23 aprile
L'ALMANACCO PULP dei Mutzhi Mambo 
Un po' di vecchio, sano sentimentalismo oggi, cari amici dei Mutzhi Mambo, per ricordare la splendida voce romantica del grande ROY ORBISON! Non era certo un fico, anzi aveva l'aria del nerd totale, all'ennesima potenza, peggio di Buddy Holly, con quei perenni occhiali scuri e quella bananona corvina che lo facevano sembrare sempre spaesato, trasognante, per non dire totalmente rincoglionito. Ma le sue canzoni ci trascinano ancora in un mondo onirico ma non troppo zuccheroso, dove l'amore è l'amore e i sentimenti, quelli veri, la fanno da padrone: un mondo intenso, strappalacrime che non c'è piú, divorato dal feroce cinismo dell'utilitarismo e della globalizzazione selvaggia. Roy Orbison apparteneva alla primissima generazione di rockabilly, ma controvoglia. Nativo del Texas, aveva suonato country e cantato gospel nei medicine show, aveva allietato feste e danze in duo con un mandolinista, ed aveva studiato con Pat Boone. Tra la fine degli anni '50 e i primi '60, è stato il primo a spingersi oltre il rock'n'roll più semplice e ingenuo, dotando le sue canzoni di arrangiamenti sofisticati e conferendo ai testi nuove atmosfere malinconiche. La sua voce inconfondibile e il suo talento compositivo lo rendono uno degli artisti più importanti dell'era pre-Beatles. Le sue sontuose ballate romantiche, veri melodrammi orchestrali, scritti da lui stesso, erano reminescenti delle funzioni religiose, degli shouter e del bel canto. In breve divenne il Caruso del rock, anche se il suo tenore era tutto malinconia e niente potenza, alternato a crescendo in falsetto. I testi erano cupi, paranoici, e auto-commiserativi, quasi anticipando le tragedie che si sarebbero abbatute, impietose e strazianti, sulla sua vita privata, che la voce recitava con vigorosi e imprevedibili cambiamenti di tono. L'insieme, liriche deprimenti, ritmi latini, cadenze marziali, cori vocali, sezione d'archi classica, canto melodioso, appariva monumentale, paragonato alle scheletriche frenesie del rock and roll: un modo nuovo di approcciarsi alla forma canzone che ispirerà non pochi cantanti "cupi" nei loro momenti più melodici, basti pensare alla splendida versione di Nick Cave della sua "Running Scared", per intenderci... Roy Kelton Orbison naque a Vernon, in Texas, il 23 aprile del 1936. Nato da una famiglia di estrazione operaia (il padre, per trovare lavoro, si spostò con la famiglia durante gli anni quaranta a Fort Worth nel Texas e poi nel Nuovo Messico), il giovane Orbison dimostrò presto interesse per la musica fondando una band a tredici anni, i "Wink Westerners". Scoperto dalla Sun, si convertì un po' controvoglia al rock'n'roll, il genere allora di moda, ma il suo successo nel rockabilly fu limitato al singolo "Ooby Dooby" (1956), scritta dai compagni di college e registrata negli studi del produttore Norman Petty a Clovis, nel Nuovo Messico, e a scrivere qualche canzone Jerry Lee Lewis e gli Everly Brothers, che portarono al successo "Claudette" (1957). Quando l'enfasi si spostò dal rhythm and blues al ritmo più bianco di Buddy Holly, Orbison si recò a Nashville e scoprì la sua vera vocazione. Qualche tempo dopo passò alla Monument Records con cui uscì nel 1960 "Only the lonely" riuscendo – per i cinque anni successivi - a piazzare quindici brani nella Top 40: "Running Scared" (1961, con un crescendo in stile bolero), "Crying" (1961), "Dream Baby" (1962), sono le sue dolenti prediche amorose, che costituiscono anche il cuore degli album "Crying" (1962) e "Lonely and Blue" (1963). "In Dreams" (1963) contiene il pezzo omonimo, un vero gioiello. Il culmine lo raggiunse però più tardi, con "Oh Pretty Woman" (1964), più graffiante sia ritmicamente sia melodicamente rispetto ai suoi standard, che si è rivelata un classico del rock di tutti i tempi. Purtroppo l'anno dopo si convertì all'ampolloso country di Nashville con l'album "There Is Only One" (1965). Oltre a questo la sua "Only the Lonely", sta alla base di "Please please me” (1963), primo brano dei Beatles a centrare la testa della classifica inglese, che John Lennon ammise di aver scritto ispirandosi al pezzo di Orbison. Il nostro Roy collaborò con i maggiori gruppi dell'epoca, partecipando a varie tournée coi Beatles in Europa nel 1963, con i Beach Boys negli Stati Uniti nel 1964 e con i Rolling Stones in Australia nel 1965; strinse rapporti di amicizia soprattutto con John Lennon e George Harrison. Ma la sua vita privata fu segnata da tragedie durissime. Dapprima sua moglie Claudette, risposata nell'aprile del 1966 dopo il divorzio del novembre 1964, morì in un incidente motociclistico in Texas circa due mesi dopo. Poi, nel 1968, mentre il cantante era in Inghilterra per una serie di concerti, la sua casa di Nashville prese fuoco e tra le fiamme morirono due dei suoi tre figli. Queste disgrazie lo segnarono per tutta la sua esistenza. Oltretutto, in seguito al mutamento dei gusti musicali, dovuti alle novità stilistiche dei tardi anni sessanta, lo stile triste e melodico di Orbison, con sonorità sempre più tradizionalmente country, lo fece uscire dalle top ten del suo Paese ma continuò ad essere apprezzato all'estero, in particolare in Europa. Iniziò così il suo periodo buio, fino a diventare, negli anni Settanta, una di quelle stelle obsolete, caricature di sé stesse, dalla carriera ormai finita, che animavano le serate a Las Vegas, come d'altronde accadde anche ad altri nomi illustri. Il periodo di oscurità, artistica e personale, finì grazie a David Lynch che, verso la metà degli anni Ottanta, rispolverò il suo brano intitolato "In dreams", includendolo nella colonna sonora del suo film “Blue Velvet”: questo restituì al musicista un po' della vecchia notorietà, a cui fece seguito la nuova registrazione di un album con i suoi vecchi successi. Orbison ritornò così alla ribalta, grazie ai tributi di artisti di grande notorietà (Bruce Springsteen si ispirò a "Only the Lonely" di Orbison per scrivere la sua "Thunder Road") ma soprattutto per la partecipazione al gruppo dei Traveling Wilburys, di cui fecero parte anche Bob Dylan, George Harrison, Tom Petty e Jeff Lynne. Il gruppo, una accolita di vecchi tromboni, ehm, scusate, di vecchie glorie, fece uscire il loro primo disco senza pubblicità e gli stessi componenti non svelarono inizialmente le loro identità, spiazzando il pubblico ed ottenendo un interessante successo con il primo album, intitolato "Vol. 1", nel 1988. Poco dopo il lancio del disco, arrivò la notizia della morte di Orbison, avvenuta il 6 dicembre del 1988 per un attacco cardiaco, mentre si trovava a casa della madre a riposarsi dopo un tour europeo. Orbison aveva fatto in tempo a registrare l'album "Mystery Girl" (1989), uscito postumo, in cui compaiono Bono, Mike Campbell, e Jeff Lynne, e che contiene uno dei suoi maggiori successi: "You Got It". Caro Roy, ci manca qualcuno che, come te, sappia parlarci al cuore e farci annegare nella nostalgia ma senza indugiare nel pessimismo. La tua voce: ecco quello che ci manca...

"Just runnin' scared each place we go
So afraid that he might show
Yeah, runnin' scared, what would I do
If he came back and wanted you
Just runnin' scared, feelin' low
Runnin' scared, you love him so
Just runnin' scared, afraid to lose
If he came back which one would you choose
Then all at once he was standing there
So sure of himself, his head in the air
My heart was breaking, which one would it be
You turned around and walked away with me."
Roy Orbison - Running Scared

Roy Orbison