto così velocemente, tanta abilità nel suonare: di sicuro ha venduto la sua anima al diavolo!
In meno di un anno, in cambio della sua anima, Robert Johnson è diventato il re dei cantanti del Delta, in grado di suonare, cantare e creare il più grande blues che chiunque abbia mai sentito fino ad allora.
In realtà la versione "ufficiale" è che Johnson, nel corso del suo vagare, abbia incontrato un misterioso bluesman di nome Ike Zinneman (che gli farà da mentore) e che soprattutto si sia fatto un culo così sullo strumento!
La stessa, sinistra figura di Zinneman risulta comunque celata da un fitto velo di mistero: l'unico dato, nel completo oblìo sui suoi dati biografici, riguarda la sua abitudine di suonare nei cimiteri, tra le tombe, al punto da venire additato quale emissario del demonio.
Quello che si sa è che dopo circa un anno sotto la tutela di Zinneman, Johnson ritorna con una conoscenza enciclopedica del suo strumento, una capacità di cantare e suonare in una molteplicità di stili, e un approccio molto elaborato alla composizione delle canzoni.
Quando il successo arriva con esibizioni dal vivo e registrazioni con il fonografo, Johnson rimane tuttavia preda dei tormenti, costantemente turbato da incubi di segugi infernali sulle sue tracce; il suo dolore e l'angoscia mentale trova liberazione solo nella scrittura e nell'esecuzione della sua musica.
Proprio quando avrebbr dovuto debuttare, nell'agosto del 1938, alla Carnegie Hall per esibirsi nel primo concerto “Spirituals to Swing” di John Hammond, arriva la notizia direttamente dal Mississippi: Robert Johnson è morto, avvelenato da una fidanzata gelosa!
I fatti (?): mentre suona in un locale, una serata danzante di un sabato qualunque in un juke joint a Three Forks, nel Mississippi.
dividendo il palco con Honeyboy Edwards e Sonny Boy Williamson, a Johnson viene data una brocca di whisky mischiato a veleno o liscivia.
Continua a suonare fino a notte fonda, finché non è troppo ridotto male per continuare (quelli che erano lì quella sera giurano che l'hanno visto per l'ultima volta con la schiuma alla bocca, gattonando a quattro zampe, sibilando e spaventando gli spettatori come fosse un cane pazzo).
Viene poi portato in una pensione a Greenwood, a circa 15 miglia di distanza.
Starà male per diversi giorni, espellendo il veleno dal suo organismo, ma proprio quando sembrerebbe fatta, arriva una polmonite.
Troppo, per il povero e Robert, che ci lascia le penne.
È il 16 agosto del 1938...
Le sue ultime parole in punto di morte sembra siano state: "Prego che il mio redentore venga e mi porti nella mia tomba".
Viene sepolto in una bara di pino in una fossa anonima: il suo patto con il Diavolo alla fine è stato siglato!
Ci sono pure altre versioni della sua fine: l’avvelenatore è un marito geloso, si è suicidato, è morto di overdose…
Ma l'unica certezza nella biografia di Johnson è che, fra il 23 e il 27 novembre 1936, a San Antonio, nel Texas, e fra il 19 e 20 giugno 1937 a Dallas, il musicista venticinquenne realizza tutta la sua produzione discografica: neppure trenta canzoni, fra le quali spiccano classici ripresi da innumerevoli altri musicisti come “Cross Road Blues”, “Love In Vain”, “Sweet Home Chicago”, “Preachin' The Blues”, “Me and the Devil Blues”, “Dust My Broom”, le cupissime “Stones In My Passway” e “Come On In My Kitchen”, e le crude confessioni autobiografiche come la lirica "Hellhound On My Trail” (tipica delle sue ossessive premonizioni) e la tetra “Terraplane Blues” (il suo abissale canto di solitudine).
Canzoni che tracciano un percorso malinconico attraverso i riti senza tempo del microcosmo rurale e le leggende popolari, comprese le tante apparizioni demoniache, attraverso i locali più infimi e le camere da letto dove si consumano ore di puro sesso “illecito”, attraverso squallide celle di prigione e desolate stazioni ferroviarie.
La musica di Robert Johnson è la musica del peccato.
Ed essendo noi tutti peccatori, la sua musica è la nostra colonna sonora…
Tanti auguri, Robert!
Speriamo solo che “l’inferno non sia un posto così male dove stare” (cit.).

“Early this morning
When you knocked upon my door
Early this morning
When you knocked upon my door
I said, Hello Satan,
I believe it’s time to go ”.
Robert Johnson - Me and the devil blues

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