UN GESÙ PERSONALE
Buon compleanno all’istrionico DAVE GAHAN, uno dei nostri cantanti preferiti!
Come ormai avrete intuito, a noi la musica elettronica tendenzialmente piace pochino, per non dire peggio, ma oggi concedeteci una deroga, cari amici dei Mutzhi Mambo, per festeggiare una bellissima voce e un grande performer.
Chiaramente, a noi piacciono i suoi Depeche Mode dei blues apocalittici di “Personal Jesus” (che abbiamo pure rifatto nel nostro primo album) o di “I Fell You”, non quelli della dance anni’80 fru-fru di “Just Can't Get Enough”, per intenderci…
Ispirato a Mick Jagger, Johnny Cash e David Bowie, ma anche a James Brown e Nick Cave, sex-symbol letteralmente adorato dal pubblico femminile (ah, maledetto!), Gahan sfodera una fascinosa voce baritonale molto dark e un’attitudine sul palco da vero istrione, risultando uno dei più carismatici cantanti sulla faccia del pianeta.
Personaggione controverso (chi lo giudica filo-fascista, chi anarco-individualista, chi eversivo, chi edonista e chicchirichì!), ha avuto periodi piuttosto bui di tossicodipendenza e depressione ma sembra essersi ripreso alla grande.
Nell’arco della loro più che trentennale carriera, i Depeche Mode si sono ritrovati fin troppe volte relegati nel filone "synth-pop", ma il gruppo capitanato da Martin Gore, ha esplorato moltissimi territori musicali, dal dark al rock-blues, dal gospel all’industrial, tutto con una personalità e una coerenza di fondo che tanti altre band si sognano.
Insomma, i Depeche Mode sono tutto meno che un gruppo “sopravvalutato” e Dave Gahan non è certo, come vorrebbero i denigratori della band, un semplice interprete delle canzoni scritte da Gore, un semplice frontman che si diverte a fare il "maledetto".
E il suo non comune talento l’ha dimostrato anche nei suoi dischi solisti o in compagnia dei Soulsavers o nelle diverse collaborazioni.
Insomma, Dave Gahan è un artista.
Punto!
David Callcott (così all’anagrafe) nasce a Epping, nella Contea di Essex, in Inghilterra, il 9 maggio 1962, in una famiglia della classe operaia.
Il padre, Len Callcott è un autista di autobus di discendenza malese e sua moglie Sylvia una controllora di biglietti.
Dave ha solo sei mesi quando suo padre lascia la famiglia.
I genitori divorziano due anni dopo e sua madre si trasferisce, insieme a Dave e la sorella Sue, a Basildon, nell'Essex.
La madre si risposa con Jack Gahan, un amministratore della Shell Oil, con cui fa altri due figli.
Sia Dave che sua sorella maggiore, crescono con l’idea che il secondo marito della madre sia il loro padre naturale.
Nel 1972, quando Gahan ha 10 anni, il suo patrigno muore: per il piccolo è un doppio shock, perché perde il padre adottivo e si ritrova davanti, improvvisamente, quello naturale, di cui non sapeva nulla e non aveva mai visto.
Comunque, dopo aver riniziato a frequentare la famiglia per un po’, Len si ridà alla macchia e Dave non lo rincontrerà più.
Mentre frequenta la Barstable School di Timberlog Close a Basildon, Gahan inizia a fare forca a scuola, si mette nei guai con la polizia, viene sospeso e finisce in tribunale per tre volte per reati che vanno dal vagabondaggio al graffitismo selvaggio, dal vandalismo al furto.
Si diverte a rubare macchine per poi incendiarle dopo averci fatto un giro….
Nel suo ultimo anno a scuola, fa domanda per diventare apprendista montatore del North Thames Gas.
Il suo agente di sorveglianza gli consiglia di essere onesto al colloquio di lavoro.
Di conseguenza, Dave ammette di avere la fedina penale sporca, pur affermando di essere ormai a posto: come premio per la sua franchezza, non ottiene il lavoro sperato…
Ciò lo porta a mandare a quel paese l'ufficio del suo agente di sorveglianza.
Come punizione lo mettono in custodia in un centro di detenzione alternativa giovanile a Romford, tutti i fine settimana, per un anno.
Frustrato per aver fottuti tutti i week-end, il nostro si mette a tirare di boxe e si rifugia nella musica.
A sei mesi dall'abbandono della Barstable School nel luglio 1978, Gahan si ritrova a girare una ventina di lavori diversi, dalla vendita di bevande alcoliche al banco di fruttivendolo in una stazione degli autobus, da cassiere in una stazione di servizio, a manovale in un cantiere.
Alla fine, si guadagna un posto al Southend Technical College, dove si trova finalmente a suo agio.
Dopo due anni, ottiene il British Display Society Award, che gli permette di lavorare come vetrinista nei centri commerciali.
Nel marzo 1980, Martin Gore, Andy Fletcher e Vince Clarke formano la band Composition of Sound, con Clarke alla voce e chitarra, Gore alle tastiere e Fletcher al basso.
Clarke e Fletcher presto passano ai sintetizzatori.
Lo stesso anno, Gahan si unisce alla band dopo che Clarke lo sente cantare "Heroes" di David Bowie.
La band si ribattezza Depeche Mode, un nome suggerito da Gahan dopo che si era imbattuto in una rivista di moda chiamata “Dépêche-mode”.
Il riferimento principale dei primi Depeche Mode sono decisamente i Kraftwerk, e, dopo un po’di esibizioni, vengono notati da Daniel Miller della Mute.
Nel 1981 viene dato alle stampe il primo singolo, "Dreaming Of Me", prodotto dallo stesso Miller ma è il terzo singolo a dare lo slancio definitivo ai Mode, che piazzano "Just Can't Get Enough" all'ottavo posto della chart inglese.
Il brano è il primo classico del gruppo, con una melodia molto semplice e accattivante.
Nell'ottobre del 1981 esce il debutto ufficiale su album, “Speak And Spell”, una raccolta di trascinanti canzonette elettroniche, non proprio imprescindibili (ma sono gusti).
Dopo il tour avviene una rottura tra Vince Clark (che fonda gli Yazoo) e il resto della band: il destino è incerto, così Martin Gore (già autore di due brani del disco d'esordio) decide di assumersi l’onere e l’onore del songwriting.
Col successivo “A Broken Frame”, (1982) la voce di Gahan si fa già più profonda e baritonale, sposandosi perfettamente con nuovi ambienti sonori più notturni: il primo vero vagito dei Depeche Mode così come li conosciamo oggi.
Lato che si accentua con “Construction Time Again” (1983), e “Some Great Reward (1984) che presentano l'inasprirsi continuo dell'elemento ritmico, con l'inserzione di martellanti drum machine e di stranianti sonorità metalliche, elementi che provengono dal gusto per i proto-campionamenti del sound industrial.
Brani come "Everything Counts" e "Master And Servant" riescono nel miracolo di traghettare nell'ambito del singolo da discoteca queste innovazioni così “toste”.
“Black Celebration” (1986) opera una svolta decisiva nella musica dei Depeche Mode: la voce di Gahan si fa più cupa e le sonorità decisamente più mature, con Gore che ha imparato a dosare le tastiere in modo da creare atmosfere oniriche (la title track, "Stripped"), che non rinunciano a riff aggressivi ("A Question Of Time") e a momenti di dolcezza ("Sometimes" e "A Question Of Lust").
Il momento "cupo" della band continua con “Music For The Masses” (1987), che contiene due dei pezzi più belli dei Depeche Mode più rock-oriented: "Never Let Me Down Again" e "Behind The Wheel".
Il successo ora li arride sul serio ma sono tutte rose e fiori: Gahan ha infatti seri problemi di depressione e di droga, e l'atmosfera fra i quattro componenti del gruppo è abbastanza tesa.
Tutto ciò confluisce in “Violator” (1990), che risulta comunque un disco splendido, carico di emozioni e di tanti hit che frutteranno il maggior successo di critica ai Depeche Mode.
Si parla ovviamente di "Personal Jesus" e "Enjoy The Silence", ma anche "Policy Of Truth" e "World In My Eyes" danno spessore a un disco considerato da molti il migliore della band.
Il momento d'oro della band inglese continua con un altro disco cult, “Songs Of Faith And Devotion (1993), ed è chiaro, non appena esplode la violenza di "I Feel You", che si è ormai lontani anni luce dal gruppo disco ’80 degli esordi. L’album è tutto giocato sulla dicotomia fra i brani duri dove l’elettronica oscura e le chitarre affilate creano ambientazioni sulfuree e diaboliche ("In Your Room", "Rush"), e i pezzi dove si canta la voglia di redimersi attraverso la luce del gospel.
Nel frattempo la salute fisica e mentale del cantante inizia a dare segni preoccupanti.
Nell'ottobre del 1993, subisce un piccolo attacco cardiaco durante una performance a New Orleans, lasciando i suoi compagni ad improvvisare un bis senza di lui.
Ben più grave è il tentativo di suicidio tagliandosi i polsi nell'agosto del 1995, in una camera d’albergo.
In realtà è più una richiesta di attenzione che una reale volontà di farla finita, visto che Gahan si era assicurato che in giro ci fossero persone in grado di aiutarlo in tempo...
Il 28 maggio 1996, va in overdose di speedball al Sunset Marquis Hotel di Los Angeles, e il suo cuore si ferma per due interminabili minuti, fino a quando viene riportato in vita dai paramedici.
Questo periodo difficile si riflette con l'abbandono di Alan Wilder, ma i Depeche Mode decidono di continuare la loro avventura anche in tre, e pubblicano “Ultra” nel 1997, un disco interlocutorio, pieno di contaminazioni sonore.
Costretto a disintossicarsi per non incorrere in problemi legali, in un centro di recupero Gahan incontra la sua terza ed attuale moglie, Jennifer Sklias, la quale curiosamente non conosce i Depeche Mode.
I due si trasferiscono a New York e si sposano il giorno di San Valentino del 1999.
Nello stesso anno hanno una bambina, Stella Rose, mentre circa 10 anni dopo, Gahan adotterà Jimmy, avuto dalla moglie in una sua precedente relazione.
I Depeche tornano ancora sulla cresta dell'onda con “Exciter” (2001), album che ormai ha poco da aggiungere al tipico sound dei Mode, ma che raggiunge lo stesso un successo internazionale, trainato da pezzi come "I Feel Loved" e "Dream On".
Tra il 2001 e il 2004 si rincorrono voci sullo split del gruppo, complici la pubblicazione del primo album solista di Gahan, “Paper Monsters” (2003), e il secondo disco solista di Gore.
A chi si chiede come farà senza il songwriting di Gore, Gahan risponde dimostrando invece una maturità artistica e una classe sopraffina, ben supportato da una produzione di prim’ordine, curata da Ken Thomas, collaboratore di moltissimi artisti, tra i quali David Bowie e Rozz Williams. E la mancanza di Gore non si fa sentire più di tanto, grazie all’ottimo multi-strumentista Knox Chandler, al quale va molto merito per la riuscita complessiva del disco.
Nel 2004 esce “Remixes 81-04”, raccolta di classici dei Depeche reinterpretati da alcuni nomi alla moda della musica elettronica, tra cui Air, Underworld, Goldfrapp, Timo Maas, Portishead, Kruder & Dorfmeister.
Il risultato però fa un po’raschiamento del fondo di barile...
Il successivo “Playing The Angel” (2005), a sorpresa si rivela um album ben riuscito e molto omogeneo dove i Depeche Mode riescono a tirare fuori ancora una volta una manciata di singoli ad alto potenziale.
Gahn si impone anche come autore di tre delle canzoni, “Suffer Well", "I Want It All" e "Nothing's Impossible".
Nel 2007, esce il secondo album solista di Gahan, “Hourglass”, molto più allineato alle sonorità del suo gruppo principale.
Altre tre canzoni firmate da Gahan, co-scritte con Christian Eigner e Andrew Phillpott, appaiono anche sul dodicesimo album in studio dei Depeche, “Sounds of the Universe” pubblicato il 20 aprile 2009: "Hole to Feed", "Come Back" e "Miles Away / The Truth Is".
I suoni del disco sono volutamente retrò ma l’ispirazione latita un pochino.
Intrapreso un mastodontico tour mondiale, il gruppo è ben presto costretto ad annullare il concerto di Atene (3° tappa del tour) a causa di una gastroenterite di Gahan.
A seguito di controlli di routine, i medici scoprono un problema ben più serio che costringerà Dave a sottoporsi immediatamente a delle cure ed il gruppo a cancellare diversi concerti.
Con un comunicato stampa diramato il 28 maggio del 2009, Dave comunica di soffrire di un tumore alla vescica.
Fortunatamente l'operazione per la rimozione del tumore riuscirà perfettamente, permettendo al gruppo di riprendere la tournée l'8 giugno da Lipsia.
Gahan è il cantante principale e paroliere del quarto album in studio dei Soulsavers, un duo inglese di musica elettronica: “The Light the Dead See” esce nel 2012. Per chi ama il genere…
Anticipato dal singolo “Heaven”, intensa ballata dalle venature rock, nel 2013 esce il nuovo album, “Delta Machine”, dei Depeche Mode a cui non bastano, però, nemmeno le già sfruttate sonorità electro-blues della sensuale “Slow” e della conclusiva “Goodbye” per impedire all’ascoltatore di capire che sono ormai un po’a corto di idee.
Nel 2015 Gahan collabora ancora con i Soulsavers nel loro quinto album “Angels & Ghosts”, decisamente più riuscito delle ultime prove dei Depeche, cui segue un fortunato tour.
L’ultimo album dei Mode, “Spirit”, dalle atmosfere sempre più plumbee, i suoni sempre più kraut e i testi sempre più disincantati, esce nel 2017.
Nel 2020 esce il progetto "Humanist", capitanato da Rob Marshall, polistrumentista frequente collaboratore di Mark Lanegan, che è uno dei numerosi ospiti dell’album, insieme ad artisti come John Robb, Mark Gardener e, appunto, il nostro Dave, che canta nel pezzo "Shock Collar".
In generale si può affermare che brani di Dave non ci rendono molto ottimisti sul futuro della specie umana...
Ma noi alziamo lo stesso i calici per il piccolo grande cantante inglese: lo vogliamo in pista per molti altri anni ancora, meglio se insieme ai suoi soci, quindi speriamo che si riguardi e faccia ammodo!
Tanti auguri, Dave!
Nota a margine: Il più grande rimpianto di Gahan risale a quando viveva a Los Angeles. Gli proposero una piccola parte in un film scritto e diretto da un regista emergente. Si chiamava Quentin Tarantino e il ruolo era quello che poi interpreterà Tim Roth in “Pulp Fiction”: il rapinatore nel ristorante che si vede all’inizio e alla fine del film. In generale piuttosto restio ad prendere in considerazione delle proposte, Gahan, ripensando a quell’offerta, ha poi affermato: “Beh, forse almeno quella avrei dovuto accettarla”
“Reach out and touch faith
Your own personal Jesus
Someone to hear your prayers
Someone who cares
Your own personal Jesus
Someone to hear your prayers
Someone who's there
Feeling unknown
And you're all alone
Flesh and bone
By the telephone
Lift up the receiver
I'll make you a believer
Take second best
Put me to the test
Things on your chest
You need to confess
I will deliver
You know I'm a forgiver…”
Depeche Mode – Personal Jesus