Birbaccioni, Birbaccioni!
Oggi, cari amici dei Mutzhi Mambo, vogliamo farvi un bel regalino d’autunno, un presente che vi faccia tornare in mente quei febbrili momenti passati davanti al televisore, scorrendo frettolosamente il nastro delle VHS prima che arrivassero i vostri genitori o le vostre mogli e/o fidanzate; quanto prezioso seme avete sprecato (e che probabilmente sprecate tutt’ora) guardando le eccitanti sequenze dei film del fantastico MARIO SALIERI, l’alfiere del porno “d’autore” Made in Italy!
A qualcuno questo omaggio piacerà e ricorderà con nostalgia quei momenti di intimità, altri storceranno il naso ma ci auguriamo che non si scandalizzi nessuno…
In fondo questo è un “Almanacco Pulp” e il porno, volenti o nolenti, è per antonomasia l’erede dei film sexplotation e grindhouse più crudi e squallidi, un evoluzione di quelle commedie scollacciate che ora fa tanto figo celebrare…
Questo chiaramente nei suoi momenti migliori, quelli dove esiste almeno un tentativo di costruire una trama, la voglia di allestire scene che vadano oltre le misere “catene di montaggio” in cui si è evoluto questo genere.
Anzi, evoluto non è la parola esatta perché il porno, a parte i vari tentativi di sdoganarlo nel cinema d’autore da parte di registi anche illustri, in fondo è tornato ad essere quello che è sempre stato, da quando è nato il cinema: ovvero brevi sequenze da bordello, solamente non più clandestine, dove viene mostrato l’atto sessuale, senza tanti fronzoli che possano distrarre la masturbazione.
In questo senso il buon Mario Salieri rappresenta un caso a sé, un unicum nel mare magno delle produzioni a luce rossa, un autore controcorrente.
Mentre il mercato, grazie all’home video prima e ad internet poi, andava inesorabilmente verso questa direzione, Salieri si è distinto proprio per la sua evidente cura delle ambientazioni, dei costumi, delle trame, delle luci, della fotografia.
Più che il “Tinto Brass del porno”, Salieri è l’erede ideale di Joe D’Amato, il grande regista explotation e pioniere del cinema a luci rosse di casa nostra, uno che ha sempre cercato di fare un prodotto accurato anche quando lavorava per l’industria pornografica.
Pure il nostro Mario, quando dirige, ci mette quella passione da amante, in primis, del cinema, anche a dispetto del ritorno economico, visto che per imbastire produzioni amatoriali ti devi rompere meno i coglioni (basta una telecamerina, anzi, ultimamente li girano con gli smartphone…) e ci guadagni anche mieglio.
Discriminarlo a priori solo perché i suoi film sono pieni di sesso esplicito non sarebbe giusto, sarebbe solo moralismo da quattro soldi.
Intanto Salieri, oltre ad essere uno sporcaccione, è pure un regista controverso, coraggioso, che ha subito e superato diverse denunce per oscenità e addirittura per associazione camorristica (accusa per sua fortuna caduta nel vuoto), tanto che si è dovuto trasferire in Ungheria per poter continuare a lavorare senza troppi problemi.
Questo già di per se ce lo renderebbe simpatico!
I suoi prodotti migliori sono le versioni hard di classici del cinema e della letteratura come “Dracula” o “Faust” e del filone della sceneggiata napoletana, in cui, sarà per il budget scarso, sarà lo squallore generale del genere, sarà per volontà autoriale, ne risulta uno spaccato della malavita partenopea sorprendentemente crudo e realistico, a cui i vari “Gomorra” e via dicendo devono più di qualcosa…
Particolarità di Salieri inoltre è quella di concepire vere e proprie “saghe” divise in più parti: non semplici sequel bensì prodotti organicamente pensati come divisi in più parti, più simili a degli sceneggiati o, come va di moda dire oggi, alle “serie” TV.
Intendiamoci, sempre di porno si tratta, ovvero recitazioni infami, dialoghi risibili, budget risicatissimi e trame che sono meri pretesti per mostrare scopate a più non posso.
Ma almeno le trame ci sono!
E soprattutto c’è la voglia di fare dei film-film dandogli un’impronta personale, riconoscibile, uno “stile”, cosa assolutamente non scontata in tale mondo…
…anzi, scusate: il vero “soprattutto” sono quelle splendide tope (Selen, Monica Roccaforte, Joy Karin, Dalila, le “Salieri girls”, perfino la divina e mai troppo compianta Mona Pozzi) che usa come attrici; a volte anche troppo belle per essere erotiche per davvero.
Ma questi son gusti…
Mario Altieri (così all’anagrafe) nasce a Napoli, il 29 novembre del 1957.
Verso la fine degli anni ‘70, approfittando del lancio della videoregistrazione domestica che inizia rapidamente a diffondersi (soprattutto grazie alla commercializzazione del videoregistratore Sony Betamax), il nostro Mario esordisce nell'allora nascente mercato audiovisivo dedicandosi alla distribuzione clandestina di filmati pornografici.
La sua attività di produttore “in chiaro” inizia nella prima metà degli anni ‘80 con la realizzazione di filmati amatoriali realizzati ad Amsterdam e destinati al mercato italiano.
Dopo una lunga gavetta nel 1984 costituisce a Napoli la società “999 Black & Blue Productions” con cui inizia ufficialmente il suo percorso nell'industria a luci rosse attraverso la produzione di quattro film intitolati: “Napoli Sex”, “Capri Vacation”, “Remember” e “Violence”.
Vengono girati in contemporanea ad Ischia nel 1985, cercando di marcare molto l’ambientazione e connotandoli di “gusto nostrale”, con l'idea di tracciare una nuova via italiana in un'industria fino ad allora “culturalmente” dominata da Americani e Nord Europei.
Proprio in quella circostanza Altieri decide di sostituire il suo cognome adottando quello d'arte di “Salieri” (che col suo fa comunque assonanza), ripreso dal celebre musicista Italiano sospettato di aver fatto fuori il rivale Wolfgang Amadeus Mozart.
Da quel momento inizia l'ascesa del regista partenopeo che raggiungerà il suo culmine nella prima metà degli anni novanta.
Addirittura, di diversi film, viene fatta anche la versione soft-core, trasmessi pure dalla TV via cavo, ma vedere una pellicola di Salieri mutilata dalle scene esplicite, è come vedere un horror senza scene “de paura”…non rimane un granché!
Vi spariamo un po’di titoli, non chiedeteci però un giudizio perché parecchi manco li abbiamo visti e, sinceramente, anche quelli che abbiamo avuto la fortuna di vedere non li sapremmo distinguere…però i titoli sono mitici!
La serie “Vortix” (4 parti; 1987), la serie “Vietnam store” (4 parti; 1987-1988), “Sex camorra” (2 parti; 1988), “La mia signora” (1988), “Vacanze a Rimini” (1989), la serie “Inside Napoli” (4 parti; 1989), “Fantasmi a Napoli” (1990), la serie “Viaggio nel tempo” (3 parti; 1990), “Harem” (1990), “Potere” (1991), “Brivido al sole” (1991), “Discesa all'inferno” (1991), “Roma Connection” (1992), “La lunga notte della paura” (1992), “Arabika” (1992), “Adolescenza perversa” (1993), “Il mistero del convento” (1993), “Sceneggiata napoletana” (1994), “Scuole superiori” (1994), “Dracula” (1994), “La clinica della vergogna” (1994), “Eros e Tanatos” (1995), la “Trilogia gallery” (“Usura”, “Voyeur” e “Stupri” 1997), “Racconti dall'oltretomba” (1998), “Fuga dall'Albania” (1998).
Discorso a parte meritano “Concetta Licata” (1994 e i due seguiti, rispettivamente del 1995 e nel 1997), la drammatica storia degli abusi subiti da una pentita di mafia che lancerà nel firmamento Selen, l’ultima grande stella del panorama pornografico italiano, e soprattutto la produzione de “Il Confessionale” (1998), per la regia di Jenny Forte.
Il film viene realizzato quasi interamente nella chiesa di San Vincenzo di Gioia dei Marsi, attraverso regolare autorizzazione rilasciata dal parroco responsabile dell'edificio sacro.
Quando le autorità ecclesiastiche, attraverso alcune segnalazioni, entrano a conoscenza dell'accaduto intimano l'annullamento di tutte le celebrazioni religiose effettuate in quella chiesa (matrimoni, battesimi, funerali, e così via…) suscitando incredulità in tutto il mondo.
Salieri e il suo staff però ne escono “puliti”, in quanto sono in grado di esibire i regolari contratti di affitto e licenze varie; addirittura il nostro racconta che ha beccato più volte il prete a “spiare” le riprese mentre si masturbava da dietro una colonna…
Negli anni ’00 prosegue la sua infaticabile opera con titoli come: “Ingenui turisti nella spirale del vizio” (2001), “Casino” (2001), “Una supplente in provincia” (2001), “Faust” (2002), “Il mondo perverso delle miss” (2002), “Care dolci mammine” (2003), “Il saprofita” (2003), “La dolce vita” (2003), “Lolita connection” (2003), “Una famiglia perversa” (2003), “La moglie del professore” (2005), “Il vizio del presidente” (2006), “La vedova della camorra” (2007), “Liceali violate” (2007), “Luride mani sul corpo di tua moglie” (2007).
Nel 2006 realizza una curiosa serie in tre puntate intitolata “Salieri Football”; la fiction racconta, naturalmente con vari intermezzi hard, della corruzione e del massiccio uso di farmaci dopanti nel mondo del calcio professionistico e si conclude con una sua intervista a Carlo Petrini, ex calciatore di serie A.
Il grande successo internazionale però dura fino al 2008, anno in cui il mercato dell'home video cede definitivamente il testimone ad Internet.
Il nostro intuisce subito che per affrontare il nuovo mercato sono necessari cambiamenti radicali in termini di stile e di organizzazione e crea un network internet.
Si trasferisce a Budapest, per motivi fiscali ma principalmente di “libertà espressiva”, dove costituisce la società “Idea Trade Tre kft” con cui produce e dirige una discreta quantità di scene tematiche.
Sostituisce il suo classico stile di ripresa, costituito da inquadrature statiche sapientemente illuminate dallo storico e inseparabile direttore della fotografia Bruno De Sisti, con un taglio documentarista e dinamico che offre agli attori maggiore capacità d' “azione”.
Il respiro narrativo ne soffre ma l'impronta “artistica” del regista napoletano rimane riconoscibile, perché tutto è sempre guidato da un certo rigore formale e dalla creatività di Salieri che alla pornografia spicciola predilige i preliminari erotici.
Nel 2017 un altro grande scandalo: produce un remake hardcore della “Ciociara” ispirandosi al romanzo di Alberto Moravia e al film di Vittorio De Sica, con la ruspante Roberta Gemma nel ruolo che fu di Sophia Loren.
Un operazione quasi blasfema, oltraggiosa, praticamente un’eresia!
Il film scatena l'ira di Emiliano Ciotti, presidente dell'associazione vittime delle “marocchinate” (gli stupri commessi dalle truppe ausiliarie nordafricane durante la Guerra di Liberazione), con la conseguenza di un'interrogazione parlamentare e di svariate lettere di sdegno indirizzate al presidente del consiglio Gentiloni.
Noi chiaramente non ci pronunciamento sulla “moralità” di questo lavoro ma vogliamo fare presente che non ci sembra poi tanto diverso dai vari nazisplotation che tanto andavano negli anni ’70…
Ultima prova ad oggi è “Il Cilindro di Mario Salieri” (2018) riproposizione della commedia Eduardo De Filippo composta nel 1965, in cinque atti girata in collaborazione con la Compagnia Teatrale “Sirena Partenope”, edita sia in versione porno che tagliata.
Nella sua carriera, il regista napoletano ha collezionato più di 120 premi, tra cui un Oscar del Porno, premio conferito solo ai grandi del genere.
Uno degli ultimi suoi progetti è il “Salieri Hotel”, tra Praga e Budapest, la possibilità per una coppia di vivere un fine settimana all'interno di un hotel di lusso, con biglietto aereo A/R, ristoranti, visite della città di Praga o Budapest, casinò e tanto alto ancora e tutto gratis!
Unica clausola: essere ripresi dalle telecamere durante la propria intimità…
Finalmente un filmino delle vacanze che gli amici accorreranno a vedere!
Aspettiamo dunque le nuove prove d’ “autore” del nostro, con la speranza che anche lui non soccomba alla imperante dittatura di “Youporn” e agli algoritmi che ci standardizzano pure le seghe…
Tanti auguri, Mario!
“Alla fine a me non piace fare “delle schifezze”. Il mio obiettivo è quello di far considerare il porno come un genere, e non come un contenitore di nefandezze.”
Mario Salieri