ORRENDI ORRORI TRIDIMENSIONALI
Avete a portata di mano gli occhialini con le lenti colorate?
Bene, oggi vi serviranno, cari amici dei Mutzhi Mambo, perché si celebra il fantasmagorico SIDNEY W. PINK, il "papà" del cinema 3D!
Ora che molti film vengono proiettati a caro prezzo in questa affascinante ma fastidiosa versione (anzi, con roba adatta, volendo ce li possiamo "gustare" direttamente in TV), pare una cosa scontata ma l'evoluzione di questa tecnica ha una lunga storia di cui il signor Sidney W. Pink si dimostrerà un tassello fondamentale!
È lui infatti i produttore del primo lungometraggio tridimensionale dell'epoca d'oro del 3D: "Buana Devil", un modesto film avventuroso diretto nel 1952 da Arch Oboler.
In realtà l'idea di rendere tridimensionale un'immagine è vecchia più o meno come la fotografia stessa: permetteteci quindi un riassuntino veloce degli sviluppi di questa tecnica che tanto lo sappiamo che, ignoranti come siete, non ne sapete un cazzo ...
Fin dall'apparizione dello stereoscopio infatti nacque l'interesse per sviluppare un metodo che permettesse di riprodurre immagini stereoscopiche in movimento.
Già lo stesso Charles Wheatstone, l'inventore della stereoscopia ufficialmente riconosciuto, suggerì di abbinare il movimento al rilievo, ma sarà che un progetto che non verrà mai commercializzato.
Lo sviluppo dell'invenzione si deve invece a Luis-Jules Duboscq che lo brevettò nel 1852 con il nome di fantastereoscopio o bioscopio: in pratica univa due zootropio, con le immagini destinate ai due occhi, al visore stereoscopico, ottenendo così delle immagini tridimensionali in movimento.
Ma l'era vera e propria dei film stereoscopici iniziò a fine Ottocento, quando l'inglese William Friese-Greene, un pioniere del cinema, brevetta un sistema per film 3-D: secondo questo sistema, due film venivano proiettati parallelamente sullo schermo e lo spettatore doveva far convergere le due immagini attraverso uno stereoscopio.
Però a causa della scomodità della tecnica di proiezione alla base di questo metodo, la diffusione nelle sale di proiezione era molto difficoltosa e per tale motivo il sistema non ebbe successo.
Dopo altri tentativi, il 10 giugno 1915, Edwin S. Porter e William E. Waddell presentarono dei test-film al pubblico dell'Astor Theater in New York sfruttando la tecnica dell'anaglifo rosso-verde che consisteva nel proiettare contemporaneamente tre rulli comprendenti scene rurali, riprese di test di Marie Doro, un estratto da "Jim the Penman" (un film realizzato nello stesso anno), danzatrici orientali e dei filmati di repertorio delle cascate del Niagara.
Quello che viene considerato il primo film 3-D distribuito nelle sale cinematografiche e con un pubblico pagante, è l'ormai perduto "The Power of Love", prodotto da Harry K. Fairall e diretto da Rober F. Elder, la cui prima avvenne all'Ambassador Hotel Theater di Los Angeles il 27 settembre del 1922.
Il film utilizzava il sistema dell'anaglifo, che si basava sulla proiezione parallela di una doppia pellicola filtrata rosso e verde, e sull'uso da parte del pubblico degli occhiali appositi.
Dopo una battuta di arresto dovuta alla Grande Depressione, la moda di fare film tridimensionali si riaffaccerà sporadicamente durante gli anni '30 ma passerà definitivamente nel dimenticatoio durante la Seconda Guerra Mondiale.
Ma ecco che rientra di scena il nostro Pink: con la sua coraggiosa produzione inaugurerà la gloriosa stagione del 3D, che vedrà titoli classici come "L'uomo nell'ombra", di Lew Landers, con Edmond O'Brien, "Hondo", di John Farrow, con John Wayne, "Inferno" di Roy Ward Baker, con Rhonda Fleming, "Pioggia", di Curtis Bernhardt, con Rita Hayworth, "Il delitto perfetto", di Alfred Hitchcock, con Grace Kelly, "Il figlio di Sinbad", di Ted Tetzlaff, prodotto da Howard Hughes, e tanti altri.
Ma naturalmente, il cinema tridimensionale anni '50 ha dato meglio con i B-movie horror e sci-fi, cercando spesso di nobilitare, con la scusa degli occhialini, autentiche schifezze.
Si parte con diversi film interpretati dall'istrionico Vincent Price, come "La Maschera di Cera", di André de Toth, "Agente federale X3", di Louis King, "Il mostro delle nebbie", di John Brahm; sempre fra i thriller va citato "Il mostro della via Morgue", di Roy Del Ruth, con Karl Malden.
Poi si passa a titoli davvero mitici come "Robot Monster", di Phil Tucker, "Destinazine Terra", "Il mostro della laguna nera", e "La vendetta del mostro", tutti di Jack Arnold, "Quei fantastici razzi volanti", di Arthur Hilton, "Attacco alla base spaziale US", di Herbert L. Strock.
Dalla seconda metà degli anni '50, i film girati con questo sistema passeranno di moda, salvo poi riaffacciarsi sporadicamente, fino all'avvento dell'era digitale, in cui ogni blockbuster che si rispetti può vantare la sua versione tridimensionale.
Sydney non ha certo prodotto tali "filmoni": anche se si deve tributargli il giusto omaggio per la sua coraggiosa "paternità", le sue produzioni successive (circa una cinquantina) sono perlopiù pura serie Z e purtroppo si è cimentato anche dietro la macchina da presa, regalandoci un pugno di "perle" di rara bruttezza...
Ma tant'è, i padri son sempre i padri: bisogna portargli rispetto!
Sidney W. Pink nasce il 16 marzo del 1916 a Pittsburgh, in Pennsylvania.
Dopo aver interpretato la parte di un produttore cinematografico nella versione teatrale della commedia "Merton of the Movies", messa in piedi dalla compagnia del suo liceo, si rende conto che questa è la professione che alla fine vorrebbe fare sul serio nella vita.
Lavora poi come proiezionista in un cinema di proprietà della famiglia di sua moglie e si laurea in economia aziendale presso l'Università di Pittsburgh.
Lavora per anni nei teatri, a volte presentando spettacoli teatrali nei cinema.
Nel 1952, Pink produce "Buana Devil", un lungometraggio a colori che è considerato il primo film tridimensionale ampiamente distribuito ad utilizzare il metodo 3-D polarizzato anziché l'anaglifo rosso e blu degli occhiali 3-D usato occasionalmente per film brevi.
Viene realizzato utilizzando il sistema Natural Vision, che impiega due telecamere separate ma interconnesse e richiede due proiettori appositamente modificati.
Il film viene presentato per la prima volta alla fine di novembre e darà il "la" alla breve ma intensa moda del 3D che svanirà quasi completamente all'inizio del 1955.
Esordisce poi alla regia con "I was a Burlesque Queen", dal titolo esplicativo, incentrato sull'ex-stellina del cinema Marie Wilson, ormai ridotta a fare spogliarelli.
Nel 1959, produce il fantascentifico "Marte distruggerà la Terra", diretto dal danese Ib Melchior, usando una nuova tecnica di elaborazione cinematografica, chiama "CineMagic" per creare un effetto "marziano" irreale e ultraterreno in alcune sequenze.
In coppia con Peer Guldbrandsen, Sidney dirige "The Greeneneyed Elephant" (1960), una bizzarra e ispida commedia senza capo né coda, dove, a causa di un'antica statuetta a forma di elefante due sorelle si scambiano i corpi, causando equivoci vari.
Nel 1961, scrive il soggetto originale di "Reptilicus", uno dei più ridicoli film "de mostri giganti", con protagonista un serpentone a metà strada fra il drago cinese e un biscione che si aggira per Copenhagen con lo stesso realismo di un carro del carnevale di Viareggio.
Il nostro lo co-produce e co-dirige in Danimarca sempre col fido Ib Melchior.
La successiva regia di Pink, "Viaggio al settimo pianeta" (1961), narra le disavventure di una pattuglia di cinque astronauti mandati ad esplorare il pianeta Urano; anche qui il "realismo" e la "plausibilità scientifica" abbondano...
Dirige poi un terzetto di eccentrici ma inutili western: il reazionario "Il Sentiero dell'oro" (1965), in cui due manipoli di soldati, Unionisti e Confederati, si alleano dopo la Guerra Civile per fronteggiare dei crudeli pellerossa, il curioso "7 donne per una strage" (1966), sorta di spaghetti-western in cui le pistolere sono femmine, e il melenso "Lo sceriffo senza stella" (1967), in cui il protagonista è una specie di reincarnazione di Gesù che dopo un passato da scavezzacollo, si redime e diventa il beniamino del popolo.
Nel 1966, Pink ha il merito di scoprire Dustin Hoffman in una produzione teatrale indipendente di Broadway, e lo sceglie come protagonista di "Un dollaro per 7 vigliacchi", diretto da Giorgio Gentili e girato in Italia e Spagna; il film non verrà fatto uscire che nel 1969, due anni dopo che Hoffman aveva raggiunto la notorietà con il suo ruolo nel film del 1967, "Il Laureato".
La sua ultima produzione è la pruriginosa commedia "The Man from O.R.G.Y." (1970), di James Hill.
Dall'inizio degli anni '70, Pink si dedica alla gestione di una catena di cinema di sua proprietà a Puerto Rico e in Florida.
Muore il 12 ottobre del 2002 a Pompano Beach, in Florida, a seguito di una lunga malattia.
Ora non resta che aspettare il microchip che ci istalleranno nel cervello, per goderci finalmente i film in totale full-immersion...
Altro che "Buana Devil"!
Onore a Sidney W. Pink!
"Invincible! Indestructible! What was the Beast born Fifty Millions Years out of Time?"
Taglina - Reptilicus