Finalmente! Dopo una lunga, misteriosa latitanza, ritornano dal vivo i letali MUTZHI MAMBO! E che giorno scelgono per TORNARE DAL VIVO? Ma il GIORNO DEI MORTI, come potrebbe essere altrimenti! E ci...

Orgogliosissimi di essere stati nominati in questo benemerito programma! Siamo infatti stati citati, col nostro nuovo album IL MALE È DENTRO, in WONDERLAND, un programma televisivo, in onda su Rai 4...

UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

Il suo nome evoca fumosi locali frequentati da ufficiali alticci nella Berlino della seconda guerra mondiale, dove cantanti affascinanti pronte a sedurre il tenente di turno fra un bicchiere di assenzio e una tirata di sigaretta, si muovono altere e sinuose fra i tavoli dagli avventori selezionatissimi intonando con voce arrochita dal tabacco ballate strappalacrime…
Stiamo parlando naturalmente della divina ZARAH LEANDER, la più grande star del terzo reich!
Per carità, cari amici dei Mutzhi Mambo, non leggete questo post con occhio “politico”: l’unica nostalgia che abbiamo, in questo caso, è per lo charme e la magnifica voce di questa splendida artista.
Non vogliamo assolutamente entrare nel merito delle sue scelte di campo, in questo ambito non ci interessano e non è certo questo il luogo per discuterne.
Quindi sappiate che commenti in tal senso verranno subito rimossi a nostro insindacabile giudizio...
Nata in Svezia, Zarah Leander verso la fine degli anni ’30 divenne la star per eccellenza della Germania nazista; con la sua voce cupa e profonda, i modi sensuali ed il volto illuminato ad arte, era una sorta di mix tra la teutonica Marlene Dietrich e l’ “altra” algida diva svedese, Greta Garbo, nonché l’erede naturale al “trono” lasciato vacante dalla Dietrich stessa, che aveva abdicato nel 1930 per passare al “nemiken” americano. 
Nella cultura popolare, viene ancora additata come una “sirena” nazista, eppure, fin dall'inizio era davvero un'eroina improbabile per il Terzo Reich. 

Zarah Leander11Innanzitutto non era tedesca e non era certo una rappresentante dell'ideale ariano dai capelli biondi e dagli occhi azzurri; addirittura il suo vero cognome (Hedberg) suonava pure “ebreo”!
Il vantaggio sullo schermo di questo suo marcato “non-allineamento” ai canoni, era che questa "svedese" un po’ strana poteva essere concepita come un esotico trofeo, una peccaminosa preda di cui gli ufficiali nazisti potevano fare vanto, mentre la “tipica” massaia tedesca doveva rimanere la giusta e legittima ricompensa dopo gli sforzi bellici degli eroi della Patria.
Ma soprattutto va considerato, senza voler svalutare il suo indubbio talento, che la Leander è riuscita ad ottenere questo successo e questo ruolo predominante perché le altre contendenti ad un certo punto si sono rifiutate di far parte della macchina della propaganda nazista! 
Anche se pure la nostra, nel ’43, ha abbandonato tutto e se n’è tornata in Svezia, ormai il marchio d’infamia del collaborazionismo era stato impresso nel suo curriculum.
Dopo la guerra infatti, per lungo tempo, Zarah è stata ostracizzata e tuttora, in Germania, è una figura messa ai margini, quasi negata, a parte certi ambienti più marcatamente nostalgici.
Ma, per uno degli strani paradossi della storia, grazie alla sua voce oscura, alla sua estrosa ma impeccabile eleganza, ai suoi modi aristocratici e insieme sopra le righe, così enfatici e melodrammatici, e al suo repertorio da schlager (le canzoni romantiche in lingua tedesca), la cantante preferita da Hitler è diventata un'icona gay, una delle più imitate dalle drag queen di tutto il mondo!
Questo bizzarro "fenomeno Leander" è emerso nel periodo postbellico in Svezia e Germania per poi diffondersi ovunque, nella cultura queer.
Probabilmente, il successo in questo ambito, deriva dalla qualità stravagante della performance della Leander: in fondo ogni sua esibizione era carica di erotismo implicito, di ambiguità di genere, dati che l’hanno resa una sorta di simbolo della diva “mascolina”, di manifesto contro la presunta "normalità", di paladina delle libertà di scelta, per quanto discutibili siano .
Ma bando a tutti questi discorsi: ammiriamo l’incredibile carisma di questa grande artista e godiamoci la sua voce immortale, senza pensare troppo ai perché e ai percome...

Zarah Leander8

Sara Stina Hedberg (così all’anagrafe) nasce a Karlstad, in Svezia, il 15 marzo del 1907.
Da piccola studia pianoforte e violino, e sale su un palco per la prima volta a cantare all'età di sei anni.
Inizialmente non ha intenzione di diventare una cantante professionista e conduce una vita normale per diversi anni. 
Da adolescente si trasferisce per due anni a Riga, in Lettonia, dove impara il tedesco.
Lavora poi come segretaria, nel 1926 si sposa con Nils Leander, con cui ha due figli, nel ‘27 e nel ‘29. 
Tuttavia, nel 1929 entra in una compagnia dilettante di cabaret itinerante, diretta dall’intrattenitore e produttore Ernst Rolf, dove per la prima volta canta "Vill ni è en Stjärna" ( "vuoi vedere una stella?"), che presto diventerà il suo cavallo di battaglia.
Nel 1930, partecipa a quattro spettacoli di cabaret a Stoccolma, e incide i suoi primi dischi, tra cui una cover di "Falling in Love Again" di Marlene Dietrich; fa anche una piccola parte in un film. 
Tuttavia, è col personaggio di "Hanna Glavari" nell'operetta di Franz Lehár “La vedova allegra” (1931) che ottiene il definitivo successo.
Divorzia dal marito e negli anni seguenti continua a sviluppare la sua carriera, guadagnandosi da vivere come sul palcoscenico e sullo schermo in Scandinavia. 
La sua crescente fama le fa ottenere proposte dal continente europeo e da Hollywood, dove già lavorano numerosi attori e registi svedesi.
All'inizio degli anni '30 si esibisce con l'artista, produttore e compositore svedese Karl Gerhard, decisamente schierato contro il nazismo, che per lei scrive "I skuggan av en stövel" ("All'ombra di uno stivale"), nel 1934, un pezzo che condanna fermamente la persecuzione degli ebrei.
Pur allettata dalle proposte americane, la Leander sceglie di rimanere in Europa, soprattutto per rimanere più vicina ai due figli piccoli, temendo le conseguenze di portare i bambini cosi lomtano di non essere in grado di trovare un impiego stabile. 
Nonostante la turbolenta situazione politica, Austria e Germania sono molto più vicine a casa, e in fondo Zarah sa già parlare il tedesco. 
Il suo debutto a Vienna avviene nel 1936 con la prima mondiale di “an der Himmelstür Axel” (Axel alla Porta del Cielo) al Theater an der Wien, diretto da Max Hansen. 
È una parodia di Hollywood e di Marlene Dietrich, che aveva lasciato l'Europa schifata da Mussolini, Stalin e Hitler.
Seguirà il film austriaco “Premiere”, in cui la nostra interpreta una stella del cabaret di successo. 
Intanto, dopo che le “divine” Marlene Dietrich e Greta Garbo erano fuggite in America, il ministro della propaganda Joseph Goebbels inizia a fare una personale ricerca per riempire il vuoto lasciato dalle due dive “traditrici”. 
Ma non sarà facile trovare una degna sostituta...
La cantante Sybille Schmitz è la prima candidata ma viene esclusa perché troppo depressiva; la mezza inglese Lilian Harvey non è abbastanza tedesco e, comunque, politicamente inaffidabile; l'ungherese Marika Rökk non è considerata abbastanza affascinante da reggere il confronto con le dive di Hollywood, quindi Zarah diviene la donna perfetta per quel ruolo.
Sempre lo stesso anno, firma un contratto con l'UFA a Berlino, facendosi fama di negoziatrice molto dura, esigente, che pretende di dire la sua e un ricco cachet, la metà del quale lo vuole pagato in corone svedesi accreditate presso la banca di Stoccolma. 
Al ministro della propaganda Joseph Goebbels piace assai il suo film "Nemico della Germania", ma come protagonista principale del film UFA, parteciperà a dieci pellicole, molte delle quali grandi successi.
Nei suoi film, la Leander interpreta sempre donne indipendenti, belle, appassionate e sicure di sé. 
In primo luogo affascina il grande pubblico con due film diretti da Detlef Sierck (in seguito conosciuto a Hollywood con il nome Douglas Sirk), “La prigioniera di Sydney” (1937) e “La Habanera” (1937). 

Zarah Leander9Sirk ha la saggezza di impiegare il compositore Ralph Benatsky per la colonna sonora del primo di questi film, e quella di definire i caratteri fondamentali del “personaggio” Leander: un artista straniera esotica che, varie peripezie e raggiri, riesce a recuperare la sua dignità e trova la felicità grazie ad uno scherzo del destino.
Mentre anche Sirk fugge dalla Germania nazista, non molto tempo dopo aver finito di girare “La Habanera”, questo stereotipo che riproporrà negli altri film e che gli donerà una fama senza paragoni. Altri suoi enormi successi sono “Heimat” (1938) e “Es War Eine Rauschende Ballnacht” (1939).
Con “Die Grosse Liebe” (1942), la Leander mette in discussione il suo personaggio, cosa che viene apprezzata dal pubblico, decretando così il suo più grande successo. 
In questo film impersona un’intrattenitrice di sale da musica, intrappolata in un triangolo tra un compositore geloso e un soldato. 
La Leander comunque non ama socializzare con i principali membri del gerarchia tedesca né prende mai parte alle funzioni ufficiali del partito nazista. 
Sembra che una volta Goebbels le abbia fatto osservare che il suo nome d’arte Zarah suonasse ebraico ma la nostra, con sorprendente prontezza di spirito e acida ironia gli abbia risposto "Oh, forse, ma che mi dici di Josef?", lasciando il gerarca con un palmo di naso.
Molte delle sue canzoni vengono composte da Michael Jary, con il quale ha pure una relazione, e da Bruno Balz, rispettivamente per la musica e i testi. 
La Leander mette a segno i suoi due più grandi successi discografici con "Davon geht die Welt nicht unter" ( "Questa non è la fine del mondo") e "Ich Weiss, es wird einmal ein Wunder geschehen” ("So che un giorno accadrà un miracolo").
Queste due canzoni in particolare verranno spesso usate come colonne sonore nei documentari sulla propaganda nazista; sebbene non esistano le cifre esatte delle vendite, sicuramente la Leander è tra le interpreti più vendute in Europa negli anni precedenti al 1945.
Divengono note come "Durchhaltelieder" o "Stay-Power songs", ballate per sostenere le truppe tedesche durante la guerra.
Infatti più tardi la nostra farà notare quanto la sua fortuna non fosse legata tanto agli incassi cinematografici o ai lauti compensi per le sue prove da attrice, bensì ai diritti sui dischi che pubblicava.
La pellicola di propaganda del 1942 “The Great Love” diventa il film di maggior incasso di sempre, visto da 28 milioni di persone. 
Il suo ultimo lavoro in Germania Damals, interpretato insieme con Rossano Brazzi, viene presentato per la prima volta il 3 marzo 1943. 
Ma la sua villa a Grunewald viene distrutta durante un'incursione aerea, e Goebbels fa continue pressioni affinché la nostra accetti di prendere la cittadinanza tedesca. 
A questo punto Zarah, oltretutto scocciata perché non le offrono secondo lei abbastanza denaro per continuare a mantenere il ruolo di ”simbolo” pop del regime, decide invece di ritirarsi in Svezia, dove compra una enorme villa con tanto di vaste proprietà e isolette nei dintorni, a Lönö, non lontano da Stoccolma.
In teoria sarebbe ancora contrattualmente obbligata a girare un altro film per la UFA, ma riesce ad evitarlo rifiutando una sceneggiatura dietro l’altra.
Nel ’43, dopo la sconfitta della Wehrmacht nella battaglia di Stalingrado, seppure il governo svedese fosse rimasto ufficialmente neutrale durante la guerra (anche se ufficiosamente foraggiava sfacciatamente la Germania), l'opinione pubblica del paese diviene sempre più apertamente ostile verso i nazisti.
Questo si acuisce esponenzialmente dopo la diffusione delle notizie dell’Olocausto, quindi il rimpatrio della Leander non è certo ben visto.
È l'inizio di un periodo durato 15 anni, in cui Zarah troverà la maggior parte delle porte chiuse in faccia. 
Durante questo lungo, forzato ritiro, la Leander si dedica ai suoi interessi svedesi, tra cui la produzione di conserve di pesce, lavorando occasionalmente in film minori.
Ma a poco a poco, la nostra riuscirà a trovare nuovi ingaggi sui palcoscenici della madrepatria e tornerà in tournée anche in Germania e in Austria, dando concerti, registrando nuovi dischi e recitando in diversi musical.
Appare in numerosi film e programmi televisivi, tra cui l’italianissima commedia “Come imparai ad amare le donne” (1966), diretta da Luciano Salce, a fianco di Romina Power, ma non riuscirà mai a riguadagnare la popolarità di cui aveva goduto fino ai primi anni della Seconda Guerra Mondiale. 
La Leander verrà spesso interrogata riguardo ai suoi anni nella Germania nazista e, sebbene parli volentieri del suo passato, respingerà assolutamente le accuse di aver avuto simpatia per il regime, sostenendo di essere stata una semplice intrattenitrice che lavorava per compiacere il pubblico, dandogli soltanto quello che desiderava e per cui era pagata.
Iniziano pure a girare delle voci che la Leander sia stata una spia dei sovietici con il nome in codice "Stina-Rose", addirittura a titolo gratuito per via della sua fede comunista! 
Zarah però negherà categoricamente di aver agito come agente segreto, di qualsiasi paese si tratti.
Il 23 giugno del 1981, dopo essersi ritirata dal mondo dello spettacolo, la diva Leander muore a Stoccolma per complicazioni da un ictus. 
A noi non resta che ricordarla con ammirazione, alzando i calici in suo onore!
Alla Divina Zarah Leander!
Prosit!

“Wenn mal mein Herz unglücklich liebt
Ist es vor Kummer unsagbar betrübt
Dann denk ich immer
Alles ist aus
Ich bin so allein
Wo ist ein Mensch der mich versteht
So hab ich manchmal voll Sehnsucht gefleht
Tja, aber dann gewöhnt ich mich dran
Und ich sah es ein…”
Zarah Leander - Davon geht die Welt nicht unter

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